3.719 arrivati, l’ultimo in 6 ore 42 minuti, ben oltre le 6 ore del Tempo limite. Cosa che denota, al di là delle regole scritte, un’attenzione verso gli ultimi della classe. Con buona pace dei fautori del rigore, di coloro cioè che auspicano un’Organizzazione che, allo scadere del Tempo limite, faccia cadere dall’alto una barriera che impedisca ai ritardatari di tagliare il traguardo.
Anche Roma è sulla stessa lunghezza d’onda. Ecco il commento di Re Giorgio Calcaterra: “Presentazione stampa alla Maratona di Roma. Un evento magnifico. Il presidente della Maratona, Enrico Castrucci, ha detto la frase per me più bella: abbiamo aumentato il Tempo massimo (7ore e 30) perché la maratona deve essere per tutti! W la Maratona”.
È la quinta volta che corro Milano, l’ultima nel 2008. Ricordavo una Milano rabbiosa, strombazzamenti e parolacce. Gli incroci erano inferni danteschi, code di automobilisti inferociti, urla contro maratoneti e vigili, insulti nei confronti delle autorità che, acconsentendo allo svolgimento della maratona, provocavano ingorghi dell’altro mondo. Gli automobilisti infierivano: ma và a durmì… va a ciapà i ratt… va föra di pè... Mi imponevo di non prendermela (mangia, bev e caga e lassa che la vaga) e correvo con i tappini “ear” ben ficcati all’interno dei padiglioni auricolari al fine di diminuire, almeno in parte, l’inquinamento acustico. Si chiamava ancora Milano City Marathon per scimmiottare la ben più blasonata New York City Marathon.
Avevo giurato che, a Milano, mai più.
Ma negli anni, Milano è cambiata. L’Expo, tanto criticata inizialmente, è stata la grande opportunità, la molla per un restyling profondo. Sono stati riqualificati interi quartieri, fra cui Porta Ticinese (*), Porta Nuova, Garibaldi, Isola e Varesine. Insieme all’area Portello della vecchia Fiera e dello stabilimento dell’Alfa Romeo, Milano è oggi uno dei più grandi cantieri d'Europa che, con i nuovi edifici per uffici e residenziali disegnati dalle "archistar" Arata Isozaki, Daniel Libeskind e l’irachena naturalizzata britannica Zaha Hadid (da poco prematuramente deceduta), con i prestigiosi business center, aree verdi, piste ciclabili e zone pedonalizzate, sta profondamente modificando lo Skyline della città.
Milano, dal punto di vista economico la città più importante d’Italia, è diventata oggi anche una delle più belle e vivibili.
Le tre Torri attualmente in costruzione: Torre Isozaki, soprannominata “Il Dritto”, alta 207 m. Torre Hadid, “Lo Storto” per via del suo dinamico movimento di torsione, alta 175 m. Torre Libeskind, detta “Il Curvo”, alta 160 m.
Con partenza e arrivo ai bastioni di Porta Venezia, il tracciato attraversa molte delle zone centrali. Un percorso turistico che offre al maratoneta non distratto la preziosa occasione per ammirare non solo il centro storico ma anche i grattacieli e le lussuose infrastrutture dei nuovi quartieri. L’ambiente circostante non è forse essenziale per gli atleti concentrati sul risultato cronometrico, ma lo è per tutti coloro che amano correre guardandosi intorno.
Intorno al 21^ km, in viale Federico Caprilli, un lungo stop per fotografare svariate opere della Street Art dipinte sulla recinzione dell’ippodromo, la maggior parte con il tema del cavallo. Opere che spesso sono il trampolino di lancio di writers che diventeranno famosi. Vedere la galleria fotografica allegata.
Quest’anno tutto è filato liscio come l’olio, ristori abbondanti e logistica perfetta, compreso il Marathon Village, allestito all’interno del nuovo Palazzo Lombardia. Non ho trovato pecche degne di nota, se non qualche auto incolonnata in periferia col motore acceso: niente, rispetto al traffico rombante di qualche anno fa. Dopo le prime edizioni che avevano provocato critiche e malumori, la Milano Marathon è ormai avviata a diventare una delle maratone europee più prestigiose.
(*) In un’edizione invernale di una decina di anni fa, il tracciato della Milano City Marathon passava per Porta Ticinese (Porta Cicca) e costeggiava il Naviglio fino all’estrema periferia. Correre d’inverno lungo il Naviglio non era ideale, perché c’era nebbia e l’acqua inquinata diffondeva nell’ambiente odori anche nauseabondi. Oggi è tutto diverso. Le acque sono limpide e Porta Cicca è stata sapientemente ristrutturata, diventando zona di pregio e luogo di passeggio dei milanesi durante il weekend. Sarebbe auspicabile che in una delle prossime edizioni la Milano Marathon tornasse da queste parti.
Un po’ fuori tema, il testo di una struggente canzone di Ivan della Mea, “La Canzon del Navili”, composta nella Milano degli anni 70, quando nel quartiere Ticinese i residenti abitavano in povere case di ringhiera.
Ivan della Mea. La Canzon del Navili
Quand s’eri giovin lavoravi chì sora al Navili, des or al dì me son sposaa e’l viagg de nozz m'è toccaa fall sora sto foss Gh'è chi dis che l'è bella quest'acqua marscia sto scarich publich de cess, de roera ma mi quand ‘riva giò la sira me senti el stomech bell e saraa E adess che son vecc, pian de malann g'ho an'mò de falla sta vita de can cont el barcon e pien de rabbia a caregà sabbia sora’l Tisin Gh'è chi dis che l'è bella quest'aqua marscia sto scarich publich de cess, de roera ma mi quand ‘riva giò la sira me senti el stomech bell e saraa Però la storia l'è minga finida sora’l Navili gh'è n'altra vita dal bel Tisìn a Porta Cines dì sora dì e mes su mes Gh'è Giovann el me fioeu, la mia speranza giamò finida, giamò brusada gh'è chi dis che l'è bella st'acqua marscia impestada, gh'è chi dis che l'è bella, ma a mi me pias no |
Per leggere l’articolo corredato di video e foto sul sito del Club Super Mararathon Italia: aprire il seguente link: http://www.clubsupermarathon.it/maratone/2927-nona-fatica-14-milano-marathon-milano-la-bella.html
Per aprire la galleria fotografica (circa 400 foto): http://www.clubsupermarathon.it/milano-marathon-03-04-2016.html