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Dopo la qualificazione nelle semifinali di domenica con 50.60, sesto tempo generale, Libania Grenot affronta la finale cercando l’impresa della vita. Chiude purtroppo in ottava posizione in 51.25, forse stanca e scarica per quanto dato nei turni precedenti, con l’ucraina Zemlyak che le soffia proprio all'arrivo il titolo di migliore europea sulla distanza per un centesimo.

"Non so che cosa dire, devo rivedere la gara, ero contratta, e così non sono riuscita a dare tutto quello che avevo, mi sono irrigidita. Comunque, avevo due obiettivi stagionali importanti, vincere il titolo europeo ed entrare nella finale olimpica. Li ho raggiunti", le sue parole.

La gara è stata vinta da Shaunae Miller (Bahamas) che, con un tuffo finale, ha chiuso in 49.44 precedendo di sette centesimi la statunitense Allyson Felix; bronzo alla giamaicana Shericka Jackson.

Molte delusioni per i colori azzurri…

Domenica a quota 2,22 si era fermato nelle qualificazione dell’alto maschile Silvano Chesani, l’unico saltatore rimasto dopo le defezioni per infortunio di Marco Fassinotti e Gianmarco Tamberi: il trentino si arrende a 2,26, tre tentativi senza riuscire a superare l’asticella.

Il lunedì di Ferragosto vedeva impegnati quattro atleti azzurri nelle qualificazioni, tutti eliminati. Yuri Floriani e Abdoullah Bamoussa nei 3000 siepi, Fabrizio Donato nel triplo e Gloria Hooper nei 200.

Floriani, finalista a Londra 2012, sofferente per problemi alla caviglia sinistra, corre nella prima battteria ed è 10° in 8:40.80; Bamoussa disputa la seconda ed è 12° in 8:42.81, rispettivamente 32° e il 34° tempo complessivo.

Floriani: “Non facevo fatica e dal punto di vista organico stavo bene, ma dopo neanche due ostacoli ho accusato forti fitte alla caviglia sinistra. Mi era già successo, però finora mai in gara. Ho provato a stringere i denti, a dirmi che dovevo finire la gara per tutte le persone che credono in me. Il ritiro nella mia testa non c’è mai stato, neanche se arrivavo zoppo. C’è stato un giro in cui stavo meglio, e infatti sono tornato sotto al gruppo, ma poi ho fatto una riviera e ho sentito di nuovo dolore. Purtroppo mi dispiace un sacco, ci tenevo tanto e mi ero preparato bene. Sarebbe stato comunque difficile piazzarsi fra i primi tre, ma potevo essere lì. Ho un po’ di amaro in bocca perché non ho potuto dare tutto quello che avevo. Ringrazio il mio allenatore Gianni Benedetti, che non è potuto venire qui perché da pochi giorni ha perso la mamma. Spero che per me non sia l’ultima volta, non si sa mai”.

Bamoussa: “Ci ho sperato tanto, di poter essere alle Olimpiadi, e alla fine la convocazione è arrivata anche se un po’ tardiva. Mi ha dato una carica incredibile e ho cercato di trasformarla nell’energia per andare il più avanti possibile. Quella che ho vissuto è comunque un’esperienza unica che mi rimarrà sempre dentro il cuore, davvero emozionante. Ero talmente contento che non ho neanche sentito la fatica. Ho dato tutto quello che avevo e non ho nessun rammarico, sono molto felice”.

Fabrizio Donato, quarant’anni ieri, alla quinta partecipazione nei Giochi Olimpici (raggiunti così Mennea, Pamich e De Benedictis), dopo il 16.54 (+0.4) del primo salto, il nullo del secondo, doveva raggiungere quota 16.31 per entrare in finale. Salta circa 16.70, ma il salto è nullo di un centimetro, Fabrizio ha pizzicato la plastilina. Chiude così al 17° posto.  

“Purtroppo non è arrivato il regalo di compleanno che mi volevo fare.Mi è mancato quel poco di fortuna che alcune volte serve e oggi non c’è stato. Il primo salto era sbagliato, non sono riuscito ad essere veloce in uscita e a chiudere bene, comunque mi aveva dato fiducia. Poi nel secondo ho sentito il nullo sotto il piede, mi ha sbilanciato in avanti e non ho chiuso. Nel terzo è venuto fuori un bel salto, ma ho toccato la plastilina che in quel caso non aiuta. Sarebbe stata una misura utile per la qualificazione, però i nulli non valgono e ci volevano sette centimetri in più, davvero pochi. Credevo molto in questa gara, ho dedicato tutta la stagione a prepararmi per cercare di lasciare un segno, più o meno grande, ma la finale sarebbe già stata una grande cosa. Dispiace, perché era alla mia portata. Penso di aver fatto tutto il possibile per arrivare qui nelle migliori condizioni, un percorso ideale per affrontare una gara del genere. Volevo chiudere la mia quinta Olimpiade in un altro modo. A quarant’anni essere qui è già un bel traguardo, ma io ancora riesco ad emozionarmi, non mi accontento e guardo avanti”.

Delusione anche per la Hooper che conclude la sua batteria dei 200m con 23”05 (+0.8), al 33° posto generale.

 

“Peccato! Nella prima parte della gara mi sono sentita abbastanza bene, ma credevo di poter fare molto meglio. Non pensavo che andasse così, sono molto delusa”, il commento della Hooper.

 

Qualche speranza…

Infine, due buone notizie (su tre…) dalle batterie dei 400 hs femminili: Ayomide Folorunso, la 19enne poliziotta di Fidenza di origini nigeriane, nella prima batteria è terza in 55.78 e si qualifica direttamente; Yadi Pedroso, reduce da un grave infortunio ed intervento a gennaio, è quarta nella quarta batteria in 55.91, tempo che le vale il ripescaggio. Eliminata Marzia Caravelli, sesta nell’ultima batteria con 57.77 (37° crono complessivo).

Forolunso: “Ero emozionata, ma quando sono partita è sparito tutto. Penso di aver corso bene: quando ho visto l'americana (McLaughlin, ndr), che era sempre più vicina, ho dato tutto per superarla, e sono felice di averla raggiunta. Non so che obiettivi possano esserci a questo punto, io ce la metterò tutta, come sempre, ma la finale è una cosa quasi impossibile".

Parole e lacrime di Pedroso: "Ho sofferto tanto in questi mesi e ho lavorato tantissimo per riuscire ad essere qui in buone condizioni. Non ho sentito i commenti, ma ho solo pensato ad allenarmi, duramente, anche in questi ultimi giorni, e ora sono felice di essere riuscita a dimostrare quello che valgo".

Caravelli: “Purtroppo continuo a incorrere in questi errori nella ritmica: il cambio non mi riesce come vorrei. Peccato, perché so di essere in ottime condizioni di forma".