Era dal 2010 che non correvo la Treviso Marathon, dopo aver partecipato a ben 5 edizioni e dopo aver abbandonato il podismo dal 2011 al 2015. Avevo un bel ricordo delle edizioni in cui ho corso: gara molto ben organizzata, molta qualità dei partecipanti, numero elevato degli iscritti e calorosa partecipazione del pubblico.
L’edizione del 2017, per me, non è stata però così. Buona la partecipazione di pubblico in un percorso non molto affascinante ma abbastanza veloce, tutto lontano da Treviso (partenza e arrivo a Conegliano); non si capisce perché hanno voluto mantenere il nome, anche se Treviso non è nemmeno sfiorata dal percorso.
Pensavo di fare una gara non da solitario, ma invece già dopo pochi chilometri mi sono trovato completamente isolato, non tanto per i tempi in cui ho corso (media di 4’ al km.) ma per la scarsa qualità dei partecipanti; infatti se nel 2009 con 2h.36’ ero arrivato 19°, ieri con un modesto 2h49’ sono arrivato 14°.
Dislocazione dei servizi abbastanza buona, ma non posso che rilevare alcune criticità che hanno portato ad un regresso rispetto alle prime edizioni:
docce molto lontane dal luogo di partenza/arrivo, spogliatoi dislocati nelle immediatezze della partenza/arrivo completamente freddi, costituiti con un separé all’interno di due corridoi di una galleria di esercizi commerciali (nelle classiche tende, di solito con il calore delle persone all’interno si riesce a trovare un po’ di tepore);
massaggi posizionati praticamente all’area aperta (non il massimo per chi arriva sudato) con dei lettini costituiti da tavoloni in legno (nessuno pretende il letto da fisioterapista, ma almeno una cosa un po’ morbida);
non pasta alla fine gara ma un minestrone. Sì, all’inizio non ci volevo credere, che con sponsor la Pasta Sgambaro non ci fosse la classica pasta al pomodoro, ma esclusivamente del minestrone da mangiare in piedi in quanto non vi era nemmeno una panca per sedersi;
ricordavo il pasta party delle prime edizioni: pasta con qualsiasi condimento, e per chi voleva anche gnocchi; ma non è solo questo il problema, infatti, credo che questo sia un modo per condividere la fatica con altri rimanendo un attimo rilassati, scambiandosi le proprie sensazioni e opinioni: cose che invece senza un posto dove sedersi non è assolutamente possibile.
Ricordo un emozionante passaggio sul ponte della Priula con i palloncini tricolori e la fanfara degli Alpini; nulla di tutto questo.
Si continuano a sfoggiare numeri: sulla locandina di un’edicola leggo “quattromila alla Treviso Marathon”. Ma dove??? Credo sia un male comune. Tutti sfoggiano numeri che in realtà sono lontani dalla realtà mettendo nello stesso calderone tutte le iscrizioni (Maratona, mezza maratona e quant’altro ci sia). Ogni gara ormai è circondata da numerose altre corse, non si sa più cosa inventarsi pur di aumentare il numero con corse che non hanno nulla a che vedere con la maratona (staffette, corse con gli animali, persino un triathlon in due giorni – vedasi Unesco Marathon ). Giusto avvicinare un maggior numero di persone al podismo, ma credo sia giusto dare i veri numeri e non riempirsi la bocca con numeri importanti celando, il più delle volte, il fallimento di quello che era il vero obiettivo.
Credo che programmando numerose altre corse parallele molti podisti siano tentati anche a modificare le proprie volontà all’ultimo momento (domenica tanti erano iscritti alla maratona ma poi, visto il tempo, hanno optato per la mezza), e distorce anche l’attenzione del pubblico dalla vera competizione della giornata il più delle volte confondendo, all’arrivo, chi ha fatto la maratona con quelli delle altre gare.
Probabilmente il tempo delle vacche grasse è terminato, segnale anche del premio al solo primo classificato di categoria costituito dall’iscrizione gratuita alla successiva edizione, praticamente costo zero per l’organizzatore.
I tempi sono cambiati, forse si stava meglio quando si stava peggio?