You are now being logged in using your Facebook credentials
padova arrivo vista piazza2013Semel abbas semper abbas (Chi è stato una volta abate, rimane abate per sempre). Forse una regola benedettina, utilizzata in origine per indicare che la dignità di abate ha carattere indelebile ed eterno, così com’è perpetuo il sacramento dell’ordinazione sacerdotale, e che trova ora applicazione in campi completamente diversi. Non a caso chi è stato onorevole una volta, lo è per sempre, tant’è che gode d’un congruo vitalizio, e che ci sono titoli che restano appiccicati per tutta una vita.
In senso estensivo, la locuzione è per lo più impiegata per designare quei mestieri che lasciano traccia ineliminabile nel carattere o per qualsiasi altra attività che porta a similari scompensi. Ognuno, in definitiva, è incline a subire dei condizionamenti che, per quanto mi riguarda, sono derivati principalmente dagli studi compiuti. Gli studi classici al liceo mi fanno tuttora credere che non ci sia migliore pratica della grammatica; quelli successivi di statistica che nella vita tutto sia relativo.
Anche quando, a seguito d’un tragico avvenimento, rimasi folgorato sulla strada per Damasco ed indossai, ormai in là con gli anni, per la prima volta un paio di scarpe da corsa, il mio approccio fu il solito: cercare di saperne il più possibile sulla maratona e sugli allenamenti necessari per portarla a termine, quasi prima ancora d’iniziare a zampettare per gli argini patavini.
Perché ve ne parlo? per il semplice motivo che la maratona di Padova fu il primo mio obiettivo podistico da perseguire. Non sapevo quale fatica comportasse il correre; né quali fossero le doti indispensabili per farlo per tanti chilometri di seguito, ma m’era nata questa aspirazione: partecipare a quella maratona che quel telone svolazzante mi pubblicizzava quotidianamente sul cammino che mi portava al posto di lavoro.
Erano da poco passate le feste natalizie e la maratona era fissata per il successivo 27 aprile. Passai il restante mese di gennaio a documentarmi e, in breve, soglia aerobica, muro, ritmo medio, fartlek non furono più dei termini sconosciuti; poi divertendomi un mondo — da statistico non poteva essere diversamente — mi costruii una tabella d’allenamento. Tuttavia, proprio in forza del fatto che tutto è relativo, non mi ci volle molto per capire che i lavori di velocità non facevano per me (rendevano stressante un’attività altrimenti condotta per divertimento) e che mi annoiavo a correre da solo, oltre le due ore. Abolii così ripetute e lunghissimi, salvo che, in quest’ultimo caso, non avessi trovato un po’ di compagnia.
Non la tirerò troppo per le lunghe, sarà sufficiente riferire che quelle quindici settimane furono le più intense della mia vita podistica. Ogni giorno regalava una nuova scoperta, ed una nuova sensazione da custodire nel cassetto dei ricordi; le ansie nascevano e morivano, nello spazio d’un attimo, per poi riproporsi il momento successivo: magari, sul più bello, mi faccio male oppure crollo al trentesimo o, peggio ancora, magari ci lascio le strazze. Questi i timori ricorrenti.
Il giorno prima del cimento salutai la mia nipotina prediletta che mi guardò quasi fosse l’ultima volta, ed anche gli sguardi preoccupati degli altri parenti non denotavano grande fiducia nelle mie doti di fondo. Persino io avevo il limitato scopo di arrivare alla meta, possibilmente vivo. Così me la presi comoda e lemme lemme percorsi tutto il tragitto sino al traguardo. Non ho mai fatto peggio eppure non ho provato più la stessa soddisfazione e felicità per la mia prestazione.
Quando si dice che la prima volta non si scorda mai.
Ma sicuramente rimasi compiaciuto anche perché la maratona di Padova era organizzata in maniera impeccabile, tanto da avere pochi eguali. Pure l’anno successivo ebbi le medesime buone sensazioni. Domenica scorsa l’ho ritrovata dopo un paio d’anni di lontananza ed ho scoperto che s’è omologata in parte all’andazzo mercantile ormai per lo più imperante. Il segno evidente l’ho avuto al ritiro del pacco gara: sebbene fosse il primo pomeriggio del sabato, c’erano disponibili solo le magliette che, se indossate, sembra che ci sei cresciuto dentro o che le adoperi in attesa di germogliare. La taglia più usuale era già andata esaurita. Naturalmente erano spiacenti.
La solita solfa abitualmente somministrata nella maggior parte delle maratone. Né più, ne meno.
Per sgomberare il campo da possibili malintesi — soprattutto a beneficio degli eventuali fiancheggiatori degli organizzatori, sempre pronti a insorgere con fervore degno di miglior causa al minimo cenno di protesta da parte degli irriguardosi maratoneti — premetto che la maglietta in sé stessa conta nulla, giacché trovo parimenti gratificante farne dono a qualche amico di stazza diversa dalla mia. Conta però il principio: una scusa così dozzinale non dovrebbe far parte d’un mondo che, almeno a parole, pone la lealtà ed il rispetto a pilastri. Se possibile, sarebbe il caso di lasciare simili manfrine ad altri ambienti, e ci guadagneremmo. Non fosse altro che per una questione di buongusto.
