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Alberese Ultratrail del Parco della Maremma 2017

 

Maremma bona, che ganzo!

 

Il 1° ottobre si è svolto l’Ultra Trail del Parco della Maremma, una corsa all’interno dell’omonimo Parco e che ha interessato tutti e tre i Comuni che lo costituiscono: Grosseto, Magliano in Toscana e Orbetello. Una gara di 62 km il cui percorso ha attraversato l’intera area protetta, dalla spiaggia ai boschi dei Monti dell’Uccellina, con un dislivello di 1870 metri e paesaggi mozzafiato.

 

Va in prima battuta un ringraziamento al team dell’organizzazione, che con grande spirito di sacrificio ha messo in piedi una manifestazione a dir poco impeccabile, dando la precedenza alla sicurezza degli atleti tramite la capillare disposizione lungo tutto il tracciato di balise e cartelli vari che indicavano con un certo anticipo le svolte; non sottovalutando neppure la corretta alimentazione di noi trailer, con la presenza di tre ristori composti sia da cibi dolci che salati (ma forse ne avrebbero potuto aggiungere un quarto, anche di soli liquidi).

 

Insomma nulla da eccepire anzi, forse una delle migliori performance logistiche in campo nazionale, che è riuscita a rendere onore al magnifico percorso.  

 

Il tutto ha inizio il sabato con una calorosa accoglienza, tutta toscana, presso il cinema ONC di Alberese, punto di partenza della gara, ove si svolge un convegno che ha per oggetto l’aspetto degli infortuni, a cui ha fa seguito il briefing e un inaspettato buffet.

 

Il tempo per fare quattro chiacchiere con gli amici “i romani”, una passeggiata per digerire e di corsa ognuno ai propri ricoveri in considerazione dell’alzataccia mattutina.

 

Il paese è ancora avvolto nelle tenebre, le persone “normali” ancora dormono, e noi iniziamo una nuova avventura.

 

Al via un atleta a fianco a me cade ma per fortuna si rialza subito. Mi unisco a due compagni di avventura, Nicola e Ivan con i quali trascorrerò parte della giornata. Attraversiamo salendo sin da subito un tracciato immerso nel bosco, nel cuore verde dei Monti dell’Uccellina, per raggiungere la bellissima Abbazia di San Rabano e la rispettiva torre che, in una ampia radura, svettano tra alte piante di leccio con le loro pietre biancastre. E’ ancora buio e la vista riporta ai tempi in cui i viandanti e i pellegrini viaggiavano a piedi la notte. Del sito purtroppo ben poco si è salvato dalla distruzione voluta dai senesi nel 1438, ad eccezione della chiesa, del campanile e della torre di avvistamento trecentesca. A pochi metri si trova Torre Uccellina, pure trecentesca. L’alba ci coglie al quinto km, il punto più alto dei Monti dell’Uccellina, il Poggio dei Lecci (451 m. s.l.m.) ove possiamo ammirare la costa tirrenica con le isole del Giglio, Elba e Corsica, un panorama veramente insuperabile; per transitare poi accanto a Torre Alta, appartenuta agli Aldobrandeschi già all’inizio del XIII sec., dove, secondo quanto narra la leggenda, fu rapita nella metà del XVI sec. dai pirati ottomani Margherita Marsili, detta appunto la “bella Marsilia”.

 

La località Sasso della Signora fa riferimento proprio a lei, che usava recarsi in questo luogo panoramico per riposare e ammirare il paesaggio con meravigliosi scorci sia del mare che dell’entroterra.

 

Transitiamo in un'area ricoperta dalla macchia mediterranea, dove sono visibili i resti di altri edifici, che probabilmente costituiscono i resti del Castello di Collecchio oramai scomparso.

 

Ci arrampichiamo tra fitti boschi di lecci e chiazze di macchia mediterranea, tipica della Maremma, sul crinale di Punta del Corvo, luogo panoramico d'eccezione, da cui possiamo allungare lo sguardo sul Golfo di Talamone; e qui avviene l’incontro con il toscanaccio “il Magi”, uomo tutto di un pezzo che alla veneranda età di 73 anni non ne vuol sentire di riposo, e imperterrito si dà a tutte le discipline, ironman compreso. Siamo ormai verso il 25° km, le gambe cominciano a dolere e per fortuna non fa caldo. Il sentiero, a volte poco agibile per via delle numerose pietre (e bisogna spezzare una lancia a favore dell’organizzazione che nei punti più difficili ha previsto piccole deviazioni all’interno), corre a mezza costa lungo il crinale, con il mare alla nostra destra, proseguendo poi in discesa all’interno della pineta granducale. Raggiungiamo, mediante un ponte in legno per il passaggio pedonale, la spiaggia di Cala di Forno a Magliano in Toscana, considerata tra le maggiori aree protette in Italia. Da qui ci incamminiamo per circa tre km in un paesaggio assolutamente incontaminato attraverso la macchia mediterranea.

