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Fosse così, sarebbe anche legittimo. Mesi di allenamento, pioggia, neve, vento, freddo, sveglie alle 5 del mattino, pista alle 21 di sera, medi di 35’ a 3’49″, ripetute, 3×4000, lunghi. La testa che non va più, le gambe che si ribellano, dolori ovunque, ansia, tensione.
Sabato mattina, ore 7.18; torno mestamente a casa. Zoppico, coda tra le gambe, muso lungo, non parlo con nessuno.  Il  piede destro fa le bizze, si ribella. E’ finita, penso. 18’, 3 km. 4 mesi buttati, per tutta la giornata evito di parlare, mi confido solo con pochi, non dico niente a nessuno. Non lo dico a Michele, per non rovinare il suo entusiasmo; lo dico a Elena e a Zaffo, che mi dicono di stare tranquillo. Io tranquillo lo sono, ma perché oramai sono rassegnato. Parto e male che vada mi ritiro. E in autunno mi iscrivo a Torino…
Domenica mattina, sveglia ore 5. Treno ore 6.23. Metro e arrivo a Rho. Pioggerellina e freddo. Nuvole minacciose. Ci cambiamo sotto il parcheggio della Fiera. Mi piace l’ambiente, anche se ce lo godiamo poco. Ci cambiamo, qualche foto, portiamo la borsa e facciamo riscaldamento. Tutto nella speranza che possa servire a qualcosa. Non ho fiducia, sono pessimista; il riscaldamento lo salto, quasi. Entriamo nella gabbia presto. Sale la tensione, sale la fiducia. Comunque vada, sarà un successo; di certo, non mollo. Sono qui, me la gioco fino in fondo.
Via. 3’57” il primo chilometro. Tallono i pacer delle tre ore. Incredibile, sto bene. Molto bene, mi sembra di andare facile, con il freno a mano tirato, non voglio esagerare, è lunga. I km scorrono veloci. Senza accorgermene quasi, lascio la compagnia delle 3 ore e faccio gruppetto davanti. Mi sento bene, sempre in controllo. Mi ripeto di non strafare, è lunga. E poi siamo solo in periferia, ancora deve arrivare la vera Milano, i palazzi, il pubblico, i lastroni e i binari del tram. La compagnia del gruppetto è ottima, si ride e si scherza. Non sarà così per sempre, immagino. Arriviamo in Milano, si inizia a sentire il pubblico.
Passo alle mezza in 1:29’. Perfetto, sto da Dio, il piede sta li buono, buono, nessun dolore o allarme. Oramai manca poco e sarò al 24° km, dove mi attendono Tommi, Gio e Ale. Non so come, ma allungo. Quasi senza accorgermene, me ne vado, in progressione. Prendo i gel da Tommi, che puntualmente perdo (grazie al cielo percorriamo avanti ed indietro Via Pisani!).
Si sente il vento, ma supero i Bastioni di Porta Venezia di slancio, passo Viale Bianca Maria e torno indietro come se nulla fosse. Mi fa compagnia una donna, che tutti incitano. Le dico di starmi dietro, al coperto dal vento. Finché ne ha, mi segue. Arriviamo in Piazza San Babila, raggiungo tanta gente. Qualcuno già inizia a pagare la partenza lanciata. Beato me, che ho già 4 maratone alle spalle e un pochino di esperienza. Sono ancora in spinta, passo Piazza del Duomo e Piazza della Scala. Recupero ancora posizioni. Il passo segnato dal GPS scende da 4’11” a 4’10”. Bene così, finché ne ho, devo spingere. Per soffrire c’è ancora tempo. La parte dura comincia ora.
30° km: sto ancora bene, rapidamente faccio il punto della situazione. Sono solo, mi porto appresso un omino piccolino; mi è sempre attaccato, non si scrolla di dosso. Mi tocca anche dentro con i piedi, rischiando di farmi inciampare. Non so come insultarlo, da quello che ho capito non è italiano. Ma già me lo immagino superarmi al traguardo, dopo che ho tirato tutto il tempo e l’ho coperto dal vento.
32° km: in teoria i nostri supporters dovrebbe essere anche qua. Nulla, non si vedono. No problema, di gel ne ho ancora. Supero Dario, altro noto blogger, piuttosto affaticato, ma non ha nessuna intenzione di mollare. Ci scambiamo un incitamento.
