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Oltre un centinaio di persone hanno seguito con interesse la presentazione del libro “Lo Sport del Doping – chi lo subisce, chi lo combatte” di Alessandro Donati, edizioni Gruppo Abele, che si è svolta ieri a Milano nell’Auditorium “Gaber” della Regione Lombardia al Pirellone. L’autore, nella serata introdotta dall’ex azzurra della maratona Lucilla Andreucci in rappresentanza di Libera, è stato intervistato con competenza e professionalità da Franco Arturi, vicedirettore della Gazzetta dello Sport, e ha poi risposto alle domande dei giornalisti presenti e dei tanti tecnici, atleti, dirigenti del mondo sportivo lombardo tra i quali l`assessore allo sport della Lombardia Filippo Grassia, il nostro presidente Grazia Vanni e quello del comitato regionale della Fip Enrico Ragnolini. “Il problema è molto complesso – ha spiegato Donati – le soluzioni sono difficili da trovare. Una serie di fatti ha però spaventato il mondo sportivo e ha fatto si che si comprendesse che il fenomeno è ormai fuori controllo. Minimizzare, pericoloso atteggiamento dei vertici dello sport italiano, non è più possibile! L’atletica poi ha toccato il fondo e non trova via d’uscita. Se si guarda l’andamento dei risultati, per esempio, delle specialità di resistenza, si vede che negli anni ’80 c’è stata un’impennata e, in seguito, con l’eritropoietina, un’altra impennata.
Un mondo distruttivo caratterizzato da incomunicabilità e diffidenza quello del doping, che può essere vinto solo se le alte sfere dello Sport cambiano rotta, se incominciano a pensare anche allo sport di base. Toccate, nel corso della presentazione, le tematiche relative alla deviante comunicazione sui dati relativi al mercato della cocaina, al grave caso ‘Di Terlizzi’ che ha pesantemente colpito direttamente l’autore, alla liberalizzazione del doping che “solo chi non conosce l’effetto diversificato da individuo a individuo della somministrazione di sostanze dopanti, potrebbe ritenerla una soluzione (Donati)”, ai ritardi dei meccanismi dei controlli antidoping.
La preoccupazione si estende anche alla gestione del mondo dello sport giovanile: “precocizzare la specializzazione – continua Donati – è un malcostume dettato non dalla passione ma spesso dall’ossessione dei tecnici. Il problema è che si vuole far vivere ai giovani lo sport ‘adulto’ ed invece è essenziale difendere il diritto al gioco, il diritto a conoscere, la possibilità di seguire un percorso progressivo. E’ necessario un progetto educativo in accordo con la scuola e con gli enti locali. Nessuno manderebbe il proprio figlio in una scuola dove si studia solo la matematica! Gli allenatori del settore giovanile vanno responsabilizzati a livello educativo sul piano della tutela della salute psicofisica dei giovani. Il tecnico deve adattarsi al suo atleta e non utilizzare il metodo prescrittivo che potrebbe portare all’accumulo della fatica nelle diverse sedute.”
Ma quali possono essere le vie d’uscita? “Quando chiedono se lo Sport è un luogo sicuro per i giovani – conclude Alessandro Donati, ottimo tecnico di atletica leggera ringraziato pubblicamente dal presidente dell’Assital Adolfo Rotta per aver intrapreso una durissima strada a favore di tutti i cultori dello sport pulito - rispondo che è lo specchio della società dove alcuni si comportano bene altri male. L’importante è scegliere l’ambiente giusto. E’ necessario anche creare un’intelligence intorno agli atleti di vertice che curi i ‘focolai’ più pericolosi. Mi aspetto una ribellione della parte onesta del mondo sportivo che è formata da tante brave persone appassionate e competenti. Il mondo dell’atletica, purtroppo, dopo il caso ‘Di Terlizzi’ avrebbe dovuto attivarsi, darle un premio. Invece è restato in silenzio!”. E il silenzio e l’indifferenza a volte fanno ancora più male delle critiche.