 

Correre sulla sabbia non è facile per cui mi sposto sulla battigia ove il terreno è più consistente, anche se talvolta rischio, anche piacevolmente, di bagnare le scarpe. C’è ancora qualche bagnante che prolunga la stagione all’ombra di capanni costruiti con tronchi e rami di color bianco, segno dell’erosione e del lungo tempo passato in mare, che ci incoraggia. Ma lo stupore è al massimo quando da dietro uno di tali capanni vedo spuntare una volpe, che prima è guardinga ma poi si avvicina sfiorando la mia mano tesa: un insolito incontro che mi dà una gioia infinita, e a cui fa seguito la vista da brevissima distanza di una coppia di daini che scorrazzano in piena libertà.

 

Questa piccola baia di Cala di Forno ha avuto nel passato un'importanza non secondaria relativamente alla principale attività produttiva legata alla macchia che copre i Monti dell'Uccellina. Infatti il carbone che veniva prodotto sul versante prospicente il mare era trasportato da carovane di muli verso questa località, quindi caricato su barche di limitato pescaggio e trasferito ai porti di Talamone e Castiglione della Pescaia, da dove, trasferito su battelli più grandi, veniva avviato verso i mercati. Questa attività aveva sicuramente una consistenza notevole, tanto da giustificare la presenza di una dogana per il pagamento dei balzelli.

 

Dalla spiaggia mi inoltro tra ginestre, cisti, ginepri secolari e lecci maestosi in una macchia folta e ricca di aromi. Dopo un tratto di densa boscaglia attraverso il ponte di legno detto “delle tartarughe”, lo percorro costeggiando un vecchio canale di bonifica; si tratta di una delle zone più suggestive del Parco, dove le grotte che si aprono qua e là raccontano millenni di storia, dalle prime frequentazioni umane risalenti al Paleolitico ai ricoveri dei pastori transumanti e delle loro greggi. E’ la volta di una nuova salita su di un terreno roccioso, e raggiungiamo assieme a Pietro, compagno di squadra, la Torre di Castelmarino (XII sec.), dove si contempla un panorama mozzafiato sul mare e le isole dell'Arcipelago Toscano. In basso la pineta rigogliosa di Alberese, il fiume Ombrone che sfocia nel mare: le acque, di colore scuro, si spingono al largo mischiandosi gradatamente con quelle verdi.

 

Delle torri esistenti nel comprensorio del Parco, la maggior parte fu costruita in funzione di difesa dai pirati; sono dislocate sui promontori per una migliore visibilità sul mare.

 

SI ripassa in senso contrario per il Parco dell'Uccellina e dopo, una breve discesa si riprende a salire: si tratta dell’ultima vera erta, il sentiero corre ora lungo il crinale quasi a strapiombo sul mare, posto stavolta alla mia sinistra, visto che si sta tornando verso il punto di partenza. La luce del pomeriggio cambia i toni del paesaggio marino. Di nuovo la discesa: ripida ed infida, più di una volta colpisco con i piedi i sassi riportando danni alle dita. Inizia poi una lunga ed estenuante marcia verso Alberese, la cui vista è coperta da una dolce collina boscosa da dove giungono gruppi di daini con i loro piccoli; tra le foglie del sottobosco si intravedono e si sentono i cinghiali.

 

Finalmente la visuale si apre e riconosco la costruzione ocra, la Villa granducale di Alberese, situata su un'altura che domina il borgo; l’arrivo è ad un km, ecco la chiesa, e l’arco. Anche questa volta ce l’ho fatta! seguono i tre compagni con cui ho condiviso la magnifica giornata e poi le scope Marco, Simone e Antonio che si sono sobbarcate il compito di raccogliere tutte le balise e i cartelli: per questo, da ammirare.

 

Meritevole anche il “terzo tempo” con pizze, torte salate, bevande, etc. Poi antipasto e un piatto di pasta cucinato al momento, doccia calda e fohn, il che non è poco. Sicuramente da ripetere.

 

Il video della gara: https://www.youtube.com/channel/UCfhKnfQoIgClxg1Ws7hn-hw

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