“Piccole” Dolomiti, grandi salite
In effetti la gara organizzata dagli Ultraberici con Enrico “Pollo” Pollini come direttore d’orchestra, che compie il periplo di quelle che vengono chiamate “Piccole Dolomiti”, ha tutte le caratteristiche di una gara alpina.
La lunghezza: 50 miglia, cioè 83 km, da Piovene Rocchette a Valdagno; il dislivello 5.500 metri; la partenza a mezzanotte e quindi mezza gara al buio; terreni ‘tecnici’, per fortuna le creste del Summano si fanno di notte e l’occhio vede solo dove mettere il piede; sentieri nei boschi, salite che sembrano eterne, per i tapascioni il Carega al 50° km pretende almeno tre ore di vera arrampicata, e non dimentichiamo la salita al Pasubio che con la sua” Strada delle 52 Gallerie” dà il nome alla corsa.
Da qualche parte ho letto che le 52 gallerie si devono fare in 1 ora, penso che non ci riuscirei nemmeno in discesa, ma in salita ne ho impiegata 1 e mezza abbondante: sforzo ripagato dalla bellezza dei panorami con strapiombi vertiginosi su pinnacoli di roccia che si alzano dal fondo valle per centinaia di metri, e visuali di ampio respiro sulle cime circostanti.
Dopo due edizioni contrastate dal maltempo, che in un caso ha costretto gli organizzatori a sospendere la gara, quest’anno il clima è stato più benevolo, con temperature abbastanza fresche: giuste per correre, anche se non è mancato un fortissimo temporale corredato da regolamentari fulmini, però di breve durata. Ad ogni buon conto chi scrive, colto dal fortunale durante la salita al Monte Cornetto, ha preferito ripiegare i bastoncini di alluminio e affidarsi come supporto nella discesa in tratto esposto a un robusto bastone raccolto sul sentiero.
La Trans d’Havet si conferma comunque come gara molto impegnativa, con una seconda parte che non perdona chi fosse partito troppo allegro e senza una corretta gestione alimentare. Nel 2013 la cosa capitò al sottoscritto e il ritiro al 45° km fu inevitabile, l’esperienza si è rivelata preziosa per terminare questa edizione in ottima forma, con gli ultimi km fatti tutti correndo nella speranza, esaudita, di fermare il cronometro prima dello scoccare della 20a ora.
Può sembrare superfluo, ma è doveroso parlare della perfetta macchina organizzativa che si muove dietro le quinte della gara: sinceramente faccio fatica a trovare “quello che non va”: ristori, volontari, sicurezza, tracciatura, pacco gara, servizi pre e post competizione, veramente tutto curato al meglio; anzi, una cosa la posso dire: le docce finali erano a temperatura da altoforno e non c’era modo di regolarle. Ma mi sembra veramente un’inezia.
Appunto: Piccole Dolomiti ma Grande Trail!