Tra poco comincerà la campagna elettorale per il rinnovo delle cariche FIDAL, due hanno già annunciato la loro candidatura: Massimo Di Giorgio, udinese 46 anni, primo italiano a superare nell’alto i 2,30, battuto per “cappotto” 92 a 8 (%) dodici anni fa da Franco Arese; e il presidente uscente Alfio Giomi, nonostante avesse promesso quattro anni fa di non ripresentarsi, all’indomani della figuraccia pechinese ci ha ripensato “perché non ho ancora concluso il mio programma” (meno male).
Prima che si scateni la ridda di proclami, di promesse e di aria fritta vorrei gettare un sasso nello stagno “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio” andando alla radice del male, la LEGGE ELETTORALE, il problema dei problemi.
Il sistema basato sulle graduatorie ha generato un’oligarchia, che tende a conservare le proprie posizioni nel proprio interesse è, quindi, restia a cercare nuove soluzioni e osare sperimentazioni innovative. Tenendo d’occhio solo il “delta del Po” si arriva a non avere più atleti di livello internazionale come hanno evidenziato anche le ultime Olimpiadi e Pechino.
“L’atletica cambia presidente, ma non sa cambiare generazione” questo il titolo apparso su La Stampa del 3 dicembre 2012, che fotografa in modo spietato la realtà.
L’Assemblea dei delegati per l’elezione della nuova dirigenza nazionale è un rito bizantino col lungo iter della verifica poteri, cui segue la “cerimonia” in cui i candidati presentano il programma arcinoto e già votato dietro le quinte, si sa benissimo che le posizioni sono predefinite, basta avere l’appoggio delle Società Militari che hanno in mano la maggioranza dei voti e il gioco è fatto.
La “democrazia” richiede però la sua parte e, quindi, chi ha qualcosa da dire si mette in nota; l’ultima volta ci furono 26 richieste di intervento, 5 minuti di tempo massimo per esporre il proprio pensiero, più di due ore, l’ottimista pensa “ finalmente si parlerà di ATLETICA” nulla di più errato, fin dai primi interventi ci si rende conto di essere precipitati per uno scherzo del fato cinico e baro in un’ assemblea di condominio in cui finalmente ci si lascia andare ad esporre tutte le mancanze del vicino di casa, il cane che abbaia, i mozziconi di sigaretta sul balcone, la radio a palla, eccetera.
Poi finalmente si vota per sapere l’esito che già si conosceva, insomma una perdita di tempo e di denaro.
La prossima volta non ci sarà più l’Assemblea dei delegati, ma delle Società , ze pezo el tacon del buso dicono a Verona, immaginiamo quante società si muoveranno a spese loro per recarsi per esempio a Taormina per partecipare ad un ‘Assemblea col risultato predefinito, probabilmente solo quelle con tanti voti; in Piemonte, su 215 società, al massimo una trentina, cioè quelle che fanno attività su pista, escludendo di fatto quelle podistiche che svolgono la maggior parte dell’attività e contribuiscono maggiormente alle casse della Federazione.
E’, quindi, essenziale un nuovo sistema di votazione capace di conciliare la qualità (graduatorie), con la quantità (si consideri che il settore Master rappresenta oggi circa il 60% dei tesserati e più o meno l’80 % degli introiti della Federazione).
La democrazia vorrebbe che ci fosse un voto per ogni tesserato: dirigente, atleta, tecnico, giudice, medico, procuratore, come proposto da alcuni, ma questo probabilmente andrebbe a detrimento della qualità; occorre però non essere orientati solo alla pista, ma anche alla strada, dare più peso agli organizzatori, alle società che maggiormente partecipano alle manifestazioni non stadia, alle società che curano particolarmente l’attività giovanile intrattenendo rapporti col mondo scolastico, non solo dando supporto teorico, ma soprattutto pratico coi propri tecnici a fianco degli insegnanti di educazione fisica.
In conclusione occorre avere l’umiltà di riconoscere la stato di letargo in cui si trova l’Atletica oggi, esaminare spassionatamente tutti gli aspetti che ne condizionano lo svolgimento, positivi e negativi, pensare agli interventi praticabili individuando le priorità, le risorse, le innovazioni e stabilendo un itinerario da percorrere in un orizzonte temporale adeguato e poi partire: “una lunga marcia comincia con un piccolo passo” (Mao)