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Quando Mauro Firmani si è ritrovato con una gamba fuori uso, probabilmente l’ultima cosa a cui pensava era quella di poter diventare, un giorno, un esempio per gli altri. Classe 1957, Mauro, sportivo da sempre, comincia a correre nel 2002. L’incidente in moto che rischia di mandare all’aria la sua passione per la corsa e cosa più importante, la sua salute, avviene nel 2004.
In quel periodo Mauro è impegnato in una competizione composta da sei maratone. Gliene mancano due, ma le speranze di farcela sono praticamente nulle. A far scattare qualcosa in lui è l’incontro con un amico, suo ex insegnante di windsurf, finito sulla sedia a rotelle. La vita non lo ha sconfitto, anzi. Se lui non si è arreso, pensa Mauro, perché devo farlo io? E’ questa la svolta.  Mauro si fa prestare una sedia a rotelle e completa le ultime due gare a forza di braccia.
E’ qui che Mauro Firmani comincia a diventare un modello per gli altri. Gli piovono addosso complimenti e attestati di stima. Altri atleti, più o meno abili, gli chiedono consiglio. Dopo la faticosa guarigione, riprende a correre, ma stavolta, con un punto di vista diverso, quello di aiutare gli altri.
Mauro da sempre interessato al sociale, ha corso le ultime due edizioni della Maratona di Roma raccogliendo fondi per una casa di assistenza per bambini malati, ricevendo dai molti amici più di 5.000€.
Nel 2008 gli organizzatori della maratona di Roma scelgono Firmani per accompagnare Richard Whitehead, un ragazzo inglese, senza gambe, che correndo con delle protesi vuole chiudere la competizione in meno di tre ore e 50 minuti, tempo davvero notevole, considerando le sue condizioni. Richard, successivamente nel 2012 vince le paraolimpiadi e detiene al momento il record mondiale sia nella mezza che nella maratona completa.
Il percorso di Mauro Firmani si espande quando assume il ruolo di “pace maker”, cioè il podista che aiuta il suo gruppo a completare la gara in un tempo prestabilito. Un “pace maker”, spiega Firmani : “non è solo questo, si tratta di sostenere il morale dei compagni, spronarli perché diano il meglio e non si facciano sconfiggere da quell’insidioso nemico chiamato fatica”. Da sei anni Mauro svolge questo servizio come responsabile dei pacers per la maratona di Torino, ma anche nelle manifestazioni di Terni, Pescara, Porto S. Giorgio e in molte altre varie regioni italiane.
Diventare pace maker non è semplice. Ci si propone, ma non è detto che si venga presi in considerazione, vista la delicatezza del ruolo. Mauro lo sa bene, visto che proprio lui seleziona queste figure per le maratone. Bisogna avere passione, oltre che la preparazione fisica. La soddisfazione di portare al traguardo runners che mai avrebbero pensato di potercela fare è immensa, forse maggiore rispetto a fare il proprio personale.
Il prossimo anno sarà carico di progetti per Mauro Firmani. Tra gli obiettivi che lo aspettano ci sono la Maratona di Terni il 16 di febbraio, quella di Roma, la 100 km di Seregno, ma soprattutto la temibile “Nove Colli”, in Emilia Romagna, il cui motto è : 202 km di sofferenza e soddisfazione. Per averne un’idea basti pensare che si tratta di una delle maratone più dure al mondo, insieme alla Spartathlon (la Atene-Sparta di 246 km) e alla Badwater (l’attraversamento della Valle della Morte negli Usa).
Non è finita qui. Ad agosto Mauro correrà nuovamente, dopo averlo fatto nel 2013, la 100 miglia di Berlino, il cui percorso segue l’ex confine tra Germania est e ovest.
“Per non arrendersi mai”.