You are now being logged in using your Facebook credentials
Sei andato troppo a fondo

Hai vissuto su aria solida

Hai perso il tuo sonno

E ti sei mosso attraverso aria solida

(“Solid Air”- Nick Drake)

Dunque bisognava andare a Celle. Dunque , alle 19 suona il campanello Mohamed. Saliamo sul bolide e partiamo in una serata caldissima e afosa. Ci mancano solo le zanzare anofele e qualche emittero e potremmo essere in una zona remota dell’Amazzonia (tanto per essere in sintonia con il cognome del vostro redattore). Umidità da sud est asiatico. Ti si appiccica il sudore sulla pelle come in “Apocalypse now”, che ho rivisto qualche giorno fa. Sempre un bel film. Ma bisogna andare a Celle.Zigzaghiamo fra qualche TIR mentre Mohamed mi dice che Salah Hissou adesso fa l’allenatore e che, secondo lui, Hicham El Guerrouj è stato il più grande di tutti i tempi. Nel giro di tre quarti d’ora (come un tempo di una partita di calcio) arriviamo al campo “Olmo”. Fatte le ovvie considerazioni sulla crisi economica, sul fatto che non ci si alleni più come una volta, assistiamo a gare di sicuro valore. Le cose sono tanto più belle quando meno te le aspetti, quando ti sorprendono con una lievità che all’inizio ti coglie inaspettato, poi ti fa quasi venire il magone. E così il keniano Felix Kitur passa ai 400 in 50 secondi e pochi (quasi come Marcello Fiasconaro nell’indimenticabile 1’43”7 davanti a Plachy) e chiude in 1’46”46 sugli 800. Ha fatto tutto da solo, quasi fiero della canottiera del Santa Monica Track Club. Belli anche i 1.500, dove l’etiope Zebede conclude in 3’40”69 davanti al marocchino Yassine (3’41”43). Bene il marocchino del Città di Genova Mohamed El Mounim (3’47”40) e altrettanto bene Andrea Ghia del Cus Genova, che è settimo in 3’51”71 letteralmente spinto sul traguardo dalle urla del papà Marco. Giorgio Ferrando si fa in quattro per presentare gli atleti, commentare: canta e porta la croce. E intanto il meeting continua, quasi stringendo i denti…Come li stringono i partecipanti dei tremila metri, vinti da Lukas Hagume della Cento Torri Pavia in 8’22”58. Non male di questi tempi. Mohamed accusa un po’ di stanchezza e, dopo essere stato con il gruppetto dei primi, giunge settimo in 8’49”80. Del resto, ha saltato tutta la preparazione invernale…Mi fa un effetto strano, per una volta, non buttarmi alla caccia dei risultati, non pigiare sui tasti dei telefonini. Ho seguito la gara a bordo campo incontrando Brignone, Lo Presti, Penone, reduci , sopravvissuti e qualche faccia nuova.Il ritorno è in una Genova appiccicosa, buia e silenziosa. Lascio Mohamed all’altezza di via Balbi. Sembra di tagliare dell’aria solida.Restano le sensazioni dell’odore di campo tagliato da poco vicino all’impianto, le luci artificiali, volti stanchi di una fatica quasi ancestrale, la seconda pelle chiamata atletica. Si ritorna alla cosiddetta normalità.