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Un anno molto intenso e pieno di soddisfazioni per Stefano Velatta. Dopo l’esordio nelle ultramaratone nel 2014, con 4 gare (sempre nei primi 3 nella cat. SM35), in 4 anni ha preso parte a 22 ultramaratone per oltre 1500 km percorsi. Quest’anno 7 ultramaratone e i personali nella 50 km, 100 km e 6 ore, gare in cui ha altresì vinto il titolo italiano IUTA 2017.

 

Nella classifica individuale maschile del 15° Gran Prix IUTA 2017 di Ultramaratona, Stefano è ora al 2° posto, staccato di poco dall’esperto Fabio Costi (ASD Bergamo Stars Atletica). L’atleta è nato l’11 novembre 1975, vive a Biella assieme alla moglie e due figlie Noemi e Sveva, ha una corsa elastica e muscolare. Pur raggiungendo i suoi migliori tempi in percorsi prevalentemente pianeggianti, non si trova male anche in quelli più ondulati. Oltre alle ultramaratone, Stefano prende parte alle gare su distanze minori con discreti riscontri cronometrici.

 

  SCHEDA ATLETA
 

NOME Stefano COGNOME Velatta DATA DI NASCITA 11/09/1975 CATEGORIA SM40

SOCIETÀ ASD Olimpia Runners ALTEZZA MT 1,70 PESO KG 58 FREQ. CARD. A RIP 40

ALLENATORE Clelia Zola TITOLO DI STUDIO diploma superiore PROFESSIONE operaio

STATO CIVILE coniugato con 2 figlie, Noemi di 15 anni e Sveva di 2 anni

  MIGLIORI PRESTAZIONI
           
5˙000 m   16’43”2 Saint Christophe (AO) FIDAL   21.07.2016
10˙000 m   34’18”   FIDAL   2016
21,097 km   1h12’33”  Trino Vercellese (VC) Mezza Maratona Terre d’Acqua   30.11.2014
42,195 km   2h32’49”  Reggio Emilia Maratona di Reggio Emilia   10.12.2013
50 km   3h15’55”  Castelbolognese (RA) 50 km di Romagna   25.04.2017
100 km   7h17’30”  Seregno (MI) 100 km di Seregno nella Brianza   26.03.2017
6 h   80,553  Corato (BA) 6 ore Coratina   30.04.2017
               

Nel 2015, Velatta ha corso otto ultramaratone, e ne ha vinte 3; alla 100 km delle Alpi l’8 dicembre ha ottenuto il nuovo personale in 7h50’37”, alla terza partecipazione nella distanza. Nel 2016, Velatta ha corso 11 maratone, con miglior tempo a Reggio Emilia il 9 dicembre in 2h34’51”, e 9 maratone sotto 2h50’. Apre il 2017 con la vittoria alla 6a Maratona di Crevalcore il 6 gennaio in 2h41’57”. Poi corre la Marathon Sevilla il 19 febbraio in un ottimo 2h33’13”. Il 26 marzo a Seregno (MI) si aggiudica il titolo italiano nella categoria SM40 e la medaglia di bronzo nella classifica assoluta del Campionato Italiano 100 km Assoluto e Master con il tempo di 7h17’32”. Dichiara: «Sono al settimo cielo per un risultato che sognavo, ma che oggettivamente non era facile da ottenere. Oggi ho corso migliorandomi di un’ora rispetto a due anni fa».

 

L’ultimo successo sabato 5 agosto alla 6 ore di Curinga con l’onorevole titolo italiano sulla 6 ore su strada. Questa la sua dichiarazione nel post-gara: «Era il titolo italiano che mi interessava di più. Siamo partiti alle 18.00 per correre all'interno di un anello cittadino della lunghezza di 3,6 km, con 1 chilometro tutto in salita e con pendenze che, in alcuni tratti, superavano il 15%. Alla partenza c’erano 43° poi, per fortuna, dopo le 22.00 la temperatura si è abbassata fino a 24°, ma c'era molta umidità. Sono riuscito a correre per 73,077 m. Sono stato sempre al comando e sono arrivato ad avere un vantaggio di 15 minuti sul secondo, che poi, alla fine della gara, si è ridotto a 2 chilometri».

 

Quando hai iniziato a praticare l’atletica leggera? «Ho iniziato 6 anni fa (2011), dopo 10 anni di ciclismo su strada».

 

Cosa ti ha spinto a cominciare? «Ho cambiato, perché un mio amico ciclista ha iniziato a parlarmi della corsa che lui usava come alternativa alla bici e si divertiva. Così ho provato ed è stato subito amore per questo sport»».

 

Com’è il tuo approccio all’allenamento? «Oggi mi alleno molto seriamente. Cerco sempre di portare a casa qualcosa di buono. Difficilmente esco tanto per uscire; anche quando mi alleno per recuperare lo faccio sempre con meticolosità. Ero così anche in bici; mi piace inventare allenamenti anche al limite delle mie forze. A volte rientro in casa distrutto ma felice».

 

Quali sono i tuoi obiettivi? «Sicuramente sono il continuo miglioramento sulle lunghe distanze. In particolare vorrei crescere sulla 100 km e scendere sotto il muro delle 7 ore. Sono consapevole che ciò è difficile, ma voglio provarci e avvicinare i 90 km percorsi sulla 6 ore».

