You are now being logged in using your Facebook credentials

Pescara Maratona D Annunziana 2016

 

Nell’ultimo anno di “liberi tutti”, prima che scattino le norme-capestro della Fidal, questa terza domenica di ottobre ha fatto registrare almeno quattro maratone in Italia: anzi, in un raggio di 400 km (dico “almeno”, perché chissà che non ci fosse qualche altra 42 km paesana). Si aggiungano poi altre gare di grande richiamo, dalla mezza di Cremona ai Tre Monti di Imola, e si capisce come il cosiddetto popolo delle lunghe si sia frazionato in varie direzioni, decretando (temo) la morte della maratona del Lago di Garda (che era arrivata a superare i 1500 arrivati, e adesso ha raggranellato 230 lupi solitari nel giro lungo); attribuendo un discreto successo (non più che discreto, complice la curiosità per l’evento nuovo) a Parma (900 arrivati); attestando la Eco del Chianti sui 600 arrivati (qualcuno in meno che nel 2015), e dando a Pescara il suo record di partecipanti, poco superiore a quello dell’anno scorso.

 

La maratona D’Annunziana (si raccomanda l’apostrofo, e i più cavillatori mettono la d’ minuscola), evento Uisp aperto ai tesserati di altri enti, è stata chiusa da 287 singoli e 26 staffette (classificate secondo un tempo compensato per età, come si tentò di proporre qualche decina di anni fa), oltre che premiata da 850 corridori della mezza: il che mi pare un numero di rilevanza nazionale (si capisce che Cremona o la Parma di un mese fa sono un’altra cosa, ma se già a Reggio o Modena una maratonina con 300 competitivi è considerata un successo, a Pescara è stato un successone). Come evento di contorno, il sabato a mezzogiorno è stata allestita, sulla spiaggia antistante, una “6 ore beach”, con un traguardo speciale sulla distanza della maratona: il che, malgrado non comparisse affatto sul sito della maratona, ha attirato qualche decina di collezionisti supermaratoneti, bramosi di una doppietta: ho visto Francesco Capecci, vicepresidente del club Supermarathon e organizzatore della maratona sulla sabbia di S. Benedetto del Tronto (mi ha passato al km 39), e la segretaria del club Cristiana Di Pietrantonio, o il consigliere Felice Russo. Non so però chi le abbia fatte tutte e due, o solo una.

 

Percorso della gara stradale indubbiamente un po’ monotono, sostanzialmente tre giri del lungomare su e giù: il primo giro completo di 21 km, nella “vera” Pescara storica (a sud del fiume) fin oltre la pineta dannunziana, e il secondo ritagliato dal primo, con prevalenza del tratto nord più balneare, entrata in Montesilvano, al cui giro di boa siamo in effetti passati tre volte (km 16, 27, 38). Un giro del genere lo ricordavo nell’altra defunta maratona abruzzese di Martinsicuro, dove però nel 2012 eravamo solo in 112, il che non giustifica l’esistenza di una maratona.

 

Certamente, oggi, un passaggio in meno da Montesilvano, e invece un transito dalla pineta, dagli ampi parchi della zona stadio, e (onorando il nome) dalla casa del Vate e dal leggendario ritrovo del Parrozzo, avrebbero offerto più motivi, diciamo così, turistici. Ma il contraltare sarebbe stato l’attraversamento di zone ad alto traffico, oltre tutto accentuato dal fatto che a Pescara si svolgeva un altro evento mangereccio (e meno male che la partita di calcio si è giocata sabato), e che la giornata Fai aveva attirato visitatori proprio nella zona dannunziana. Dunque, accontentiamoci di un percorso totalmente chiuso al traffico e dedicato a noi (solo 500 metri erano in condivisione con le auto, poche e separate da una staccionata), e di un’organizzazione buona e attrattiva. Che metteva a disposizione pacchetti completi, decisamente economici: non ho difficoltà a dire di aver speso meno di 130 euro per: iscrizione alla 42 per me e alla non competitiva per mia moglie, alloggio in un ottimo B&B a 100 metri dalla stazione e 200 dalla partenza, con rilascio della camera alle 15,30 e dunque possibilità di fare la doccia lì (docce ufficiali: non pervenute); “cena del podista” alla vigilia, pasta party dopo la corsa, pacco gara con maglietta, vino e generi alimentari (e nessuno pensi che fosse una tariffa speciale per il Direttore: gli organizzatori apprenderanno adesso, leggendo il pezzo, che confuso nella massa dei 1300 c’era anche il sottoscritto).

