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Eh sì, è quella che ci vuole per tenere duro e portare a termine la Fuerteventura to Run, 3^ edizione, la gara a tappe di 60 km organizzata in terra spagnola, più precisamente nell’isola iberica più “africana” che ci sia, coi suoi soli 97 km che la separano dal continente, ma siamo alle Canarie, in compagnia delle altre belle isole prospicenti, quali Tenerife e Lanzarote.

 

E’ arida, vulcanica con le sue pietre nere a testimoniarlo, spolverata dalla sabbia del vicino Sahara che il vento trasporta lì, fino a formare delle spiagge d’incanto, specie nella parte orientale. E’ qui che si tiene (che si corre) l’ultima delle quattro tappe della competizione: la Medio Maraton Dunas de Fuerteventura, quella che mi ha fatto più soffrire, quella che mi ha fatto “scalare” tutte le marce che avevo fino ad andare fuori giri, tutto in prima, tutto in riserva. E mentre imprecavo tra me e me salendo e scendendo in continuazione da bianche dune sabbiose, tipo deserto del Sahara che non mi aspettavo, mi sgridavo dicendomi che quel nome, quel “Medio Maraton Dunas” avrebbe dovuto darmi qualche chiara indicazione sulla natura del percorso. O almeno qualche sospetto. Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo, com’è giusto che sia, dall’inizio.

 

1^ tappa, Majanicho, 9 km, 120 m di dislivello. In modo autonomo (ma con un “capo-carovana”), con le auto e attraverso una strada panoramica, si raggiunge un piazzale in riva al mare, gli occhi si riempiono di azzurro, l’arco è pronto e noi runner pure. Ecco il via. La vista del mare acquieta lo sforzo, ma presto lo sterrato piega verso l’interno, il vento cala, il sudore aumenta. Ma per fortuna i chilometri non sono poi così tanti, come pure il saliscendi è moderato, e si arriva a varcare la finish line tra gli applausi degli spettatori e di chi è già arrivato (che, nel mio caso, sono tanti).

 

2^ tappa, Tindaya, 14 km, 180 m di dislivello. Qui lo spostamento dal nostro villaggio è un po’ più lungo di quello del giorno prima (circa 26 km invece che 9) e anche qui, come in tutte le tappe, per prima si dà il via ai camminatori. Bella questa formula per i walkers, che può coinvolgere molte più persone di chi proprio podista non è. Qui il percorso è, al contrario del giorno precedente, con partenza dall’interno per poi sbucare sul mare, così, d’improvviso. Da tuffo al cuore.

 

3^ tappa, El Roque, 12 km, 188 m di dislivello. A circa 16 km di trasferimento, il ritrovo è sulla strada che da Lajares va a El Cotillo e dopo i camminatori, ecco che danno il via anche a noi, e qui oggi non è troppo semplice: ci sono delle colline (quasi montagnette) che vanno scollinate due volte e l’interno arido si presenta alle nostre fatiche senza fare sconti.

 

4^ e ultima tappa, Medio Maraton Dunas de Fuerteventura, quella dura di cui vi parlavo (anzi, vi scrivevo). A questo punto, l’organizzazione si “aggancia” alla manifestazione del posto, la sua mezza maratona, che come partecipanti raggiunge i 400 podisti. Della fatica vi ho già detto, della bellezza ancora no. I luoghi che si attraversano sono incantevoli: sabbia bianca su pietre nere, e quella vista costante (dopo l’11° km circa) sull’azzurro del mare. Beh, va bene, arranco, ma ne vale la pena. Arranco fino all’ultimo chilometro, quello d’asfalto, dove i miei piedi finalmente trovano il terreno duro e compatto del bitume e allora le spalle si raddrizzano, la falcata si allunga, lo sguardo si alza. E l’arrivo è lì, a portata di mano, ed è mio. 

 

Il contorno di questo bel viaggio di avventura/sport/relax è tanto, perciò parliamo di contorni, al plurale. Il noleggio dell’auto è incluso nel pacchetto, per cui con la mia amica di stanza abbiamo potuto fare gite come, ad esempio, all’Isla de Los Lobos, un’isoletta d’incanto, con acqua cristallina, a soli 15 minuti (e 15 euro di traghetto) dalla nostra Corralejo, dove siamo alloggiati al La Branda Village (formula all inclusive). Ristorantino sul mare, quasi coi piedi nell’acqua, pesce e paella à go-go a prezzi più che modici. L’ultimo giorno, invece, quello del dopo-gara, sempre con l’auto abbiamo visitato quasi l’intera isola, da nord a sud, sempre più selvaggio, visitando la deliziosa Betancuria, Antigua, Tuineje. Sembrano i nostri paesini di 50 anni fa, con le persone ancora gentili e accoglienti. Il caos e la nevrosi delle città sono lontane.

 

Per correre il clima è ottimo in questo scorcio di tardo autunno (fine ottobre-primi di novembre): sole sì, ma non cocente, e venticello tipo brezza a rinfrescare il sudore degli sforzi del runner. Fuerteventura è, infatti, anche terra (o, meglio, mare) di surfisti che a cavalcioni sulle loro tavole aspettano l’onda per alzarsi in piedi e cavalcarla. Speciale in questo è la Playa de Jarugo, a Puerto del Rosario, una “playa peligrosa e sin vigilancia”, come indica il cartello, ma comunque molto frequentata dai temerari surfisti (e non solo). Siamo sulla stessa latitudine della Florida e del Messico, ma molto molto più vicini (dunque, spese e tempo del viaggio parecchio più contenuti). In Italia è già freddo, qui è ancora e sempre estate.

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