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La lettura dei pezzi a firma Diego Zilio su alcuni quotidiani veneti mi spinge a evidenziare anche su questo sito le verità esposte dall’ottimo maratoneta Ruggero Pertile dopo l’audizione presso l’Ufficio di Procura Antidoping di Roma in base all’inchiesta sulla cosiddetta "mancata reperibilità" di numerosi atleti emersi dalle carte dell'Operazione Olympia, condotta dalla Procura della Repubblica di Bolzano.

Il maratoneta si è detto contento di avere avuto la possibilità di fare chiarezza sulla questione, non avendo proprio nulla da nascondere. In particolare, Pertile ha dovuto spiegare come mai in otto occasioni fra il 2011 e il 2012, non avesse aggiornato la propria posizione col programma "whereabouts", il sistema con il quale gli atleti devono informare e aggiornare il Coni-Nado (Organizzazione Nazionale Antidoping) su dove si trovano ogni giorno. Pertile spiega che il “whereabouts” è una comunicazione che gli atleti devono fare trimestralmente, rendendosi ogni giorno disponibili per un eventuale controllo. Sono quindi tenuti ad aggiornare la comunicazione con eventuali cambi di programma sopraggiunti.

E così, gli è stato chiesto dove fosse nei giorni in questione e perché non avesse notificato la sua posizione. “Ho portato con me la documentazione cartacea che serviva, stampando i file del programma da me regolarmente compilati a suo tempo… inviavo le segnalazioni dei miei spostamenti alla Fidal e la Fidal doveva comunicarle al Coni. Questo, però, non accadeva, non so se per una falla del sistema o per negligenza da parte della Federazione. Quando mi sono arrivate le segnalazioni dal Coni negli scorsi mesi, prima dell'indagine, mi sono messo in contatto con la Federazione per sapere come dovevo comportarmi, anche perché a me risultava di essere in regola. Dalla Federazione mi è sempre stato detto di non preoccuparmi, perché il sistema informatico inviava in automatico le notifiche. C'è pure un altro dettaglio da considerare: qui ci si riferisce anche al 2011, ma io sono stato inserito nel programma ‘whereabouts’ soltanto nel 2012. Per il primo dei due anni non avrei nemmeno avuto l'obbligo di comunicare la mia posizione, anche se lo facevo comunque”.

Pertile ha concluso dicendosi tranquillo, convinto di non subire alcuna sanzione sportiva, di avere la coscienza a posto anche se bisognerà aspettare la fine dell’inchiesta per saperlo.