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San.Martino di Castrozza 2017

 

Che rabbia i Supereroi! Quelli belli, magri, forti che in qualsiasi sfida escono … da supereroi!

 

Come mi è venuto in mente di chiedergli di accompagnarmi a una gara? Ah no: è stato lui a chiedere a me “Vorrei fare una gara di corsa” la seconda volta che è uscito a correre in tutta la sua vita. Ci stavamo frequentando, pensavo volesse fare colpo, cercasse un modo per vedermi, visto che tolto il lavoro, la famiglia e gli allenamenti resta gran poco tempo. Invece lo ha fatto sul serio, mi ha spezzato il cuore sfruttandomi solo per la corsa, e me lo ritrovo al via.

 

Descrizione del Supereroe: persona educata (perché kasso mi sarà venuto in mente come prima caratteristica?), gentile, dalle incredibili abilità sportive che si avvicinano a Superpoteri, rispetto ai quali noi poveri esseri umani, lenti e grassocci, nulla possiamo. La sua kryptonite è il Mc Donald’s e tutto il cibo spazzatura, motivo in più per troncare sul nascere qualsiasi rapporto. Non pensate a lui con qualche ridicolo e imbarazzante costume da Supereroe, perché al mio via si è presentato uno SuperEroe Strafico, vestito da vero professionista, scarpe nuove (essendo solo la terza volta che correva), una visierina da tennis che fa tanto belloccio americano da soap opera … ed ecco che finalmente capisco chi mi ricorda: Ridge di Beautiful! Alto, magro, spalle larghe, vita stretta, mascella squadrata.

 

I Supereroi dovrebbero trascorrere il loro tempo a combattere il crimine o la malvagità, non dovrebbero presentarsi al via della Primiero Marathon con una capacità sovraumana di parlare di qualsiasi cosa! Per quanto la partenza della 26 km sia a S. Martino alle 10.30, il mio bisogno di parole, a quell’ora di mattina, è ancora intorno allo ZERO. Ma Ridge parla, mi ringrazia per la quattordicimilaseicentoventiquattresima volta (14.624) per le scarpe che gli ho consigliato, e spero di chiudere l’argomento per sempre rispondendo “Non le ho mica fatte io le scarpe! Ti ho solo accompagnato in negozio!”.

 

Il silenzio non cala neanche dopo il via, momento a me caro per capire che giornata sarà e come andranno le gambe. Mi lascio trasportare dal pigro serpentone di runners che non ha nessuna intenzione di seminarmi lasciandomi sola, pochi minuti dopo la partenza. Osservo le teste colorate saltellare su e giù, con Ridge in sottofondo che parla-parla-parla. Chiusa nel mio silenzio reverenziale, entro nel bosco camminando la prima rampa e cogliendo l’occasione per recitare la mia frase di rito “Vai pure se ti va, non c’è bisogno che mi aspetti”.

 

Ridge: “Sei pazza!! Sono venuto qui per stare con te, non mi importa della gara”.

 

Rifletto su possibili metodi leciti (e illeciti) per ammutolire il mio compagno di corsa mentre incalza “Non ti preoccupare, fai il passo, io tengo il tuo ritmo”.

 

Ancora nessuna idea, mentre la frescura e gli odori del bosco ci circondano e io vorrei solo abbandonarmi al rumore dei passi sulla forestale.

 

Ridge: “Grazie! Sono così felice di essere qui, è tutto merito tuo. Grazie davvero, è una corsa fantastica, che posto meraviglioso. Bellissimo essere qui con te, guarda quante gente, di tutti i tipi, tutti qui per correre.”

 

ECCETERA e/o ETCETERA.

 

Sono spacciata, mi aspettano 26 km di inutile sottofondo umano, vomito di parole indigeste, volgare brusio urbano, deturpamento dei suoni naturali … Alterno corsa e camminata, in questa spirale di pensieri mentre il verde è ovunque e accecante. Davanti a me il serpentone rallenta assecondando la salita, le teste non smettono di alzarsi e abbassarsi quando mi supera una faccia conosciuta e chiamo “Ehii Emmeti!” si gira “Ciao Casalinga!”.

 

Breve saluto come si conviene tra runners in corsa che si godono la corsa: “tutto bene? - sì, grazie; tu? – tutto ok – ciao – ciao”, e accelera per riprendere il suo passo. Ma Ridge è in agguato, il supereroe non viene mai meno alla buona educazione e si presenta, esprimendo da subito la sua gioia per la prima corsa e ringraziandomi nuovamente per averlo portato qui. Mentre ripete uno dei suoi mantra di ringraziamento e racconta, in pillole, la storia della sua vita sportiva costellata di successi, prende il passo di Emmeti che allungando, lo allontana da me. Sempre più distanti, sempre più veloci. La maglia fluo è ancora in vista, la visierina da tennis saltella con ritmo forsennato ma la voce è lontana, posso ascoltare il silenzio.

 

Continuo a correre finché all’orizzonte perdo ogni traccia di Ridge, ma non riesco a rilassarmi, temo da un momento all’altro che si fermi per aspettarmi. Per fortuna non succede niente, siamo al 5° km e mi tranquillizzo. Inizio a godermi la corsa, che nella sua semplicità di bosco-sentiero mi affascina come non fossi mai stata in montagna. Del verde accecante ho già detto, e del profumo di bosco e muschio? Salite ripide e brevi mi tolgono il fiato ma spianano appena in tempo, appena prima che possa lanciare qualche imprecazione mi fanno rifiatare regalandomi “gioia infinita” (cit. Negrita). In questa alternanza impreco-non impreco, appare una schiera di volontari motivatori, posizionati strategicamente nei punti in cui qualche imprecazione contro la salita stava proprio per uscire, ma nooo, non davanti a loro che ti indicano con precisione quante salite mancano alla discesa al lago di Calàita. E discesa fu!

 

Esco dal bosco, socchiudo gli occhi quando il sole mi investe e tento di correre su quel lastricato di pietre messe come solo gli Dei del Podismo sanno fare per complicarti la corsa! Ennesimo ristoro, sono ancora lontana dalla metà gara ma sto bene, ho il mio passo, mi godo tutto, e ripartendo il percorso si tuffa di nuovo in un lunghissimo tratto di bosco, radici e terreno morbidoso, non un fango pesante da impantanarsi, solo un terreno morbido, che attutisce senza imprigionare. Il mio terreno preferito in questa gara, che è più vicina a un trail di quanto lo siano le eco-maratone.

 

I km passano, i ristori si susseguono, la metà gara è passata in un continuo leggero sali-scendi che diventa sempre più scendi e la gambe osano protestare. Le zittisco, me ne vado per la mia strada che incrocia strade … con le auto … rumori di civiltà che annunciano l’imminente fine. Incitamento lungo tutto il percorso, fino alla fine, quindi non mollo, corro tutto. Taglio il traguardo contenta, prendo la medaglia di legno, faccio le foto, accendo il telefono. Diciannove chiamate di Ridge con dodici messaggi WhatsApp inviati 2 ore prima “tutto bene? – dove sei? – quando arrivi? – Faccio la doccia - Ci sei? – faccio il massaggio – mi metto in fila per la pasta – sei arrivata?”.

 

Ok, rispengo il telefono, voglio godermi ancora un po’ di silenzio e le endorfine della gara. Mi infilo in doccia, i Supereroi possono aspettare!

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