D’altra parte è ormai chiaro a tutti che, aparte rare eccezioni, il pacco gara è un ammasso di fondi di magazzino e di oggetti utili solo a fare quantità, e che la crisi del momento ha incentivato ancor più la pratica del raschiare il fondo del badile. Per questo sarebbe forse il caso di trovare soluzioni alternative e di uscire dai soliti schemi, mandando in pensione un qualcosa che alimenta solamente inutili polemiche e lamentele.
Ma anche su altri piccoli aspetti non si sono mantenuti i buoni standard passati. Più d’uno, pare, s’è visto assegnare pettorali sbagliati e non pochi hanno trovato caotico — e in più di stimolo a qualche gherminella — quell’improvviso intersecarsi di chi partecipava alla maratona con chi era impegnato nella mezza. Pure le navette forse erano in numero inferiore al passato, almeno questa era l’impressione vedendo la massa dei podisti che non trovava posto a sedere.
Il resto è stato condotto con usuale professionalità: ristori ben posizionati; volontari bravissimi, percorso costantemente in sicurezza, a parte sparuti accompagnatori che in bicicletta creavano qualche disagio.
Pure le classifiche sono state compilate con maggiore trasparenza e contengono così maggiori informazioni rispetto al solito: è riportato perfino l’anno di nascita dei partecipanti, chi s’è ritirati, chi è stato squalificato e chi ha fatto il tesseramento giornaliero. Tutte informazioni statisticamente utili.
Il percorso piatto e quasi privo di curve ha consentito poi a circa il 20% dei 1732 partecipanti di battere il proprio record personale. In definitiva, i più sono tornati a casa contenti, e di questi tempi non è certo poco. Si spera che sia rimasta soddisfatta anche la cagnolina Stella arrivata al traguardo dopo 4:35:07 e classificata, al pari d’un qualsiasi altro podista, nella graduatoria ufficiale.
Passando alle classifiche, sebbene rare siano state le prestazioni di rilievo, i riscontri cronometrici sono risultati diffusamente di discreta qualità, a cominciare dagli assoluti. In questa categoria l’hanno fatta da padroni il brasiliano Roberto Paulo Paula (2:13:00) e la marocchina Hanane Janat (2:36:18); buoni i risultati anche dei nostri connazionali Domenico Ricatti e Giovanni Gualdi che si sono tenuti sotto le 2h16’. Curioso che per quest’ultimo la classifica riporti i dati dell’omonimo junior del team ABC Progetto Azzurri, che gareggia nel lancio del martello, e non quelli corretti del maratoneta (se si utilizzassero gli identificativi, simili errori non sarebbero possibili). Nelle categorie dei trentacinquenni hanno poi prevalso Matteo Arruzzoli, che con 2:36:25 ha ottenuto il suo personale, e Federica Poesini, espressasi con un per lei usuale 3:03:20.
Nella categoria MM40 Tiziano Rosati ha avuto la meglio con largo margine in virtù d’un buon 2:39:34 mentre tra le MF40 s’è imposta l’esordiente Anna Pedevilla con un promettente 3:11:24. Ulisse Damo ha primeggiato tra gli MM45 con un pregevole 2:39:49, che gli è valso il record personale; personale anche per Flavia Zanoni alla quale è bastato un appena discreto 3:21:55 per mettere d’accordo le coetanee della MF45.
Tra gli MM50 Antonello Galli ha tenuto a debita distanza gli avversari con un 2:51:33 di scarso rilievo, mentre tra le MF50 Antonella Feltrin ha sbaragliato la concorrenza con un ottimo 3:22:53. Il campione italiano di categoria, Virginio Trentin, ha maramaldeggiato tra i cinquantacinquenni ottenendo con un ragguardevole 2:40:03 la migliore prestazione stagionale della sua classe d’età; tra le MF55 Giovanna Dossena non s’è dovuta invece superare per regolare le coetanee in 3:44:46.
Mario Giudici, più uso a cimentarsi nelle distanze brevi del fondo, ha vinto tra gli MM60 in 3:23:32, migliorando di quasi 23 minuti il suo personale; a Gilda Genova è invece stato sufficiente un usuale 4:05:02 per prevalere tra le MF60. Nella categoria MM65 buona prestazione di Franco Boarini che con 3:27:22 ha avuto ragione degli avversari, imitato nella categoria MF65 da Laura Baccega vincitrice con il tempo di 5:12:06.
Strepitosa prestazione di Francesco Paolo Lazzara che ha demolito con il tempo di 3:17:08 il record stagionale degli MM70, mentre nelle categorie superiori MM75 e MM80 si sono imposti rispettivamente Massimiliano Capitanio ed Andreano Marchini in 4:40:41 e 6:22:06.
Nelle categorie amatori hanno infine primeggiato Luca Piergiovanni (2:39:37) e Elena Bortolato (3:13:26).
Ecco in conclusione la tabella riepilogativa dei vincitori della maratona di Sant’Antonio.
Categoria

