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Un’eco-mezza da cinque stelle

Chi ama le cose semplici ed essenziali, chi bada alla sostanza più che all’apparenza, non potrà non apprezzare corse come la “Ciaminada Nonesa”, che da qualche anno si svolge verso metà ottobre  a Sarnonico e dintorni, nell’Alta Val di Non. Domenica scorsa, 16 ottobre, la sesta edizione di questa bella eco-mezza - un “trail leggero” inserito nel calendario CSI di Trento - è stata allietata da un clima quasi estivo e da un sole smagliante. Ben diverso era il contesto meteorologico l’anno scorso, quando partecipai per la prima volta alla Ciaminada. Svanito il grigiume e il freddo della precedente edizione, quest’anno ho potuto apprezzare in tutto il suo splendore un percorso che mi è parso quasi perfetto. La zona in cui si corre la “Ciaminada” è, in sostanza, la stessa della più celebre Ciaspolada di Fondo, in programma il 6 gennaio. A differenza della Ciaspolada, però, l’eco-mezza di Sarnonico non attrae folle consistenti di sportivi. Al via, domenica scorsa, eravamo infatti meno di 150 e più o meno altrettanti credo fossero gli appassionati di nordic walking partiti dopo di noi. Pochi ma buoni, verrebbe da dire, considerato che le altre corse in programma lo stesso giorno non offrivano, probabilmente, qualcosa di più o di meglio, sia dal punto di vista del paesaggio che da quello dell’organizzazione, della manifestazione nonesa.

Come si accennava, la Ciaminada non è caratterizzata da difficoltà altimetriche estreme (il dislivello complessivo è di circa 400 metri), nonostante si svolga in ambiente montano. Alcuni tratti del percorso mi hanno ricordato, in particolare, scorci e passaggi della marcia non competitiva di Tres in programma, sempre in Val di Non, a fine agosto. La prima vera salita la si incontra verso il 4° km e consiste  in un tratto dalla pendenza più che abbordabile in mezzo a un’abetaia dove la luce del sole filtra a malapena assumendo quasi una consistenza vaporosa. In precedenza, da notare l’attraversamento di una forra (o “canyon”) lungo il corso di un torrentello, il Rio Sass che scorre a poca distanza da Fondo.

Assai ragionevoli anche le varie discese, con alternanza di tratti su sentiero, asfalto e pista ciclabile, su e giù per colline ancora verdeggianti, borghi tranquilli e pinete ben curate. Particolare prezioso (almeno per chi non ama particolarmente la “pazza folla”): per vari chilometri si corre in perfetta solitudine, soli con se stessi, immersi nel silenzio domenicale e in una natura dalla bellezza dolce e discreta. Impeccabili i ristori, curati da volontari sempre disponibili e cortesi e da bambini che fanno del loro meglio per incoraggiarci. Dopo l’ultima salita, a circa 3 km dall’arrivo, si corre sul crinale di una collina da cui si scorge, in fondo a una conca verde, il campanile di Sarnonico. Le gambe, appesantite da una lunga sosta e da una settimana d’influenza, avvertono la fatica, ma dopo l’ultima discesa erbosa c’è ancora tempo per un tentativo di sprint sotto l’arco giallo dell’arrivo, dove fa un certo effetto sentire il proprio nome scandito ad alta voce dall’annunciatrice bilingue. Il cronometro impietoso indica un tempo superiore di dieci minuti a quello realizzato lo scorso anno, ma stavolta non importa.

Buona anche l’organizzazione del dopo-gara, con un piatto di pasta all’amatriciana offerto a tutti i partecipanti e a coloro che hanno versato un’offerta pro-terremotati. Da rimarcare la quota davvero esigua d’iscrizione (15 euro, senza maggiorazione di prezzo anche per chi s’iscriveva due giorni prima della gara, e maglietta tecnica in omaggio) e l’esemplare sito web della corsa: chiaro, completo e ben aggiornato. Già domenica sera vi apparivano le classifiche della corsa e un ricco servizio fotografico. Cosa chiedere di più a una corsa podistica a cui non credo sia esagerato attribuire cinque stelle?