33° km: cambio della staffetta, vedo che si riscalda l’oro olimpico Stefano Baldini. Gli do il cinque. Mi da una bella carica, ma inizio ad accusare un pochino la fatica. L’omino, la mia ombra, mi è sempre alle calcagna. Sempre incollato.
38°:Il vento fa cadere una transenna proprio quando passo io. La evito con difficoltà e vado avanti. Tempo qualche metro e il mio amico tallonatore mi supera. Mi dice di seguirlo. Mannaggia a te, se avessi ancora qualcosa in corpo te la farai vedere io…
39° e 40°: Eccolo, Corso Sempione. Fatto al 20° può essere fastidioso e noioso, ma con freschezza lo superi; al 40° vorresti morire. Butto giù la testa, penso alla fatica, a tutti i km fatti in questi mesi di allenamento, al freddo patito alla Stramilano, alla neve e ai geloni alle mani ed ai piedi di Busseto. Fatico incredibilmente, ma ci sono. Resisto.
41° e 42°: Ci siamo. Aggiriamo Parco Sempione, rettilineo e curva a destra. Manca un niente. Spingo fino ai crampi. Sono sotto (e cotto!), e anche alla grande. Manca un niente, una curva, pochi metri.

200, 150, 100, 50…42.195°: 2:58’14”! O in Real time, 2:58’ puliti. Se non fosse che sto per svenire, tutto bene! Mi rendo conto di aver fatto una cosa incredibile! Un sacco di pensieri per la testa; i sacrifici, la dieta, le rinunce, le levatacce e il letto alle 22. Sono serviti a qualcosa, dal primo all’ultimo.
Samuele, Roberto e Alessia mi festeggiano. Non vedo l’ora di stendermi. Mi tolgo le scarpe. Mi commuovo, mi lascio andare, non mi interessa. E’ il mio momento, l’ho atteso. Diversamente da Firenze, dove sinceramente non sapevo cosa aspettarmi, qua avevo un solo obiettivo, infrangere il muro delle 3 ore. Ci sono riuscito, e al primo tentativo. Non voglio più correre maratone, se ne riparlerà l’anno prossimo, forse. Solo mezze e 10 km.
Arriva Michele, soddisfatto. E te credo! Mi rivedo in lui, la sua storia assomiglia alla mia in novembre.
Arriva anche Tommi, che forse soffre più di noi lo stop forzato causa infortunio. Non so quanto vorrebbe essere al nostro posto…
Stupendo, meraviglioso. Passa la stanchezza. Sono un po’ più lucido. Non ci sto più dentro! Chiamo Elena, che per prudenza ho lasciato a casa. Fallire sotto i suoi occhi non sarebbe stato il massimo.
A casa tutti conoscono già il mio risultato. in famiglia già conoscevano il mio risultato. Chiamo mio cugino, anche lui già a conoscenza. Per una volta non mi dice che sono stato scarso! Ma è già pronto a sfidarmi ed a sopravanzarmi nella Maxi classifica.
Arrosto (con birra Stelvio, finalmente).Divano, Roubaix ( Cancellara invincibile), gelato, aperitivo, pizza. Tutto quanto meritato. Tutto con la medaglia al collo.
Milano mi ha regalato la più bella giornata sportiva della mia vita. Tempo ideale, percorso veloce e divertente. Tanta gente a fare il tifo. Tanti colori, amici sulle strade, calore. L’arrivo in Piazza Castello, tra due ali di folla. Le lacrime, la fatica, il sudore.
Grazie a tutti, di cuore. A chi mi ha sopportato, e che tante volte si è sentita dire “no, devo correre” oppure “sono stanco, andiamo a casa”; a chi mi ha sostenuto, e sempre mi ha spinto a dare di più. A chi si è allenato sempre con me, quasi in simbiosi, aiutandoci a vicenda a non mollare; a chi non c’è più, ma che porto tatuato sulla pelle sempre di fianco a me; a chi in questi periodi ho trascurato, ma che so che sotto sotto non si è mai sentito in disparte; a chi ha creduto in me, più di quanto possa aver fatto io.
Dedica speciale alla Decafamily Pieve Fissiraga, che mi ha regalato un  lunedì mattina da leone! Siete speciali!
“L’ultima, stop, per quest’anno non ne voglio più sapere!” . Troppa fatica nel scendere e salire la scale. Ma quella passa, e la voglia di migliorarsi resta. Inizio a pensare dove posso limare i secondi. Dicono che Torino sia veloce…