Le dichiarazioni rilasciate da Schwazer agli inquirenti della Procura di Bolzano che hanno tirato in ballo direttamente i medici Fiorella e Fischetto e, più in generale la Fidal (http://magazine.podisti.it/2013/index.php/component/content/article/24170-schwazer-mi-dopavo-dal-2011.html), hanno procurato le naturali reazioni degli interessati.
Particolarmente interessanti le risposte del presidente della Fidal, Alfio Giomi, al giornalista de La Repubblica, Eugenio Capodacqua, pubblicate stamani: “Non ci sono dubbi che le responsabilità siano più ampie di quelle dell'atleta. C'è un mondo intero che non ha fatto quello che avrebbe dovuto. Sono situazioni inaccettabili. Lo abbiamo detto e precisato da tempo. Questa, però è una federazione completamente nuova; non c'è più nessuno dei vecchi dirigenti”. Giomi accetta così le colpe della Federazione “precedente” e ne prende le distanze, anche se inizialmente aveva difeso i due medici…
E, alla domanda su come mai la Fidal non voglia più costituirsi parte civile nel processo di Bolzano che comincerà il 29 aprile, Giomi risponde: “Non spetta a noi giudicare. Noi abbiamo rinnovato, messo in piedi un codice etico che vieta la maglia azzurra agli ex dopati; ridotti a 2 gli avvisi per i "whereabouts" invece di tre. Al secondo avviso mancato gli atleti perdono l'assistenza della federazione. Aspettiamo il processo e poi prenderemo le decisioni opportune”. E, a proposito del Codice Etico, si capisce dal caso Schwazer che non abbia valore retroattivo, regola che vale quindi anche per casi simili, come quello di Alberico Di Cecco…
Di altro tenore la risposta di Stefano Mei, all’epoca consigliere nazionale Fidal: “Dire che la Fidal sapeva come ha fatto Schwazer non va bene. Schwazer faccia nomi e cognomi. Io, ad esempio, non sapevo nulla e con me anche altri dirigenti. A me nessuno è venuto a dire che andava ad allenarsi da Michele Ferrari. Eravamo tutti ingenui? Non credo. Qualcuno sapeva certo, ma non è andato a dirlo in giro”.
Pesantissime le parole di Pierluigi Fiorella, il medico sportivo bolognese tirato in ballo dal marciatore altoatesino, rilasciate all’Ansa: “Schwazer si assumerà le responsabilità delle nuove affermazioni. Ci sono evidenze ben diverse che verranno mostrate nella corretta fase processuale. Sono anni che Alex Schwazer racconta delle cose, tra conferenze stampe in lacrime e interrogatori agli organi inquirenti della giustizia sportiva e ordinaria, avanti alla quale aveva fatto e ribadito precise e ben differenti affermazioni. Oggi Alex Schwazer cambia versione e ha il progetto di andare alle Olimpiadi e ottenere uno sconto di pena, e quindi convoca conferenze stampa dove riceve strette di mano. Schwazer si assumerà la responsabilità di tali nuove affermazioni". “Noi - conclude Fiorella, che è assistito dagli avvocati Alessandro Lovato e Marco Riponi - abbiamo evidenze ben diverse che mostreremo a tempo debito nella corretta fase processuale".
Particolarmente interessanti le risposte del presidente della Fidal, Alfio Giomi, al giornalista de La Repubblica, Eugenio Capodacqua, pubblicate stamani: “Non ci sono dubbi che le responsabilità siano più ampie di quelle dell'atleta. C'è un mondo intero che non ha fatto quello che avrebbe dovuto. Sono situazioni inaccettabili. Lo abbiamo detto e precisato da tempo. Questa, però è una federazione completamente nuova; non c'è più nessuno dei vecchi dirigenti”. Giomi accetta così le colpe della Federazione “precedente” e ne prende le distanze, anche se inizialmente aveva difeso i due medici…
E, alla domanda su come mai la Fidal non voglia più costituirsi parte civile nel processo di Bolzano che comincerà il 29 aprile, Giomi risponde: “Non spetta a noi giudicare. Noi abbiamo rinnovato, messo in piedi un codice etico che vieta la maglia azzurra agli ex dopati; ridotti a 2 gli avvisi per i "whereabouts" invece di tre. Al secondo avviso mancato gli atleti perdono l'assistenza della federazione. Aspettiamo il processo e poi prenderemo le decisioni opportune”. E, a proposito del Codice Etico, si capisce dal caso Schwazer che non abbia valore retroattivo, regola che vale quindi anche per casi simili, come quello di Alberico Di Cecco…
Di altro tenore la risposta di Stefano Mei, all’epoca consigliere nazionale Fidal: “Dire che la Fidal sapeva come ha fatto Schwazer non va bene. Schwazer faccia nomi e cognomi. Io, ad esempio, non sapevo nulla e con me anche altri dirigenti. A me nessuno è venuto a dire che andava ad allenarsi da Michele Ferrari. Eravamo tutti ingenui? Non credo. Qualcuno sapeva certo, ma non è andato a dirlo in giro”.
Pesantissime le parole di Pierluigi Fiorella, il medico sportivo bolognese tirato in ballo dal marciatore altoatesino, rilasciate all’Ansa: “Schwazer si assumerà le responsabilità delle nuove affermazioni. Ci sono evidenze ben diverse che verranno mostrate nella corretta fase processuale. Sono anni che Alex Schwazer racconta delle cose, tra conferenze stampe in lacrime e interrogatori agli organi inquirenti della giustizia sportiva e ordinaria, avanti alla quale aveva fatto e ribadito precise e ben differenti affermazioni. Oggi Alex Schwazer cambia versione e ha il progetto di andare alle Olimpiadi e ottenere uno sconto di pena, e quindi convoca conferenze stampa dove riceve strette di mano. Schwazer si assumerà la responsabilità di tali nuove affermazioni". “Noi - conclude Fiorella, che è assistito dagli avvocati Alessandro Lovato e Marco Riponi - abbiamo evidenze ben diverse che mostreremo a tempo debito nella corretta fase processuale".