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fabio marri vezza sul crostolo2016Il fascino delle lucciole (e di Isabella Morlini)

Chissà se qualcuno ricorda ancora quando si svolse la prima edizione di questa classica: forse nemmeno gli organizzatori, che probabilmente non sono più nemmeno gli stessi, e infatti hanno rinunciato alla numerazione.

Un po’ come un’altra classica notturna di collina emiliana, la Bologna-Casaglia-San Luca, questa gara risale alla preistoria del podismo, poi ha subito varie interruzioni, con riprese anche su percorsi un po’ diversi. L’anno scorso fu rinviata per una frana e si disputò con un ritardo di quasi due mesi, il 22 luglio, assommando 197 classificati. Ora è in mano al gruppo Tricoloresportmarathon, cioè Paolo Manelli e soci, cioè maratona di Reggio, cioè garanzia di qualità a prezzi modici; e gli arrivati questa sera sono stati 242, di cui ben 50 donne, che è una cifra impressionante per una gara ritenuta dura (si sale di 550 metri, 138 dei quali solo al km 10-11).

La data più antica che recupero è il 1991, anno della prima partecipazione personale su 9 in tutto: ci misi 1h 11, tempo mai più avvicinato, anche perché il tracciato è stato ‘indurito’ con qualche deviazione; sebbene la strada adesso sia tutta asfaltata, a parte le tante buche del tratto più alto, verso i 607 metri di Cavandola, mentre il traguardo sotto il castello di Canossa è a 516.

Nel corso degli anni, specie intorno al 2000-2010, ci furono interruzioni, intervallate da cambi di percorso: nel 2007 si andò in giù e in su per un avant-indree verso Votigno, il paese del popolo arancione reggiano, e la distanza superò i 15 km; nel 2011 si arrivò al castello di Rossena, un po’ più in là, che ci accolse sotto l’acqua dopo 16 km.

Adesso si è tornati al giro antico, salvo una breve arrampicata e poi discesa per raggiungere il paesino di Valle, verso il km 7. In ogni caso, il fascino è immutabile come lo speakeraggio di Roberto Brighenti e il prosciuttino vinto dalla Ricci; le lucciole, a nugoli, ci accompagnano nell'ascesa, e confondono le proprie scintille con quelle delle lampadine frontali indossate da quasi tutti noi. Sebbene, in alto, il castello di Canossa sia buio, e l’antico ristorante che fiancheggia l’arrivo abbia tristemente chiuso dopo 50 anni per la morte della resdora (nessuno che voglia farci una start-up?), e non ci sia neppure l’allegra tavolata che ci consolava con gnocco fritto e mortadella.

Fascino però crescente, e clima di grande cameratismo fra corridori (perlomeno noi che veleggiavamo largamente sopra l’ora); dunque il grande Ideo Fantini, mio rivale di sempre al Ventasso (oltre che compagno di staffetta al Furnasoun by night) accetta di farsi battere perché funge da cavaliere alla non meno grande Emilia Neviani presidente della Guglia Sassuolo. Né poteva mancare Giuseppe Cuoghi, quasi bolognese (sta alla Cavazzona, proprio al confine), ex campione di hockey a rotelle serie A, abbonato a questi giri e che conosce l'arte di non prendere la maglia nera di ultimo.

Con Angelo Giaroli (cugino del giudice d’arrivo) passiamo in chiacchiere e rimembranze i primi 6 km, poi sulle rampe dopo Pecorile tocca a me di stare avanti, vendicando la ‘sconfitta’ del 2015. La categoria D femminile (cioè dai 50 ai 59 anni) è vinta da una campionessa del passato, Anna Maria Venturelli, mentre risulta clamoroso il risultato della categoria E maschile (over 60), dove il mio ex compagno di squadra a Sassuolo, il prof in pensione Leandro Gualandri (ormai cinque volte nonno), ha vinto infliggendo ben 7 minuti al mostro sacro, e padre d’arte ma non ancora nonno, Dino Ricci.

La categoria più rappresentata, con ben 72 arrivati maschi (+ 27 donne), è stata quella tra i 40 e i 49 anni, regolati da Davide Benincasa della Madonnina, anche secondo assoluto, 45 secondi dietro a Luca De Francesco della MDS.

Dunque due modenesi ai primi due posti assoluti, il che si può quasi dire anche per le donne, dove il solito duello Morlini-Ricci è stato risolto come al solito a favore della prof (reggiana, ma docente a Modena) davanti alla maestrina di Formigine.

Non ne faccio una questione di campanile, di teste tonde contro teste quadre, anche perché non saprei come classificare Brighenti, nativo modenese e reggiano di residenza, o Stefano Baldini, che i suoi successi li ha costruiti nella Modena di Gigliotti. Diciamo che è stato un rassemblement o una rencontre tra appassionati della nostra disciplina, per 5 euro compensati – oltre che dal servizio inappuntabile - da un pacco di biscotti e una bottiglietta di lambrusco amabile.

Piena ambivalenza anche nei fotografi, il reggiano Nerino e il sassolese Italo: il quale, oltre alle solite foto mie personali che susciterebbero sospetti di esibizionismo da parte del sottoscritto, ne ha fatte pervenire altre (“di un amico”) che cerchiamo di offrire al vostro godimento.