Sbatti il mostro in prima pagina. Facile, troppo facile scrivere che Abdel Aziz El Idrissi, vincitore della Maratona di Torino nel 2011, presente alle Olimpiadi di Pechino, è di colpo diventato un ladro e che, con una facilità pazzesca, un poliziotto lo ha rincorso ed arrestato. La verità le ha descritte in un articolo stupendo Massimo Calandri sulla pagine di Repubblica Genova, anche intervistando il maratoneta Aziz: riporto di seguito un piccolo sunto.
Abdel Aziz El Idrissi Ennaji, marocchino, 27 anni, ha trascorso più della metà dei suoi anni a Genova, essendo arrivato in Italia nel 1998 a 12 anni, per raggiungere il padre, venditore ambulante. La mattina a scuola e il pomeriggio a vendere fiori per strada, fino a tardi. Vita dura, nessuna integrazione con i compagni di scuola e con la città, fino a quel giorno in cui entra nel campo di atletica di Villa Gentile ed incontra un allenatore del Cus Genova, Sergio Lo Presti. Il ragazzino marocchino racconta di saper correre, di aver vinto una campestre nel villaggio di Sidi Hajjaj (“Che emozione!”) e di aver corso i 3000 metri in 9’30” a piedi nudi. L’allenatore gli dà fiducia, Aziz aspetta la sera per correre, per tornare a vivere. Corre una campestre ad Imperia e la vince, nel 2001 vince la prestigiosa Cinque Mulini nella categoria cadetti, poi la gara dei tremila nei tricolori. E’ oramai maggiorenne, vorrebbe prendere la cittadinanza italiana, ma non ha mai tempo perché deve lavorare, il padre è tornato a casa, malato di diabete. Corre i 5000 in 13’06”.81 (in Belgio), partecipa alle Olimpiadi di Pechino, ma non va come ci si aspettava. Sempre tesserato con il Cus Genova, è aiutato da tutti i soci: “Mauro Nasciuti, il presidente, è stato come un secondo padre; Roberto e Gigi, di Genova Running mi regalavano le scarpe; la famiglia Trenta mi invitava a casa a pranzo; Maurizio Bennisci per un po' si è occupato di me. Tutte brave persone. Ce ne sono tante, a Genova”.
Decide di dedicarsi alla maratona, 35 km al giorno da solo, con la cuffia nelle orecchie che gli spara musica araba. Esordisce e vince a Carpi nel 2010, nel 2011 vince a Casablanca e a Torino, nel 2012 è quarto a Daegu, in Corea. Ma poi cominciano dei problemi, qualche infortunio, lo stop, un malessere interno: “Non mi sentivo accettato, non sapevo più chi ero”. Decide di sposarsi con Fadoua, 17 anni, la figlia dell’uomo che lo aveva convinto anni fa a partecipare alla prima gara. La cerimonia in Marocco, tre settimane fa, 1200 invitati, Aziz consuma tutti i risparmi di una vita. Torna a Genova prima che possa scadere la carta di soggiorno, decide finalmente di avviare la documentazione per ottenere la cittadinanza italiana. Vorrebbe, intanto tornare in Marocco dalla moglie, gli servono soldi per il biglietto aereo e torna a vendere fiori. E’ al semaforo, si avvicina ad un signore sullo scooter: “Gli ho chiesto se voleva comprarmi dei fiori. 'Vaffanculo', mi ha detto. 'Vaffanculo lo dici a tua sorella', gli ho risposto. Ci siamo strattonati, è arrivato un vigile e il signore: 'Mi stava rubando il telefonino!'. Ho riflettuto: sono marocchino, vendevo fiori, questo urla che sono un ladro. Meglio scappare». Ma chi ha fermato un maratoneta così veloce? “Mi sono fermato io, qualche metro dopo. Ci ho ripensato: forse mi crederanno. La mia testimonianza contro la sua. Naturalmente ha vinto lui”. L’avvocato patteggia per la pena di 5 mesi, pena sospesa perché Aziz è incensurato.
Ora Aziz si ferma per due settimane in Marocco, poi torna a Genova con un solo obiettivo: allenarsi e partecipare alla Olimpiadi di Rio con la maglia azzurra…
N.d.r.: Penso che se Aziz fosse finito in Francia o in Inghilterra avrebbe da tempo difeso i colori della nuova Patria nelle grandi competizioni internazionali. In Italia, invece, abbiamo pratiche burocratiche lunghissime, i talenti li trascuriamo, ma ospitiamo tutti, per poi lasciare questi uomini alla miseria e a lavori di fame….
