
Un autobiografia sul running, ma non solo, in quanto lo scrittore, consigliere alla Corte Costituzionale, non si limita alle cronache di gare ed allenamenti, ma con diversi flash back ripercorre tutto il suo rapporto con la corsa, dagli inizi da giovane sprinter, alle belle esperienze sui gradoni dello stadio olimpico, in occasioni dei mondiali del 1987, a tifare Panetta e Gelindo Bordin, bronzo iridato sui 42 km.
Boni non è al suo primo libro, come non è alla sua prima maratona, ed il legame tra scrittura e corsa è per lui ormai indissolubile. Sembra che una dipenda dall’altra e viceversa, perché senza l’azione, mancherebbe poi lo spunto per raccontarsi e raccontare molto altro che con lo sport a ben poco a che fare. Ed i paralleli tra le due “discipline” non mancano. I lunghi allenamenti, come le zone della Capitale e dintorni che vengono toccate, diventano spunto per considerazioni che spaziano a 360 gradi tra arte, sport, letteratura o i ricordi delle vicissitudini patite dalla famiglia, di origine ebrea, durante il ventennio fascista.
Un chilometro dopo l’altro, arriverà il giorno della resa dei conti, una prova da correre anch’essa nella città eterna. Come vada a finire non è giusto raccontarvelo qui e comunque non crediamo sia l’aspetto più importante del libro.
Permetteteci però di chiudere con un commento “tecnico”, dal basso della nostra incompetenza: noi un lungo da 35 chilometri, due settimane prima della gara, ad un amatore non l’avremmo mai consigliato ;-)
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