L'ottimo resoconto inviato in redazione dal Comitato Organizzatore della gara e già pubblicato mi permette di parlare della gara come semplice partecipante, senza obblighi di cronaca per quanto riguarda classifiche e numeri vari.
In anteprima una piccola precisazione, per tranquillizzare amici e parenti lontani: " sono ancora qua! Eh già ....." prendendo a prestito le parole del concittadino Vasco nazionale. Non ho "lasciato" nessuno, come invece recentemente scritto sul più importante sito di podismo modenese: ci ho un po' sorriso augurandomi che, come si dice, la cosa mi porti fortuna!
Trieste: città dal carattere mitteleuropeo con splendidi palazzi e un aura di grande signorilità che si respira passeggiando nel suo centro storico; gente accogliente e gentile, trattorie che sono piccoli gioielli di ottima cucina e di ambienti dove ti senti accolto come un vecchio amico che torna da un lungo viaggio, alberghi ben gestiti e gestori prodighi di utili indicazioni.
Con queste premesse, la tripla gara organizzata dal team capitanato da Tommaso de Mottoni si è rivelata come una delle più riuscite tra le non poche a cui ho partecipato, alcuni particolari indicatori: il pacco gara consegnato direttamente al nostro albergo e trovato all'arrivo (tra l'altro, costituito da guanti e copriguanti griffati col logo della gara, finalmente un'idea originale), navette in varie combinazioni per andare o tornare dal centro città o dalla partenza all'arrivo o viceversa; insomma c'era solo l'imbarazzo della scelta di come gestirsi; la possibilità dell'invio a metà percorso di una sacca personale (fornita dall'organizzazione), cosa non certamente frequente per un percorso di "soli" 57 km. Insomma, la sensazione, da subito, che si volessero fare le cose per bene.
Veniamo alla gara: sole, sole, sole; vento, vento, vento; sassi, sassi, sassi, freddo, freddo, per tutti; freddissimo, per chi ha fatto la 167 km, con partenza serale e notte su montagne fino ai 1000 mt.
La partenza della 57 km dalla località di Pesek a oltre 400 mt di quota alle 7.30 del mattino, con 6 gradi sotto zero e un bel vento teso, ha reso tutti impazienti di iniziare a correre per potersi scaldare, anche perché in realtà l'attesa si è prolungata di oltre 20 minuti per il ritardo di una navetta. Primi km di discesa per poi iniziare le danze che, per i più lenti come chi scrive, sarebbero durate fino a sera, con un susseguirsi senza soluzione di continuità di brevi ma intense salite alternantisi a speculari discese. Al 5 km si entrava in terra slovena, che ci avrebbe ospitato per circa 8 km, dopodiché il tratto più impegnativo di tutta la gara con due ripidissime discese e risalite di circa 300 mt di dislivello ognuna su terreni che nulla hanno da invidiare ai sentieri valdaostani in fatto di pietrami e sfasciumi, assai insidiosi in quanto assolutamente instabili e con pendenze più che impegnative. Una volta giunti al ristoro del 23mo km in località S.Lorenzo iniziava la parte più soft del percorso, almeno per quanto concerne le salite, che non sono mancate certamente ma non si sono rivelate mai di importanti lunghezze: abbiamo completato l'intero semicerchio alle spalle di Trieste percorrendo i restanti 35 km sull'Altipiano, a quota più o meno costante di 400 mt, buona parte dei quali in single track che ci hanno portato a volte a filo scogliera con vedute spettacolari, come quella sul castello di Miramare, e visibilità di molti km verso il mare aperto o la parte opposta del golfo verso la Slovenia: vedute "mozzafiato", come capita a volte di leggere al riguardo della pianura modenese ricca di stabilimenti ceramici vista dai colli scandianesi...
Mentre in altri momenti si sono attraversati boschi fittissimi che quasi oscuravano la luce di un sole che rimaneva basso sull'orizzonte creando ombre lunghe e giochi di luce particolari.
Abbiamo attraversato gruppi di case e piccoli paesi aggrappati alle rocce, all'interno dei quali si sono trovati ottimi ristori con quantità ingenti di ogni ben di Dio sia dolce che salato, dalla torta millefoglie ai würstel caldi arrostiti, accompagnati da frutta fresca e secca (piccolo particolare che la dice lunga: ho trovato le arance pelate e suddivise spicchio per spicchio, anziché tagliate in quattro come solitamente si trovano!).
Abbiamo intravisto piccole foibe e per quelli come me con qualche anno in più sono tornati alla mente fatti studiati a scuola ma nascosti per lunghi anni.
Abbiamo disceso tratti di sentiero assai scoscesi messi in sicurezza dal soccorso alpino con corde e funi.
Abbiamo incontrato tantissimi volontari che più di noi avranno patito il freddo di una bora non delle più impetuose, ma che comunque ha dato significato al nome della gara.
Per il finale della gara gli ottimi tracciatori (mai avuto problemi di individuazione percorso) ci hanno portato sulla spiaggia rocciosa e scoscesa, che per un paio di km ha messo a dura prova i concorrenti, dopo 55 km di corsa, per giungere all'interno del porticciolo di Portopiccolo, struttura nuovissima che verrà inaugurata a febbraio e ha tutte le caratteristiche per divenire un riferimento per un diporto di alta fascia.
L'arrivo a due passi dall'acqua su un molo illuminato da una notevole coreografia di luci è stato particolarmente suggestivo.
Non credo che avrò (per ragioni anagrafiche che mi spingono a fare sempre gare nuove, non avendo moltissimi anni di corsa da gestire) l'occasione di tornare a Trieste, ma mi sento di consigliare caldamente di spingersi fino là per correre questa gara.