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A chi ama la storia antica, Ravenna fa venire alla mente il bagliore diffuso del crepuscolo. Gli ultimi lampi d’un mondo, una volta invincibile e splendido, ormai in agonia e quasi in attesa d’essere inesorabilmente spazzato via dall’oscurità del Medioevo.
Proprio per i ricordi storici evocati, la maratona della bella città romagnola rappresentava una delle mie mete podistiche obbligate che, almeno nella circostanza, domenica scorsa sono riuscito a raggiungere con soddisfazione, sia pure senza il conforto della prestazione: ho concluso lemme lemme, con le gambe in croce e a capo chino per non guardare l’impietoso cronometro.
Soddisfatti invece gli organizzatori, non fosse altro che per i riscontri numerici che hanno portato la maratona a superare abbondantemente la soglia dei seicento classificati, cosa che non avveniva dal lontano 2005. Per la precisione sono stati in 657 a tagliare lo striscione del traguardo e di questi ben 92 rappresentanti del gentil sesso, con un’incidenza del 14,00% che rappresenta il record per la manifestazione ravennate. Rispetto all’edizione dello scorso anno s’è potuto poi constatare un aumento di 150 unità in valore assoluto ed un incremento percentuale del 29,59%; il settore femminile, in particolare, ha visto aumentare le classificate di oltre il 53% (32 in valore assoluto).
In un periodo di conclamata crisi, sono cifre che in un certo qual modo confortano, in attesa di verificare quale sarà la tenuta delle manifestazioni di maggior spessore quali, ad esempio, Torino, Firenze e Reggio Emilia. Per un certo verso stupiscono anche, se si pensa che in genere affiancare competizioni di contorno, come la maratonina o la 30 km, comporta quasi sempre un’erosione delle presenze nella gara principale, cosa in questo caso non avvenuta.
Anche da un punto di vista organizzativo si sono avute risposte confortanti e, come al solito, s’è palesato del tutto apprezzabile l’apporto dei volontari e di chi presidiava gli incroci ed i passaggi più a rischio. Graziosa e fuori dai soliti schemi la medaglia che merita un posto di riguardo tra gli oggetti conservati in ricordo delle avventure podistiche affrontate. In definitiva una bella manifestazione che, ritengo, abbia le potenzialità per ambire ad un salto di qualità, sempre che possa contare sui necessari appoggi politici ed economici e se vorrà colmare alcune non gravi lacune.
Ad esempio, la partenza concomitante con la 30 km ha creato qualche piccolo imbarazzo, nell’avvio, per la presenza di due cancelli che costituivono degli improvvisi e non graditi imbuti, e, nei chilometri iniziali, per l’assembramento creatosi nei primi due ristori che ha costretto alcuni podisti a doversi dissetare in maniera alquanto problematica o, addirittura, a rinunciarvi.
Il finale di gara — per altro bellissimo da un punto di vista architettonico, perché attraversa il centro cittadino — oltre a non essere indicato per una gara che voglia puntare al tempo per la presenza di sampietrini, di pavimentazione in genere sconnessa e di frequenti curve ad angolo retto, comporta uno spreco mentale non banale in quanto in alcuni tratti si era costretti a correre quasi frammisti agli occasionali passanti e bisognava stare letteralmente attenti alla direzione da prendere. Nulla di sconvolgente, si badi bene, ma un contesto che comunque metteva in leggera agitazione, sebbene la cittadinanza, che poco faceva caso a noi podisti, condividesse il ristretto spazio stradale con la correttezza e l’educazione che le sono usuali.
Molti i premi destinati ai master anche se, a differenza di quanto era riportato nel regolamento che parlava genericamente di categorie master, e quindi lasciava presagire che fossero quelle FIDAL, esse erano definite in maniera completamente diversa e non coprivano neppure la metà di quelle ufficiali. D’altra parte se la FIDAL approva tutto, non è certo colpa degli organizzatori. Tuttavia una domanda sorge spontanea: i regolamenti delle manifestazioni vengono effettivamente controllati dai funzionari FIDAL?
Non ricordo quale bravo cronista di Podisti.Net, parafrasando Cronin, lamentasse che la FIDAL, come le stelle, stesse sempre lì a guardare. Parrebbe, invece, che a volte non guardi nemmeno oppure che volga gli occhi subito dopo altrove.
Sicché anche per Ravenna ci si deve accontentare delle solite classifiche lacunose ed della mancanza totale degli elenchi degli iscritti. Un’altra domanda sorge anch’essa spontanea, come mai, trattandosi di gare ufficiali del calendario FIDAL, non è previsto che le ditte di cronometraggio forniscano in automatico le classifiche complete alla FIDAL per la pubblicazione sul sito nazionale o su quelli regionali? Delle due, l’una. O sono le ditte che non danno le classifiche complete alla FIDAL — e in questo caso è alquanto strano che l’istituzione non faccia nulla per modificare tale stato di cose — oppure è la FIDAL che trascura di richiederle e di pubblicizzarle contravvenendo così, a mio modo di vedere, ad un espresso compito istituzionale.
Oltre a Cronin verrebbe a questo punto quasi voglia di scomodare Shakespeare: — Bruto, tu dormi, svegliati!
Esaurita l’esortazione che naufragherà nel nulla, come tutte quelle che l’hanno preceduta, ma che non rimarrà se necessario l’ultima, passiamo agli aspetti agonistici.
Un po’ a causa del tracciato poco scorrevole nella parte finale, e soprattutto per colpa d’un forte vento contrario che ha mandato in crisi lo stesso vincitore, i contenuti tecnici della manifestazione sono risultati diffusamente mediocri. Nella gara maschile s’è infatti imposto il keniano Nicodemus Biwott (ASD Farnese vini Pescara) con un dozzinale 2:28:03, utile comunque a contenere la rimonta finale del lituano Renars Roze (2:28:43) ed a tenere a debita distanza Marco Serasini (ASD Tosco-Romagnola), terzo in 2:38:13. Ancor più modesta la gara femminile dominata da Barbara Cimmarusti (Atletica Futura ASD) in 3:07:14, davanti a Simonetta Lazzarotto (ASD Atletica Iron Gym) ed a Maida Del Zotto (G.P. Livenza Sacile), che hanno rispettivamente chiuso in 3:12:25 ed in 3:13:41.
Nessuna prestazione di rilievo anche tra i master, se si fa eccezione per Diana Schenone (ASD Peralto Genova), che ha dominato tra le MF65 con un ottimo 4:00:12, e Marino Sgariglia (Pod. Valtenna), vincitore nella categoria MM70 in 3:52:42; sufficiente anche il crono di 3:16:52 con cui Francesco Schisano (ASD Albatros Roma) s’è imposto nella categoria MM60.
La tabella che segue riporta in conclusione i vincitori di tutte le categorie FIDAL che, in buona parte, differiscono dai premiati effettivi, visto l’utilizzo di categorie diverse da quelle vigenti.


