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Palazzuolo sul Senio Trail del cinghiale 2017

 

Chi è dentro è dentro, e chi è fuori… è dentro pure lui!

 

Non essendo più un ragazzino, quando mi iscrivo ad una gara trail che prevede delle barriere orarie da rispettare (cioè tutte) la prima considerazione che faccio è se quelle barriere (cancelli) sono alla mia portata: non mi va proprio di ritrovarmi ultimo ad essere sospinto, in condizione pre-agonica, da premurose “scope” che devono portare l’ultimo al traguardo, costringendo le stesse e tutti i volontari sul percorso a snervanti attese.  E poi diciamolo: anche l’ultimo dei tapascioni deve mantenere un minimo di amor proprio!

 

Ciò detto, quando ho visto la nuova edizione del Trail del Cinghiale che presentava un nuovo percorso a cavallo tra Emilia e Toscana, senza più doppi giri da percorrere ma tutto in linea con 60 km da fare al confortevole passo di 14‘ al km, con un solo cancello a metà percorso coincidente con 7 ore cioè metà del tempo massimo, mi sono detto che era la gara giusta di fine stagione dove godere di una corsa senza troppi affanni e con almeno un paio d’ore di margine per terminarla.

 

Questo l’antefatto, ma veniamo ai fatti: la tempesta di neve e vento del 13 novembre viene a scombinare i piani degli organizzatori abbattendo decine di alberi sui sentieri, resi di fatto impraticabili nonostante gli sforzi di Marco e tutto il suo staff, che  hanno tentato di tutto per  poterci far correre sul percorso originale, ma alla fine si sono visti costretti ad allestire un giro nuovo di zecca che, garantendo sicurezza e assistenza, manteneva km e dislivello pressoché invariati, cosi come comunicato sui siti e social il giovedì precedente la gara.

 

Onore al merito e complimenti per non aver mollato e annullato la gara!  Senonchè, il venerdì sera, al ritiro pettorali veniamo informati che percorrenze, km e barriere orarie sono variate: nello specifico per la 60 km (che dovevo correre io), i km erano divenuti 64, il dislivello diminuito di 300 mt, il primo cancello dopo 33 km e la barriera a 6 ore, con un secondo cancello dopo 52 km a 9 ore; in compenso per ultimare la gara con gli ultimi 12 km avremmo avuto a disposizione ben 5 ore.

 

Pensando che a settembre al Tor de Geants, per salire di 1700 mt dalle Acque Rosse al Col Loson (3300 m.) in 10 km di sentieri ci avevo messo 4 ore (ed eravamo al secondo giorno di gara), mi sono chiesto quale montagna ci potesse essere in quei “tremendi” 12 km nelle periferie di Palazzuolo sul Senio.

 

Comunque sia, alle sette di sabato mattina si parte su un bel percorso che portandoci in 6 km a mille metri di quota ci consente di godere delle luci di un’alba che fa sperare in una giornata serena, come poi non sarà:  la tracciatura è ben posizionata, anche se nella sezione notturna, e in parte bagnata, i catarifrangenti di dimensioni francobollo a volte erano poco visibili; ma questo avviene in molte gare, forse l’alto costo dei nastri rifrangenti induce a moderare le dimensioni: basterebbe mettere 1 € in più ad iscritto per un rotolo 3M in più.

 

I ristori che saranno in numero adeguato sul percorso sono ben forniti e, come quasi sempre, gestiti da volontari ai quali non diremo mai abbastanza “grazie” per la gentilezza e disponibilità. Un plauso particolare al gruppo di giovanissimi dell’ultimo ristoro del 55° km, che sotto un gazebo fiocamente illuminato da una lampada a 12 volt alimentata da una batteria da auto accoglievano i corridori con simpatia, preoccupati di accudirli al meglio.

 

Gara quindi da promuovere per quanto messo in campo come capacità di fronteggiare emergenze e per l’assistenza prestata in gara, prima e dopo la stessa, con docce (di cui non ho usufruito) in posizione comoda al traguardo, pasta party come un vero pranzo, pacco gara nello standard.

 

Non equilibrata invece la disposizione delle barriere orarie che per chi scrive, ma anche per altri 29 concorrenti, avrebbero comportato la squalifica se, ironia della sorte, il cancello delle 9 ore non fosse stato eliminato: peccato che chi correva lo imparava solo dopo esserci arrivato pensando di essere “fuori”, e non veniva avvertito nei ristori precedenti dove si diceva di tutto e il contrario di tutto.

 

Posso assicurare che correre con l’idea di essere stoppati non è bello!

 

Anche se alla fine la classifica mi onora di un 84° posto su 103 classificati, dietro il vincitore Enrico Bonati, modenese del Mud & Snow, che ha finito in 7h04’; la prima donna, Michela Urh, con 7h54’ ha chiuso al 9° posto assoluto.

 

Ben 92 i classificati nel lunghissimo di 90 km, vinto dallo svedese Karl Johan Sorman in 10h14’, davanti al russo Yakov Frenklach in 10h52’; e non si può dimenticare la vincitrice, Marta Poretti, con 14h29’.

 

187, infine, i finisher dei 30 km, regolati da Alessio Giancola (2h40’) e Antonella Bignardi (3h14’).

 

Insomma, far giungere al traguardo quasi 400 intrepidi, in queste condizioni, non è un risultato indifferente: per gli organizzatori e per gli intrepidi.

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