Un’altra grande edizione della maratona più importante e più veloce d’Italia, alla quale partecipo per la seconda volta consecutiva.
Tre grandi novità, quest’anno: lo spostamento di data, di solito si svolge a marzo; la partenza in tre onde, dato il numero degli iscritti… quasi 17mila, di cui quasi la metà stranieri; la classifica in base al “real time”.
Finalmente un’edizione, meteorologicamente fortunata, rispetto agli ultimi due anni “bagnati”.
Il mio obiettivo di questa gara è migliorare le 4 ore 4min e 44sec dello scorso anno: sarei contentissimo di scendere appena sotto le 4 ore.
Arrivo alle 7.30 ed incontro un amico venuto dall’Abruzzo, con il quale devo correre insieme la maratona; ci “incanaliamo”, su via di San Gregorio, dove sono posizionati i camion deposito-borse.
Poco prima delle 8.00, decidiamo di cambiarci e, dopo aver fatto qualche foto, lasciamo la borsa.
Ci dirigiamo nel percorso obbligato, che parte davanti l’Arco di Costantino e che ci porta in Viale dei Fori Imperiali, dove c’è l’ingresso delle wave di appartenenza.
Avviene prima la partenza delle handbike, poi - a circa 5 minuti l’una dall’altra - le tre onde; la partenza avviene con la colonna sonora del film “Il Gladiatore”, che - nonostante l’esperienza dello scorso anno – è comunque da brividi.
Il mio amico è convinto di impostare la gara a 5min/km, io sarei più prudente, almeno di 5 sec al km; alla fine gli do retta e, nonostante il tanto traffico dei primi km, riusciamo a mantenere una media e un passo lineare, quasi senza fare fatica.
Difatti, in tutti i punti di rilevazione tempo, fino al 30esimo km, riusciamo a mantenere una media di poco superiore ai 5min/km, rallentando comunque sia ai ristori, che agli spugnaggi, dato che dopo un po’ il caldo si fa sentire.
Intorno al 10°km, inizio a sentire un dolore all’adduttore sinistro, che diventa quasi insopportabile dal 30esimo in poi, soprattutto nelle ascese.
Il passaggio in viale della Conciliazione, con di fronte la Basilica di San Pietro, posto quasi al 18°km, è da brividi.
Nonostante il problema fisico, andiamo avanti con la nostra andatura; temo la salita della Moschea, posta quasi al 28°km, ma riesco col mio passo a farla, mentre vedo tanti altri runners che camminano.
Al 30esimo km, oltre la sosta al ristoro, il mio amico si ferma per una sosta toilette ed io continuo camminando, fin quando mi raggiunge: questo è un km che percorriamo a 7’/km.
Durante il percorso, vedo parecchia gente ferma che fa streching, forse il caldo sarà la causa di parecchi ritiri….
La fatica si fa sentire, e con il mio amico ci “trasciniamo” a vicenda, ora che inizia il tratto più bello, ma anche più duro della maratona capitolina.
Il 35° è un altro km che corriamo a 6’, la fatica si fa sentire e l’andatura si è alzata di circa 30 secondi al km.
Il passaggio a Piazza Navona è spettacolare e ci dà la carica; pian piano, si arriva in via del Corso, che percorriamo in tutta la sua lunghezza, circa un miglio, fino ad arrivare a piazza del Popolo.
Appena dopo Piazza Navona, perdo contatto con il mio amico, che ritroverò in via del Babuino, dopo aver camminato per qualche decina di secondi poiché il dolore era diventato quasi insopportabile, anche se la spinta della gente in due ali di folla, rende il dolore meno tremendo.
In piazza di Spagna c’è il rilevamento del 40°km, che da gps, percorro in 6’11”, e il mio amico… l’ho fatto andare!
Arrivo a fatica all’ultimo ristoro, posizionato appena prima del traforo di via Milano: faccio questo tunnel, di circa 350 metri in leggera ascesa, camminando.
Appena fuori dal tunnel, ricorricchio piano piano, perché mi ricordo che, dopo il 41esimo km, la strada è quasi prevalentemente in discesa: la camminata mi “costa” il penultimo km in 7’53”, sarà il più lento di tutta la gara.
Quando manca meno di un km alla fine, ritrovo il mio amico, un po’in difficoltà, e gli dico di venirmi dietro: in questo tratto di via Nazionale in discesa, riesco a superare parecchie decine di runners; fino ad arrivare a Piazza Venezia, dove la strada ritorna piana, anche se sui sanpietrini…
Arrivato qui, ho il solito groppo alla gola e, a pochi metri dal traguardo, indico il cielo per ricordare chi non c’è più e, nel momento di tagliare il traguardo, grido il nome del mio piccolino che è a casa, al quale pensavo nei momenti di difficoltà.
Concludo la mia fatica in 3h 43min e 45sec, circa 21minuti meno dello scorso anno.
Ottima organizzazione, anche se sarebbero gradite le bottigliette ai ristori, premiata da 2100 arrivati in più rispetto al 2015, nonostante lo sciopero aereo del sabato, che ha fatto perdere qualche centinaio di runners stranieri.
I vincitori risultano essere il keniano Kipruto, che poco prima di piazza Navona allunga e non lascia scampo agli altri, in 2h08’12”; primo italiano, 11°, è l’esordiente Martin De Matteis in 2h18’20”. Tra le donne trionfa l’etiope Tusa, che si classifica 16^ assoluta, nonostante le difficoltà nelle leggere asperità del percorso, con il tempo di 2h28’49”, migliorando il PB di più di 5 minuti.