Abdel Aziz El Idrissi Ennaji, marocchino, 27 anni, ha trascorso più della metà dei suoi anni a Genova, essendo arrivato in Italia nel 1998 a 12 anni, per raggiungere il padre, venditore ambulante. La mattina a scuola e il pomeriggio a vendere fiori per strada, fino a tardi. Vita dura, nessuna integrazione con i compagni di scuola e con la città, fino a quel giorno in cui entra nel campo di atletica di Villa Gentile ed incontra un allenatore del Cus Genova, Sergio Lo Presti. Il ragazzino marocchino racconta di saper correre, di aver vinto una campestre nel villaggio di Sidi Hajjaj (“Che emozione!”) e di aver corso i 3000 metri in 9’30” a piedi nudi. L’allenatore gli dà fiducia, Aziz aspetta la sera per correre, per tornare a vivere. Corre una campestre ad Imperia e la vince, nel 2001 vince la prestigiosa Cinque Mulini nella categoria cadetti, poi la gara dei tremila nei tricolori. E’ oramai maggiorenne, vorrebbe prendere la cittadinanza italiana, ma non ha mai tempo perché deve lavorare, il padre è tornato a casa, malato di diabete. Corre i 5000 in 13’06”.81 (in Belgio), partecipa alle Olimpiadi di Pechino, ma non va come ci si aspettava. Sempre tesserato con il Cus Genova, è aiutato da tutti i soci: “Mauro Nasciuti, il presidente, è stato come un secondo padre; Roberto e Gigi, di Genova Running mi regalavano le scarpe; la famiglia Trenta mi invitava a casa a pranzo; Maurizio Bennisci per un po' si è occupato di me. Tutte brave persone. Ce ne sono tante, a Genova”.
Decide di dedicarsi alla maratona, 35 km al giorno da solo, con la cuffia nelle orecchie che gli spara musica araba. Esordisce e vince a Carpi nel 2010, nel 2011 vince a Casablanca e a Torino, nel 2012 è quarto a Daegu, in Corea. Ma poi cominciano dei problemi, qualche infortunio, lo stop, un malessere interno: “Non mi sentivo accettato, non sapevo più chi ero”. Decide di sposarsi con Fadoua, 17 anni, la figlia dell’uomo che lo aveva convinto anni fa a partecipare alla prima gara. La cerimonia in Marocco, tre settimane fa, 1200 invitati, Aziz consuma tutti i risparmi di una vita. Torna a Genova prima che possa scadere la carta di soggiorno, decide finalmente di avviare la documentazione per ottenere la cittadinanza italiana. Vorrebbe, intanto tornare in Marocco dalla moglie, gli servono soldi per il biglietto aereo e torna a vendere fiori. E’ al semaforo, si avvicina ad un signore sullo scooter: “Gli ho chiesto se voleva comprarmi dei fiori. 'Vaffanculo', mi ha detto. 'Vaffanculo lo dici a tua sorella', gli ho risposto. Ci siamo strattonati, è arrivato un vigile e il signore: 'Mi stava rubando il telefonino!'. Ho riflettuto: sono marocchino, vendevo fiori, questo urla che sono un ladro. Meglio scappare». Ma chi ha fermato un maratoneta così veloce? “Mi sono fermato io, qualche metro dopo. Ci ho ripensato: forse mi crederanno. La mia testimonianza contro la sua. Naturalmente ha vinto lui”. L’avvocato patteggia per la pena di 5 mesi, pena sospesa perché Aziz è incensurato.
Ora Aziz si ferma per due settimane in Marocco, poi torna a Genova con un solo obiettivo: allenarsi e partecipare alla Olimpiadi di Rio con la maglia azzurra…
N.d.r.: Penso che se Aziz fosse finito in Francia o in Inghilterra avrebbe da tempo difeso i colori della nuova Patria nelle grandi competizioni internazionali. In Italia, invece, abbiamo pratiche burocratiche lunghissime, i talenti li trascuriamo, ma ospitiamo tutti, per poi lasciare questi uomini alla miseria e a lavori di fame….