Fa male vedere il declino inarrestabile, direi immedicabile, di una maratona gloriosa come quella “d’Italia”.
Ad onta dei comunicati ufficiali, che indicando alla vigilia 1700 iscritti annunciavano un presunto “sold out”, gli arrivati sono stati in tutto 1457, di cui solo 414 nella maratona. L’emorragia è spaventosa: 530 furono gli arrivati nel 2015, si tratta di oltre un 20% in meno, su una cifra già modesta che assegnava a Carpi il 23° posto tra le maratone italiane, dietro persino a un paesone come Russi (che poi, quest’anno ha totalizzato 650 arrivati). Quanto al “sold out”, non so bene quanto fosse il numero massimo di atleti ammessi: so di sicuro che la prima volta che corremmo su questo itinerario con partenza da Maranello (10 ottobre 1999), arrivammo in 1862.
Colpa della Fidal che quest’anno ha preteso l’ammissione dei soli propri tesserati o con Runcard? Forse, sebbene una voce raccolta al traguardo mi diceva di un centinaio di tesserati per soli Eps ammessi ugualmente.
Colpa dei cugini traditori di Correggio, che a 8 km di distanza (cioè all’altro polo della camminata in memoria di Dorando Pietri, che facemmo nel 2008 per arrivare a Carpi all’inaugurazione del monumento) insistono nell’anticipare alla stessa giornata la loro “Camminata di S. Luca”, quando a rigore la sagra di San Luca sarebbe il 18 ottobre? Ma la fauna locale che partecipa alla San Luca di Correggio non è generalmente da maratona, metti che ce ne siano poche decine; e se uno ha intenzione di fare la maratona di Carpi, non si tirerà certo indietro perché c’è una corsa a Correggio.
Colpa del fatto che non c’è più la tv? Indirettamente, forse, sì: nel senso che ai tempi d’oro, il benemerito Ivano Barbolini si preoccupava come prima cosa della copertura tv con la diretta Rai (pazienza che la vedessero in quattro gatti), e vai con Bragagna, Monetti, Pizzolato, la Fogli e tanti altri alla greppia; come seconda cosa, di ingaggiare qualche straniero di serie A-2 (campionissimi –issimi se ne sono visti pochi, in 29 anni, e i tempi modesti, malgrado il percorso in discesa, lo dimostrano). Se poi gli amatori volevano venire, si accomodassero a pagare prezzi tra i più alti della categoria, senza sconti né omaggi, si accontentassero di pacchi gara talora al limite dell’offensivo, e di servizi ridotti al minimo (tranne, come ho sempre scritto, la chiusura assoluta al traffico, che Carpi fu tra le prime in Italia a istituire).
A Modena se la sono presa; già i modenesi non amano molto i carpigiani (prova ne sia lo stadio modenese semideserto per tutta la scorsa stagione, quando il Carpi ci ha giocato la serie A); il Coordinamento podistico modenese (il cui Capo sentenziava che la maratona è la fine del podismo) ha per più anni contrapposto una maratonina nello stesso giorno della maratona (prima Ravarino; e adesso che Ravarino è morta, tocca a Correggio), rabbonendosi solo un pochino (ma poco poco) quando Carpi si è decisa a istituire una mezza maratona, con traguardo a Modena, e una 30 (in realtà 33) km che arrivava a Soliera: imitazione tardiva, per esempio della maratona verdiana di Salsomaggiore, ma che se non altro ha popolato un po’ le strade da Maranello al capoluogo.
Sebbene anche questo sembri un fuoco di paglia: oggi nella 33 km sono arrivati in 303 contro i 374 dell’anno scorso; e nella 21 sono stati classificati in 640, che però erano 674 l’anno scorso e ben 827 nel 2014.
Questi numeri fatalmente si riverberano sul budget: sono molto lontani i tempi dei tre speaker ben pagati in piazza Martiri (oggi uno dei tre, che addirittura fu direttore di corsa, era a Correggio); e d’altronde, all’arrivo della prima donna (alle 12,37, dunque in orario ottimale, con clima perfetto, bel sole, aria fresca ma non fredda) gli spettatori in piazza non raggiungevano il centinaio, presumibilmente parenti o accompagnatori di chi stava correndo. Gli altri carpigiani facevano la vasca cento metri più a sud.
E ciò che rimane del budget temo che non sia stato speso in maniera ottimale: la pubblicità, ad esempio, è stata fatta su riviste cartacee, ignorando del tutto i siti online che oggi sono i più letti dai podisti con voglia di cimentarsi sul serio. Siti online che per anni sono stati tenuti a bada o diffidati, per esempio, dal pubblicare le foto prese in gara, perché l’esclusiva era stata ceduta a una ditta sola, ovviamente a pagamento. Anche questo, retaggio di un’epoca passata, quando il fotografo mandava i provini a casa del podista, il quale acquistava le foto a cifre salatissime, del tutto fuori mercato oggi nell’epoca della foto digitale.
Do atto a Carpi che quest’anno non ci sono stati ostacoli del genere, e al nostro Morselli è stata addirittura concessa la motocicletta per seguire fotograficamente tutta la gara; ma, per esempio, nessuno dei tre fotografi del principale sito di Modena e Reggio era presente (uno era a Correggio, uno era in provincia di Parma, una in provincia di Brescia). Gli sgarbi durati anni si pagano, forse occorrono altrettanti anni per rimediare. Ma il tempo stringe.
Anche tecnicamente, la maratona è stata molto modesta: che la gara femminile sia vinta da una over 45 con un tempo che l’anno scorso avrebbe garantito il quarto posto, che le prime 5 siano tutte over 40, rientra nella tristezza che dicevo all’inizio. Anche se consente a brave ragazze e ragazzi locali di avere il proprio ritaglio di gloria, senza preoccuparsi dei vari Diamantini e Diamantine che ormai scelgono altri lidi: saluto con amicizia la terza assoluta, la modenese ‘ariosa’ Patrizia Martinelli, la quarta, la gloriosa Monica Barchetti da Persiceto, e la decima assoluta, Silvia Torricelli carpigiana verace: tre ragazze della porta accanto, con la cui compagnia spesso è capitato, anche a uno scarso come me, di correre in allegria scambiando due chiacchiere.
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