Categoria

Cognome

Nome

Anno

Società

Tempo eff.

Assoluti M

Biwott

Nicodemus

1980

KEN – Farnese vini PE

02:28:08

Assoluti F

Cimmarusti

Barbara

1971

Atl. Futura ASD

03:07:14

MM35

Serasini

Marco

1978

ASD Tosco-Romagnola

02:38:12

MF35

Placci

Aurora

1975

Finlandia

03:23:48

MM40

Severi

Alan

1970

 

02:42:09

MF40

Cimmarusti

Barbara

1971

Atl. Futura ASD

03:07:14

MM45

Di Giorgio

Andrea

1967

Surfing Shop Running

02:53:36

MF45

Fraternali

Margherita

1967

Avis Aido Urbini

03:25:09

MM50

Burlotti

Giorgio

1959

Atl. Rebo Gussago

03:02:44

MF50

Spataro

Cinzia

1962

Avis Mob. Lattanzi

03:44:00

MM55

Versari

Valerio

1957

Pod. Cerverese

03:06:47

MF55

Casadei

Maria Antonietta

1954

Avis Forlì

04:01:10

MM60

Schisano

Francesco

1953

ASD Albatros Roma

03:16:52

MF60

Koncsik

Ibolya

1953

HUN

05:33:33

MM65

Baraldi

Fausto

1947

Pol. Dil. Sanrafel

03:46:22

MF65

Schenone

Diana

1948

ASD Peralto Genova

04:00:12

MM70

Sgariglia

Marino

1940

Pod. Valtenna

03:52:42