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russi maratona2016Russi, una maratona all’antica

La maratona più anziana del calendario nazionale (dopo il Mugello), pur subendo la concorrenza della maratona di Milano, ma beneficiando dell’assegnazione del titolo nazionale Uisp, aumenta i classificati all’incirca di un 5% (649 contro 618 del 2015). Quasi un centinaio di iscritti non è partita, e – per curiosità – ci sono anche tre squalificati. Il tempo massimo di 6 ore ha tuttavia concesso un quarto d’ora supplementare agli ultimi (non a chi era partito 3 ore prima, però).

Vedremo quest’altro anno, se davvero le modifiche regolamentari proposte o imposte dalla Fidal riusciranno a ridurre questi numeri. A scanso di guai futuri, a Russi ci sono andato adesso, indicando la mia tessera Uisp e non la Fidal (che pure possiedo): per la quarta volta dopo tre partecipazioni nel 1994, 96, 97. Siccome nel ’94 ci avevo fatto il record personale (che ormai non mi sogno più di battere), e in coscienza da allora mi chiedo se quel percorso era canonico come lunghezza, quest’anno ero munito di Garmin e… altrocché canonico! Il mio Gps dà 42,490 e risulta il più avaro di tutti i colleghi che ho consultato all’arrivo, le cui misurazioni oscillano tra 42,8 e 42,9.

A distanza di vent’anni non ricordo più se il percorso degli anni Novanta era assolutamente identico: certamente uguali i primi 25 e gli ultimi 13-14 km, compreso il lungo tratto, parzialmente sterrato, sull’argine del Lamone. Forse l’attraversamento di Bagnacavallo, attorno ai km 26-29, il più bello paesaggisticamente perché ci ha fatto vedere tutte le bellezze architettoniche locali, mi è parso più aggrovigliato, e oltre tutto difficilotto per il pavè e i continui cambi di direzione con curve strette a 90 gradi, e può aver prodotto buona parte dell’eccedenza. Ma già alla prima metà registravo in media quasi 10 metri in più ogni km, tant’è vero che la cosiddetta mezza a me è risultata di 21,250.

Comunque, la distanza è uguale per tutti (salvo eventuali tagliatori, favoriti dall’assenza totale di tappetini chip oltre a quello identico della partenza e arrivo). Mi dicono che i giudici  lungo il percorso hanno controllato solo i primi tre… Insomma, coi sospetti ultimamente avanzati anche da Michele Rizzitelli, qualche rilevamento in più non guasterebbe.

È vero che questa di Russi è una maratona ruspante, nata in terra d Romagna soprattutto per i corridori locali, e che delle maratone antiche ha conservato i lunghi tratti in campagna, per strade piene di curve, tra lo starnazzare delle oche e il razzolare del pollame; con qualche crepa nell’asfalto e contorno di fossi e “canale” (femminile plurale); e gli attraversamenti di paesoni coi loro mercati, e i campanili che scandiscono le ore. Non è chiusa al traffico, anche se gli incroci sono stati presidiati ottimamente, e in particolare il passaggio per Bagnacavallo è stato presidiato da almeno 30-40 fra vigili e volontari (con una delimitazione della nostra corsia ottenuta anche tramite… spugne!).

A proposito di spugne, col pettorale ne era data una sola, fin troppo grossa, intendendo con questo che non ne avremmo trovate lungo il percorso: poi in realtà ho visto addetti mettere nelle vaschette anche spugne supplementari (non riciclate!). I punti di ristoro e spugnaggio non erano proprio alle distanze precise, ma spesso un km prima o dopo; e quando arrivavo io (che pure al traguardo ne ho avuti più di cento dietro), spesso era rimasto solo uno-spicchio-uno di arancia con gli immancabili pane e marmellata. La prima banana l’ho trovata al km 30; abbondantissimi invece l’acqua, il tè e i sali minerali. Incredibilmente calde le docce anche dopo cinque ore (va detto che non c’erano molti frequentatori).

Buon pacco gara, comprensivo di un’artistica stampa incorniciata (cui si poteva rinunciare ottenendo lo sconto di 13 euro sull’iscrizione!); pure “d’arte” è la medaglia in ceramica. Presente pure una notevole quantità di bustine della Phyto Garda, dagli integratori alle creme per la pelle e per i malanni podistici e perfino per le flatulenze intestinali; e naturalmente una maglietta appositamente stampata.

Credo che si possa restare soddisfatti di questo salutare tuffo in un passato che tra poco temo non ci sarà più.