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Domenica scorsa si è disputata la “Maratona del Lamone”, con partenza e arrivo a Russi, tranquillo ed antichissimo paese della provincia di Ravenna. Anche la competizione, giunta alla sua 40^ edizione, è tra le più “antiche” d’Italia e, benché sia una “minore”, ha visto 650 arrivati e pare non aver per nulla risentito della concomitanza con Milano.

 

Il tragitto si dipanava nel territorio della Bassa Romagna, lungo alcune frazioni dei comuni di Russi, Ravenna e Bagnacavallo, i cui luoghi, intrisi di passato, parevano comunicarci le loro vicende, composte da un sovrapporsi di più o meno lontane e diverse epoche storiche. Degno di nota, l’attraversamento della deliziosa e seducente Bagnacavallo.

 

Il percorso, totalmente piatto, fatto salvo che per un cavalcavia ed un paio di viadotti, la annovera tra le maratone cosiddette “veloci”, anche se personalmente la patisco ogni volta, proprio perché non consente ossigenanti cambi di ritmo.

 

Ho preferito presentarmi al via di questa gara, anziché di quella di Milano, con l’intento di evadere dal quotidiano e dal metropolitano: sognavo spazi, silenzi, natura e non auto, smog, persone stressate o isteriche lungo la mia via. In parte sono stata accontentata, ma purtroppo ho risentito dell’apertura al traffico nei centri abitati, in particolare del passaggio di alcune autovetture che, noncuranti della corsa, sfrecciavano al nostro fianco, scostando poderosamente l’aria che ci circondava. I più sfortunati, sono stati inoltre costretti ad una sosta forzata non prevista, allorché il passaggio a livello si è abbassato dinanzi improvvisamente, bloccando loro il cammino.

 

I tratti lontano dai paesi mi hanno invece ampiamente ripagato, sia nell’occhio che nello spirito: villette ed antichi poderi restaurati davano un tocco di eleganza alla campagna; vecchie cascine e fattorie dotate di recinti, che accoglievano animali domestici di ogni sorta, e bambini in abiti leggeri, che ci salutavano con ampi sorrisi, rassicuravano il nostro passaggio; il verde a perdita d’occhio in alcuni punti, interrotto soltanto dalla strada che falciava i campi in due, ma senza deturpare il paesaggio, era un dono per la nostra vista.

 

Si proseguiva lungo una stradina bianca, dal piacevole impatto con la scarpa, seguendo la riva destra del fiume Lamone, molto arido in questo periodo, tra ordinati filari di pregiate uve, intervallate dalle aziende vinicole, produttrici e rivenditrici del delicato bianco Trebbiano e del meno conosciuto rosso Canèna.

 

La presenza di gente ai margini della strada era esigua e scarsamente calorosa, anche durante l’attraversamento di un mercato di paese.

 

Il tempo, che si attendeva caldissimo, ci ha riservato invece una temperatura ideale per correre: il cielo era coperto e siamo stati costantemente accompagnati da un gradevole venticello che, rientrando verso Russi, si tramutava in apprezzabile brezza marina.

 

Ho respirato con piacere l’intenso profumo del vicino mare che si innalzava dalle terre, continuamente accarezzate dal caldo vento salmastro, a cui è seguita l’inebriante fragranza dei peschi in fiore, ed in ultimo l’odore più accattivante della carne arrostita e dei sughi, che trattorie ed abili massaie lasciavano sapientemente consumare, riempiendo magicamente l’aria ed inducendo in noi l’acquolina, considerata l’ora che si era ormai fatta, più consona al pranzo che alla fatica!

 

Ogni maratona è come un avvicendarsi tra le pagine di un libro, ed ogni maratona ci sa insegnare qualcosa e ci sa accrescere, perché costituisce un pezzo della nostra vita, in cui l’esperienza si trasforma, per un prodigioso processo mentale, in ricordo. Correndo a fianco alle persone più disparate, ognuna con la sua storia diversa che a volte sfiora il drammatico, si continua ad apprendere, perché ognuno può insegnarci e può aprirci gli occhi, può farci vedere qualcosa che in quel momento non percepiamo, non conosciamo o semplicemente non consideriamo. Avverto che alcuni sono desiderosi di raccontarsi e, se non risultano “pesanti” (come coloro che utilizzano la gara per far lode di se stessi, facendo vanto dei loro record e delle loro ambizioni), glielo lascio fare. Spesso, lo scambio di battute distoglie dalla fatica ed inganna il tempo; gli argomenti possono essere i più disparati, spesso si allontanano un abisso dal mondo podistico, ma è importante che siano in grado di lasciare alla corsa la sua peculiarità di “scacciapensieri”. La maratona di Russi è stata per me una bella pagina di vita.

 

L’organizzazione si è rivelata buona ed attenta alle nostre esigenze, com’era prevedibile, dopo ben quarant’anni di esperienza: i ristori sono risultati soddisfacenti, il premio di partecipazione vario ed abbondante e le donne hanno beneficiato del pacco gara doppio; la medaglia di maiolica artistica, infilata al collo di ogni arrivato, una simpatica creazione di manifattura locale.

 

Posso dire di aver trascorso un fine settimana molto positivo, in cui luoghi ameni hanno fatto da protagonista. In terra di Romagna si torna sempre volentieri: per immergersi nell’ambiente e guardarsi intorno, per fare una scorpacciata di squisiti cibi tipici, e per correre insieme ai tanti amici che ogni anno ripetono questo suggestivo percorso.

 

[Per leggere l’articolo anche su sito del Club Super Mararathon Italia: aprire il seguente link: http://www.clubsupermarathon.it/maratone/2928-40-maratona-del-lamone-03-04-2016.html