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Mercato Cesenatico Alzheimer Marathon 2017 Foto Daniela Gianaroli

 

Sesta edizione di una gara che, come dice il comunicato degli organizzatori, segna il record di partecipazione. Per quanto riguarda i dati certi, quelli cioè registrati con la consueta tempestività da TDS, appare che abbiamo concluso i 42 km in 353 (di cui 56 donne) contro 331 dell’anno scorso. Stazionari gli arrivati dei 30 km (287, di cui 73 donne, contro i 289 del 2016). Discreto successo del nuovo tracciato di 21 km, che ha sostituito i 10 km dell’anno passato raddoppiando gli arrivati (164 contro 84). In calo invece i partecipanti alla 10 miglia non competitiva (ma con registrazione dei tempi): 111 contro 148.

 

Apparentemente si tratta di una gara in discesa, dato che si parte da 175 metri di altitudine (Mercato Saraceno) e si arriva al livello del mare (Cesenatico), ma come mi avevano avvisato fin dalla partenza Paolino Malavasi e Aligi Vandelli - rivali modenesi di tanti lunghi -, i 25 km fino a Cesena sono in realtà un continuo saliscendi. Mi hanno ricordato la Longarone-Belluno-Busche di quest’anno, sulla carta in discesa, nei fatti un “mangia-e-bevi” senza sosta. Il Gps oggi mi segnala 285 metri di discesa complessiva, ma anche 130 di salita, che ci stavano tutti.

 

Mi segnala anche una lunghezza finale di 42,800, che invece non dovrebbe starci; e non è solo il mio cronometro, perché anche dai colleghi di corsa mi sono venute distanze superiori, addirittura fino a 42.950. La differenza coi km indicati dagli striscioni era tollerabile nella prima metà (100-200 metri), poi è cresciuta fuori controllo. E se qualcuno pensa che abbiamo fatto le curve larghe, replicherò che sì, il traffico stradale (su una sede non chiusa ad auto e moto, perlomeno fino a Cesena) ci costringeva a tenere molto spesso la destra, quando forse il tracciato sarà stato misurato sulla linea ideale: ma se è materialmente impossibile seguire questa linea, è anche fuorviante indicare una distanza “ideale” di 42,195.

 

Premesse queste lamentele, e dunque resici conto che si tratta di una gara che certo non aspira alle etichette metalliche ovvero “label” della Fidal, per il resto direi che l’organizzazione abbia funzionato e la giornata sia stata nel complesso piacevole.

 

Abbastanza economiche le tariffe di iscrizione (per i “supermaratoneti” erano ridotte a soli 25 euro), sufficiente il pacco gara pieno di assaggini vari; buona organizzazione delle navette tra partenza e arrivo (quest’anno però dietro modico pagamento di 2 euro); regolari i ristori e buona la segnalazione del percorso (salvo qualche dubbio in Cesena centro e nella parte finale); abbondante presenza di volontari, specialmente nelle molte rotatorie della seconda parte; confortevole la collocazione del centro maratona a Mercato Saraceno, e di lusso il parco di Cesenatico nel quale si arrivava e si godeva di tutti i servizi nel raggio di duecento metri: pranzo finale, dalla pasta all’arrosto e contorno e al gelato (si pagava solo la birra, ma poteva bastare la squisita e gratuita acqua di Ridracoli), docce calde e in spazi confortevoli; sobrietà dello speaker nella persona addirittura di Daniele Menarini, premiazioni tempestive ed estese (i primi 5 di ogni categoria; non parlo pro domo mea perché stavolta sono arrivato 7° su 21).

 

In più, non hanno prezzo le finalità benefiche della gara, oltre al coinvolgimento di ammalati e dei loro assistenti, o di bambini e relativi genitori. La splendida giornata di sole, dopo i timori della vigilia, ma senza troppo caldo (dai 15 ai 23 gradi, per quanto ho visto) ha aiutato, e dato la possibilità a qualche ardimentoso di raggiungere la vicina spiaggia, deliziosamente spopolata, per farsi persino un bagnetto nell’acqua tuttora a temperatura confortevole.

 

La gara, almeno quella vissuta alle mie altezze o bassure, con la finalità di arrivare in fondo godendosi il paesaggio (bella sia la valle del Savio sia l’attraversamento di quel gioiellino che è Cesena), ha permesso di scambiare due o tre chiacchiere con amici vecchi e nuovi: ad esempio Andrea Biazzi da Casalpusterlengo, che ha tentato di farmi arrossire elogiando taluni resoconti di gare su Podisti.net; oppure il “millenario” Vito Piero Ancora, giunto al traguardo vicino all’ingegnere-computista dei supermaratoneti  Mario Liccardi; l’ex presidente dello stesso Club Luciano Bigi, molto brillante in 3.31 (terzo di categoria), mentre sua moglie Monica mi ha raggiunto e superato nel finale, arrivando quinta della sua categoria; né poteva sfuggire alla vista la sempre pimpante e desideratissima Luisa Betti (4.13), anche lei quinta del suo gruppo.

 

Ho poi scoperto alla fine che il trio di giovani signore che mi hanno in un certo senso fatto strada per buona parte del percorso comprendeva l’assessora allo sport di Cesenatico, Gaia Morara, un po’ calata nel finale ma capace di chiudere, con Chiara Amaducci, in 4.40; poco dietro a mamma Simona Bacchi, modenese attardatasi (col marito Alessandro) per l’assistenza a un amico in crisi, poi a sua volta arrivato sul traino dell’onnipresente e inossidabile Cecilia Gandolfi.

 

La rivalità e il sudare sangue lasciamoli, con tutto il rispetto, a quelli davanti.

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