Gli anni sono trascorsi lentamente
E io mi sono trovato solo
Circondato da estranei che ritenevo amici
Vivevo per correre
E correvo per vivere
Quei giorni da vagabondo sono passati per me
Ho molto più a cui pensare
Sono più vecchio ma sto ancora correndo contro il vento
Sono più vecchio ora
E ancora corro contro il vento
Contro il vento
(Bob Seger- 1980)
Le cinque del mattino della solita notte insonne.Inutile girarsi e rigirarsi sotto le coltri. Fece la sua rivoluzione personale. Decise di andare a correre di mattino presto, anche se non faceva parte del suo modus vivendi. Così, facendo la figura del Gregor Samsa de “La metamorfosi” kafkiana, passò dalla posizione fetale (extrema ratio di abbandonarsi al sonno) a quella dell’eterno maratoneta che turba per un attimo i benpensanti del quartiere sfoderando quadricipiti da quindicenne… “E ginocchia da settantenne. Maledetta artrosi delle cartilagini. Cartilagini? E cosa saranno mai le cartilagini. Mica sono tumori o cancri dell’anima, embrioni di depressioni o scazzi esistenziali. Suvvia…..” Si faceva coraggio. Si faceva animo. Quand’ecco la vide. Laggiù, in fondo al corridoio. Alta, vestita di nero. Gli faceva quasi compassione, però. “Vabbè che il medico mi ha diagnosticato questo malanno, ma non penso sia ancora arrivato il momento della fatal quiete…”. Ugo Foscolo si stava agitando nel giaciglio mortale. “No, no, tesoro… lei disse sorridendo a tutta dentatura . Come vedi, non ho portato ancora la falce”. “Se avessi portato anche il martello, mi saresti piaciuta di più”; “Sempre in vena di battute, nevvero? E’ che sono gelosissima di te. Mi stavi tradendo di nuovo per la corsa”. “ Non posso farci niente. Vi voglio tutte e due. Non a caso dico che amo la corsa fino alla morte. Corro e muoio. Ho corso e sono morto almeno dal 1975, anno in cui ho smesso con il calcio”. “Raccontami qualcosa, fammi ridere”- disse lei. “Così conciata sembri Belfagor, il fantasma del Louvre, un filmetto dell’orrore degli anni sessanta con velleità esistenzialistiche. Mi faceva una paura…”; “Ti ho chiesto di farmi ridere!”; “ Allora ti chiedo se sai come si chiama l’unico animale che non può dormire..”; “Non lo so”; “E’ il maialetto: il MAI A LETTO, capito?”; “ Buona questa!”- e le venne spontaneo uno scoppio di risata-“ Ti farò vivere fino a cent’anni pur di sentire queste battute”. “Quando ridi così, somigli a Edinson Cavani, il bomber del Napoli. A pensarci bene avete qualcosa in comune…Lo chiamano “Il matador”. Uccide anche lui”
E io mi sono trovato solo
Circondato da estranei che ritenevo amici
Vivevo per correre
E correvo per vivere
Quei giorni da vagabondo sono passati per me
Ho molto più a cui pensare
Sono più vecchio ma sto ancora correndo contro il vento
Sono più vecchio ora
E ancora corro contro il vento
Contro il vento
(Bob Seger- 1980)
Le cinque del mattino della solita notte insonne.Inutile girarsi e rigirarsi sotto le coltri. Fece la sua rivoluzione personale. Decise di andare a correre di mattino presto, anche se non faceva parte del suo modus vivendi. Così, facendo la figura del Gregor Samsa de “La metamorfosi” kafkiana, passò dalla posizione fetale (extrema ratio di abbandonarsi al sonno) a quella dell’eterno maratoneta che turba per un attimo i benpensanti del quartiere sfoderando quadricipiti da quindicenne… “E ginocchia da settantenne. Maledetta artrosi delle cartilagini. Cartilagini? E cosa saranno mai le cartilagini. Mica sono tumori o cancri dell’anima, embrioni di depressioni o scazzi esistenziali. Suvvia…..” Si faceva coraggio. Si faceva animo. Quand’ecco la vide. Laggiù, in fondo al corridoio. Alta, vestita di nero. Gli faceva quasi compassione, però. “Vabbè che il medico mi ha diagnosticato questo malanno, ma non penso sia ancora arrivato il momento della fatal quiete…”. Ugo Foscolo si stava agitando nel giaciglio mortale. “No, no, tesoro… lei disse sorridendo a tutta dentatura . Come vedi, non ho portato ancora la falce”. “Se avessi portato anche il martello, mi saresti piaciuta di più”; “Sempre in vena di battute, nevvero? E’ che sono gelosissima di te. Mi stavi tradendo di nuovo per la corsa”. “ Non posso farci niente. Vi voglio tutte e due. Non a caso dico che amo la corsa fino alla morte. Corro e muoio. Ho corso e sono morto almeno dal 1975, anno in cui ho smesso con il calcio”. “Raccontami qualcosa, fammi ridere”- disse lei. “Così conciata sembri Belfagor, il fantasma del Louvre, un filmetto dell’orrore degli anni sessanta con velleità esistenzialistiche. Mi faceva una paura…”; “Ti ho chiesto di farmi ridere!”; “ Allora ti chiedo se sai come si chiama l’unico animale che non può dormire..”; “Non lo so”; “E’ il maialetto: il MAI A LETTO, capito?”; “ Buona questa!”- e le venne spontaneo uno scoppio di risata-“ Ti farò vivere fino a cent’anni pur di sentire queste battute”. “Quando ridi così, somigli a Edinson Cavani, il bomber del Napoli. A pensarci bene avete qualcosa in comune…Lo chiamano “Il matador”. Uccide anche lui”