Cognome

Nome

Anno

Società

Tempo reale

Assoluti M

Paula

Roberto Paulo

1979

Brasile 

02:13:00

Assoluti F

Janat

Hanane

1983

Marocco

02:36:18

MM35

Arruzzoli

Matteo

1976

Atl. Piacenza

02:36:25

MF35

Poesini

Federica

1976

Marathon Club Città di Castello

03:03:20

MM40

Rosati

Tiziano

1973

G.A. Assindustria Rovigo

02:39:34

MF40

Pedevilla

Anna

1973

Suedtiroler Laufverein Amateur

03:11:24

MM45

Damo

Ulisse

1967

Spotorni Run

02:39:49

MF45

Zanoni

Flavia

1968

Atletica Ponzano

03:21:55

MM50

Galli

Antonello

1961

Amatori Lecco

02:51:33

MF50

Feltrin

Antonella

1963

Nuova Atletica Roncade

03:22:53

MM55

Trentin

Virginio

1954

Idealdor Libertas S. Biagio

02:40:03

MF55

Dossena

Giovanna

1956

Soresina Running Club

03:44:46

MM60

Giudici

Mario

1952

Atl. Rovellasca

03:23:32

MF60

Genova

Gilda

1951

Polisportiva team Termoli

04:05:02

MM65

Boarini

Franco

1944

Atl. Gnarro Jet Mattei

03:27:22

MF65

Baccega

Laura

1948

 

05:12:06

MM70

Lazzara

Francesco Paolo

1943

A.S.D. Marathon Club Sciacca

03:17:08

MM75

Capitanio

Massimiliano

1935

Atl. Vicentina

04:40:41

MM80

Marchini

Andreano

1932

A.S.D. Pod. Valle Infernotto

06:22:06

TM

Piergiovanni

Luca

1983

A.S.D. Atl. Val Tavo

02:39:37

TF

Bortolato

Elena

1979

Brema Running Team

03:13:26