 

Riesci a conciliare l’atletica con l’attività lavorativa? «Con il lavoro faccio un po’ i salti mortali; a volte sono costretto ad allenarmi in orari proibiti, anche nelle ore notturne».

 

Quante gare fai mediamente all’anno? «Tanti mi rimproverano di gareggiare troppo. È vero, però a volte uso le gare anche per allenarmi e fare esperienza. Adesso però ho deciso di scegliere con più rigore gli obiettivi».

 

Hai un tecnico che ti segue? «La mia allenatrice si chiama Clelia Zola, allenatrice pure dell’azzurra Valeria Roffino, con la quale condivido almeno un paio di allenamenti a settimana e siamo molto amici».

 

Clelia Zola è un’insegnante di educazione fisica, vice preside del Liceo Scientifico di Biella, fiduciario tecnico regionale per la FIDAL Piemonte. Ma, soprattutto, allenatrice di grandi talenti dell’atletica biellese. La Zola fa parte della storia recente del podismo piemontese. Dopo una brillante carriera in pista e su strada, grazie alla quale ha vestito per due volte la maglia dell’Italia juniores, Clelia ha deciso d’intraprendere assai giovane l’attività di allenatrice, divenendo referente del mezzofondo per la FIDAL. Poi, dal 2008, il nuovo prestigioso incarico nella squadra di Maurizio Damilano, ex marciatore dal glorioso passato: un ruolo di fiduciario tecnico.

 

Com’è la tua alimentazione? «Seguo una dieta che mi prepara un ex ciclista professionista, bilanciata e soprattutto sicura; soprattutto lavoriamo per trovare le giuste dosi per il pre e post-gara e allenamenti».

 

Utilizzi integratori? «Uso integratori di una specifica ditta, che in parte mi sponsorizza».

 

Ti sottoponi a esami del sangue periodici e altre analisi oltre alla visita per il certificato agonistico? «Sono un donatore di sangue da più di 20 anni e faccio 6 donazioni all’anno, donando il plasma, quindi sono sempre sotto stretto controllo».

 

In genere, qual è a tuo giudizio la maggiore criticità in una manifestazione podistica: prezzo, assistenza atleti, traffico automobilistico, scarsa sensibilità dei cittadini o altro? «Io penso che ormai i prezzi abbiano raggiunto un livello altissimo, i premi sempre meno, ma la gente che corre aumenta sempre più, c’è qualcosa che non torna. Io mi inquieto molto quando in una gara sbaglio strada e quindi butto via una prestazione magari ottima; e poi non ti chiede scusa nessuno».

 

Un giudizio sul mondo delle ultramaratone. «In questo mondo ultra ho avuto la fortuna di conoscere persone speciali e soprattutto competenti come Stefano Scevaroli, Luca Sala, Vito Intini e Stefano Severoni».

 

Non ti pare che nel mondo delle ultramaratone in genere si viva un clima particolare, ovvero parecchio entusiasmo da parte di organizzatori, atleti, accompagnatori, con una sana competizione e in definitiva una ridottissima percentuale di incidenti e infortuni nonostante l’impegno a volte gravoso? «Nel mondo ultra ho trovato la mia dimensione: mi diverto anche se la sofferenza è altissima, non ho mai concluso un’ultramaratona avendo ancora energie. Però la soddisfazione di finirla (e io mi ritengo un fortunato a vincerle) è impagabile. Altro aspetto non meno importante è aver conosciuto tantissimi atleti, tecnici e organizzatori con cui ho stretto un buon legame».

 

Dai dati statistici e dal dialogo, emerge come Stefano Velatta si sia affascinato dall’atletica leggera in generale e dal mondo delle ultramaratone in particolare. I suoi risultati acquistano maggiore spessore in quanto egli è seguito da un valido tecnico, cura l’alimentazione e segue controlli clinici, ovvero si applica con criterio e per realizzare ciò non è isolato. Ma è costretto ad allenarsi a volte in condizioni proibitive a causa del lavoro.

 

La scelta di partecipare a un numero elevato di competizioni non è poi da bandire, in quanto la gara è altresì momento di socializzazione; semmai un dato sfavorevole è che per lo più implica spostamenti e un certo stress. Se il Velatta conserverà la spinta interiore che già lo contrassegna, una buona condizione fisica, unita a un’oculata programmazione agonistica, potrà anche ben presto raggiungere altri traguardi ambiti: l’età è a suo favore.

 

Non mi pare inopportuno segnalare un po’ le criticità delle ultramaratone e in fondo delle gare su strada a cui egli fa riferimento: il prezzo elevato, premi non sempre proporzionati all’impegno profuso in allenamenti e gare. Risolvendo queste problematiche, forse anche il mondo africano si affaccerebbe sulla scena di questo affascinante scenario, che pare aver migliorato d’intensità l’esistenza di Stefano, che non è solo lavoratore, padre di famiglia e atleta, ma altresì s’impegna nella solidarietà. L’umiltà che lo contrassegna dovrà essere ancora compagna dei suoi miglioramenti atletici.   

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