 

Distanza misurata precisamente (il Gps mi dà 42,120, con un sorprendente dislivello complessivo di 100 metri); puntuale la disposizione dei ristori e degli spugnaggi: questi ultimi molto utili, specie nella seconda parte, quando la temperatura è salita oltre i 20 gradi e in molti abbiamo cercato le ombre degli alberi; quanto ai ristori, ho trovato acqua (freschissima sempre) e idrosalini da subito, mentre cibi solidi solo nella seconda metà, presumibilmente per non spartirli con chi correva la mezza. Forse, qualche banana presa più tempestivamente, e magari un po’ di tè tiepido, avrebbero esorcizzato i crampi e le nausee che mi hanno attanagliato dal 30 in poi; ma questi sono problemi che non toccano i più veloci.

 

Ha vinto una vecchia conoscenza del podismo abruzzese e nazionale, il quarantacinquenne Antonello Petrei (ai tempi d’oro, 1.03 nei campionati di maratonina a Rubiera 2006; 2.14 poi 2.15 a Treviso 2006 e 2007) in 2.36:56, 38 secondi meglio del ‘giovane’ Antonio Bucci, 39enne che pare ancora in miglioramento, se è vero che cinque mesi fa a Praga aveva segnato 2.46. Terza un’altra celebrità abruzzese, Vito Sardella, 42 anni, che ricordo di aver sentito definire “buontempone” dal Monetti cronista Rai, quando lo vide in testa, senza sapere chi era, nei primi km di una maratona fine anni Novanta, e lo apostrofò appunto come un “buontempone” alla ricerca di gloria effimera sotto le telecamere. Sardella arrivò fino a un 2.15 a Brescia, poi la sua parabola l’ha portato a 2.37 a Venezia l’anno scorso, 2.42 qui a Pescara.

 

Tra le donne, ha primeggiato la triatleta italo-venezuelana M. Grazia Bianchi Espinoza, che a fine giugno aveva vinto un triathlon breve a Roma: qui addirittura quinta assoluta, in 2.52:09, con distacchi abissali sulla seconda, la 41enne Daniela Hajnal (3.04 a Pisa nel 2013), e sulla terza, la cinquantenne stakanovista Marzia Ottaviani, autrice quest’anno di un 3.10 a Torino due settimane fa, e un 3.11 alla maratona verdiana di febbraio. Solo 27 le donne, davvero una percentuale bassa, che dimostra come il podismo femminile debba ancora fare molti passi da quelle parti.

 

Almeno sei i tappetini chip disposti sulle strade, con l’aggiunta di una annotatrice ‘manuale’ e un fotografo alla boa di Montesilvano. Vastissima la disponibilità di pacemaker, due o tre per ciascuno dei sette gruppi che ho notato nei continui andirivieni, dalle 3.30 alle 5 ore: perfetto tempismo nelle 4.59:47 di Massimo Faleo (altro super-maratoneta, e co-organizzatore della sei ore di sabato), salvo che è arrivato senza compagni, come parecchi altri pacer sui vari tempi. C’è più offerta che domanda, insomma.

 

Pittoresco l’arrivo in coppia dei due penultimi, accreditati di 5.48:46 sulle 6 ore di tempo massimo: Aldo Gallo in abiti femminili, e “ol sindic” Marco Simonazzi, mantovano e consigliere nonché membro di varie commissioni del Club Supermarathon. Premiazioni per i primi tre di ogni categoria, insomma parecchia gente è uscita contenta e appesantita dalla magnifica Piazza Salotto.

facebook2 youtube2  googleplus33 instagram rss 

Classifiche recenti

There are not feed items to display.
  • Check if RSS URL is online
  • Check if RSS contains items

Login Redazione

 

Foto Recenti

There are not feed items to display.
  • Check if RSS URL is online
  • Check if RSS contains items