È tempo di concludere, almeno per chi vi scrive e forse vi ha infastidito con una settimana di racconti corredati da un diluvio di foto… Eppure non c’è stato il tempo di dire tutto, anche perché il fuso orario (domanda facile facile che mi è tornata alla mente in questi giorni: ma perché si chiama “fuso”?), oltretutto digerito solo il lunedì quando era ora di partire, costringeva a spedire i pezzi quando gli eventi non si erano ancora conclusi, perché voi poteste leggerli a un’ora ragionevole.
Così, per esempio, è saltato tutto il resoconto del sabato pomeriggio: il briefing con Gianni Poli (che oltre tutto compiva gli anni, oltre che celebrare il 30° dalla sua vittoria in Central Park) e altre personalità di spicco, tra cui Giovanni Gualdi (all’indomani, primo dei nostri), il giornalista Antonio Ruzzo del “Giornale” (destinato a 4.45), i quasi esordienti in maratona, sotto l’ombrello di Podisti.net, Antonio Dai Pra da Treviso (4.49), Giuliano Peru da Roma (5.08), Graziano Agrò della Rcs (4.23 alla sua prima New York), e la capofila di noi residenti all’hotel Holiday della 48° strada, Carmen Gilardelli, che tutte le mattine usciva per il suo allenamento individuale, ed è stata premiata da un 4.07:22, per la gioia della sorella gemella e dei di lei figli (non podisti).
Dopo il briefing del sabato, la messa apposita per i maratoneti italiani, celebrata alla Nostra Signora di Pompei (chiesa, ovviamente, costruita dagli emigranti di Little Italy): nelle maratone italiane si ha paura di indire una funzione religiosa, che invece all’estero (perlomeno in Germania, a cominciare da Berlino) fa parte del programma ufficiale. Dopo la messa, non c’era che l’imbarazzo della scelta fra le tante pizzerie e ristoranti italiani dell’area attorno a Greenvich Village: tutti affollatissimi, come quello dove siamo capitati noi, venendo serviti da Tommaso, milanese venuto a New York come studente 12 anni fa e qui rimasto con piena soddisfazione. “Emigrante” con piena coscienza e voglia di darsi da fare, non “migrante” più o meno abusivo che protesta per la qualità del cibo e la scarsezza dell’argent de poche, mentre dovrebbe solo baciare la terra che lo sta sfamando.
Non ne avevo parlato, perché rientrando alle 10 e passa di sera, con la sveglia alle 4 dell’indomani per la maratona (con la necessità, dichiarata inderogabile, di prendere i pullman, sebbene New York sia dotata di una metropolitana che ti porterebbe alla partenza ad orari più umani), avevo trovato solo il tempo di spedire qualche decina di foto alla coppia d’oro Elli (Mandelli-Morselli), sempre pronti – specie il primo – a qualunque ora della notte o alle prime luci del giorno, per inserire immagini, mentre Morselli (sfidando la pazienza della moglie nell’anniversario di matrimonio) inseriva classifiche, statistiche e annunci vari. Sfido chiunque a trovare, su qualunque altro giornale, servizi così pieni su New York. Certo, non sui giornali sportivi, nemmeno newyorkesi: li ho letti tutti i giorni della settimana precedente, trovandovi pagine e pagine su basket, rugby e perfino calcio (i gol di Giovinco e Mancosu, ecco dove stanno!), ma niente sulla maratona imminente. Il “New York Times”, tutto preso dal far campagna elettorale per l’avvocata dotata di sensibili protuberanze frontali, si è limitato a pubblicare, il lunedì 7, le classifiche dei primi 35mila arrivati. Gli altri, al massimo due colonnine.
Ma per fortuna che c’è il Morselli, che da domenica sera aveva inserito non solo un primo notiziario ma anche le classifiche dei quasi tremila italiani, dalle quali possiamo ricavare i dati che ci interessano circa le persone incontrate durate questi giorni: così, detto del ritiro dell’ex ministro Lupi (e di suo figlio, col quale aveva annunciato di correre), sono rimasti i senatori a difendere dignitosamente il laticlavio (si dice così?), con Filippo Zucchetti capofila grazie a un 3.23, mentre il manager del gruppo Antonio De Poli ha chiuso sotto le 4.08; delle due graziose senatrici al via, abbiamo notizie solo del 4.12 di Simona Manzato.
Vanni Ceccardi, reggiano con la canotta Podisti.net, è giunto praticamente insieme a me in 4.26:50, come il suo congiunto Luigi Corradini accompagnato all’esordio. Impressionante poi lo schieramento del Paratico, con ben 33 allegri rappresentanti, e tempi che si sono spinti fino alle 2.48.
Ma c’è stata gioia anche per Alex Toselli e il suo accompagnatore Niccolò Vallese (7.37): la loro impresa, dell’uno e dell’altro, supera i contorni della prestazione sportiva, per simboleggiare la volontà di farcela, contro tutto, per arrivare (come disse Eschilo) a conoscere grazie alla sofferenza.
Finisce così la storia della quarantaseiesima maratona di New York, con le sue cifre mostruose di partecipanti; ma ricomincia da oggi stesso, come ricomincia la vita di tutti noi, rigettati nelle ambasce quotidiane, eppure con qualche consapevolezza in più.