
Di fronte a quei paesaggi, che solo la natura è in grado di creare, mi disinteressai della prestazione e nei tratti più caratteristici lasciai spaziare gli occhi, con il freno a mano tirato. Tanto un minuto in meno o in più non conta nulla di fronte a tanta bellezza. La galleria, i ponticelli, le pietraie scoscese sono così divenuti parte integrante dei regali che la corsa mi ha sinora saputo donare.
Non è pertanto un caso che la 30 km del Trentino Alto Adige attiri un gran numero di appassionati, tutti entusiasti di percorrere il lungo sterrato che da Cortina giunge in Alta Pusteria sino a Dobbiaco, e che anche quest’anno quasi tutti i pettorali disponibili siano andati esauriti. Nel dettaglio si sono iscritti 904 rappresentanti del gentil sesso e 3524 di quello forte, per un totale di 4428 podisti.
282 gli stranieri, di cui 76 donne, in rappresentanza di 28 nazioni diverse.
Si sono presentati ai nastri di partenza 4036 atleti (il 91,17% degli iscritti), di cui 799 donne (88,39%) e 3.237 uomini (91,88%). Nel corso della gara si sono ritirati in 140 (il 3,47% di quanti sono partiti), di cui 21 donne (2,63%) e 119 uomini (3,68%).
Quest’anno le partenze sono state scaglionate in due gruppi, e questo deve aver creato qualche imbarazzo nei partecipanti tant’è che in 70 hanno sbagliato scaglione e non sono stati classificati, unitamente agli 8 squalificati.
Sono stati in definitiva classificati in 3.806, vale a dire l’85,95% degli iscritti. Nella composizione per genere, risultano classificati 3.065 uomini, cioè l’86,98% degli iscritti, e 753 donne, vale a dire l’83,30% delle iscritte.
Sebbene il servizio cronometraggio sia stato curato da TDS — che, come ripeterò sino alla noia, almeno finché le cose non miglioreranno, fornisce un’informazione da un punto di vista statistico (e non solo) a dir poco scadente — i calcoli sono stati possibili grazie all’organizzazione che ha gentilmente reso disponibili l’elenco degli iscritti e quello dei gareggianti.
Come già riportato, le partenze sono state scaglionate per evitare assembramenti alla partenza, tuttavia i gruppi sono stati composti, non sulla scorta delle prestazioni conseguite in assoluto negli ultimi anni, ma in base ai tempi ottenuti nelle precedenti edizioni della Cortina Dobbiaco. In definitiva, chi partecipava per la prima volta è rimasto inserito con i più lenti, ed i problemi di rallentamento si sono così ricreati all’interno di ciascun gruppo. A dirla alla veneta, pèso el tacòn del buso (peggio il rattoppo del buco).
A parte il fatto che le partenze differite forse snaturano un po’ l’evento agonistico in sé, il rimedio va comunque meglio adattato alle circostanze. Lo stesso smarrimento di 70 partecipanti che hanno sbagliato gruppo è indicativo di un certo disagio per un approccio diverso dalle classiche griglie, oltre che della notevole rigidità con cui TDS affronta le questioni, avendo stabilito in questa occasione l’esclusione dalla classifica di chi è incorso nell’errore.
Per il resto la manifestazione è stata organizzata con apprezzabile impegno e le sensazioni che ho potuto raccogliere sono state nel complesso molto positive, sebbene qualche piccola lagnanza possa essere sprecata per la non gratuità del pasta party.
Pare che un noioso vento contrario abbia disturbato a tratti la gara. Ciò nonostante i risultati si sono mantenuti in linea con quelli del passato e in qualche caso c’è stato qualche acuto d’un certo spessore. Quello più rilevante è stato compiuto dalla sempre più affidabile Valeria Straneo che con il ragguardevole tempo di 1:47:39 ha demolito il record femminile della manifestazione. Ma c’è stata gloria anche per i master: particolarmente brillante la prestazione di Giovanna Zoccoli (MF50) che ha chiuso con il crono di 2:15:34 e, soprattutto, di Liselotte Staudacher (MF70), capace alla sua giovane età di uno spettacolare 2:49:10, e di Riccardo Dario Fabiani che a 77 anni compiuti ha siglato un 2:52:36 di tutto rispetto.
Ad un ultimo appunto mi spinge l’adozione per le iscrizioni della procedura online Enter Now, che prevede il pagamento di € 2,00 per diritti d’iscrizione e di circa € 0,50 quale costo della transazione. Tali obblighi si aggiungono alla quota d’iscrizione, calcolata in base a quanti si sono iscritti in precedenza (numero computato sulla fiducia dal sistema stesso), e agli eventuali costi del bonifico bancario. Come dire che si aggiungono inutili (e ingiustificati) oneri alle già non banali spese cui i master vanno incontro nel partecipare ad un evento. E questo senza che ne derivi beneficio alcuno.
Trovo la questione poco gradevole e meritevole d’un attento esame da parte della FIDAL: in un periodo di crisi consentire che si gonfino senza alcuna necessità i costi, potrebbe comportare alla lunga un effetto negativo sulle iscrizioni alle competitive. Senza contare che, dopo l’istituzione dei “diritti d’iscrizione”, magari a qualcuno verrà l’idea di attivare i “diritti di spugnaggio”, i “diritti di consegna medaglia” e chi ne ha più ne metta.
Se la si fa liscia una volta, si comincia a prenderci gusto. Come ben si sa.