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Scuderi Sebastiano a

 

NDR: dopo il primo articolo dal titolo VOTAANTONIO! pubblicato lo scorso 1/9, prosegue la collaborazione di Sebastiano Scuderi, discreto ex mezzofondista con un personale di 2 minuti sugli 800. L’autore si presenta così:

Come scrivo in questo pezzo, la mia prima tessera FIDAL risale al 1955 - ero mezzofondista, 800 (in 2’00”) e 1500 - ; sono passato al podismo nel ’75 entrando nel Club dei Supermaratoneti con 63 maratone e 2 Passatori all’attivo; dagli anni ’90 sono stato varie volte Consigliere Regionale del Piemonte, Addetto Stampa per un paio di anni, tesserato dirigente e atleta, oggi  M75; dal 2000 mi occupo dei Regolamenti. Nel 2012 avendo ormai 71 anni non mi sono più candidato, ma il Presidente mi ha chiesto di continuare la cura dei Regolamenti e mi ha assegnato il compito di Coordinatore delle Commissioni: pista, cross, strada, montagna e Master, data la mia esperienza, e ho accettato per amore dell’Atletica.

Ho svolto l’attività di cronista sportivo per 20 anni dopo essere andato in prepensionamento nel 1994 come Funzionario  FIAT Marketing addestramento commerciale; mi sono laureato in Economia e Commercio da studente lavoratore e ho anche pubblicato un libro lo scorso anno non avendo più impegni giornalistici. Per me scrivere è la seconda passione dopo l’atletica.

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Dopo Rio il Presidente del CONI Giovanni Malagò, festeggiando le 28 medaglie conquistate, ha deplorato il flop dell’atletica, aggiungendo in politichese “dovremo esaminarne le cause”: Solo un anno fa, dopo Pechino, aveva detto a proposito dell’atletica:  “E’ stata sicuramente una stagione negativa, è indispensabile cambiare passo”

Non occorre essere il Presidente del CONI per vedere quello che è sotto gli occhi di tutti, la figura umiliante rimediata prima in Cina e - ancor più degradante - a Rio, il distacco evidente tra le prestazioni dei nostri migliori rappresentanti e quelle delle altre nazioni, tranne nella corsa in montagna dove si è avuto il coraggio di cambiare radicalmente i vertici e, quindi, la mentalità.

Per carità di patria lasciamo perdere il deferimento dei 26 P.O. per mancato rispetto della normativa antidoping e l’affare Schwazer, e piuttosto rendiamo omaggio a un grande dell’atletica scomparso alla fine del 2015, Carlo Vittori, uno dei tecnici più grandi che ha avuto l’Italia: basti ricordare le imprese di due suoi pupilli, Pietro Mennea e Marcello Fiasconaro. Brusco e alieno da ogni compromesso non ha mai risparmiato le critiche anche feroci al “sistema”; poco dopo aver appreso della richiesta di squalifica per doping per i  26 atleti azzurri aveva esclamato:

«L'atletica italiana non c'è più già da un bel pezzo, è dai tempi del generale Gianni Gola fino ad oggi che i risultati sono stati sempre peggio»: come dargli torto ?

La mia prima tessera FIDAL risale al lontano 1955, la mia vita è stata un tutt’uno con l’atletica, come atleta, come dirigente di società,  con incarichi federali regionali da oltre 20 anni e dal ’94 anche come giornalista sportivo di un paio di testate locali, ritengo quindi di poter parlare della nostra Atletica con cognizione di causa e, soprattutto, con amore misto a durezza e amarezza, come il grande Vittori, che concluse il suo intervento con una domanda provocatoria: “ma quando lo cacciano questo Giomi ?”

Gianni Gola imperò per 16 anni; il suo vice presidente vicario, Alfio Giomi, dall’89 al 2002; alle elezioni del 2004 si andò a votare col “mal di Gola” e fu eletto, con grandi speranze, il piemontese Franco Arese, che resse il timone per otto anni, ma la situazione non migliorò, anzi… le stesse accuse e gli stessi mugugni risuonarono alle elezioni del 2012, che videro salire al trono Alfio Giomi con due lustri in più sul pizzetto e i pochi capelli bianchi, il “nuovo che avanza”.

Il problema però non è tanto negli uomini, quanto nel sistema atletica: se si vuole cambiare passo occorre un intervento in profondità con riforme che vadano a curare i mali cronici, che si sono venuti ad aggravare in decenni e decenni di politica sportiva col motto “finchè la barca va…”