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Resistente alla fatica: così mi definirei, visto che nel tempo libero macino centinaia di chilometri lungo le valli, i sentieri, i boschi, i versanti e le cime delle mie montagne. D’estate e d’inverno. Dai +30° ai -20°: pratico da anni sport di resistenza e fatica: indipendentemente che fuori splenda il sole, piova, nevichi o soffi gelido il vento da nord. Vivo in Svizzera a Zuoz, 1740 m s.l.m., nei Grigioni – a sud delle Alpi, immersa in paesaggi che alimentano l’ispirazione e fanno venir voglia di muoversi! Per oltre sei mesi all’anno l’Engadina, la mia valle, è ricoperta da un immacolato manto di neve.
Negli altri mesi i colori si alternano come un caleidoscopio: si passa dal marrone al verde tenero, poi esplodono d’un colpo i gialli, rosa, viola e blu dei fiori, si conclude con le mille sfumature dorate dell’autunno. Ritengo la corsa un eccellente sistema di allenamento, da praticare tutto l’anno con la scarpa giusta, a seconda che si tratti di fango, neve, asfalto o sentiero sterrato: d’inverno pratico intensivamente lo sci nordico, intrigante miscela di alta tecnica, condizione fisica eccellente e materiali sofisticati – dalle scarpe ai bastoni, dalle scioline all’abbigliamento e gli accessori. Mi alleno e partecipo regolarmente, nell’arco di tutto l’anno, a tante competizioni…dai -20° del fondo ai +30° della corsa, divertendomi sempre come una matta!
Anche se passano gli anni, quando vedo un pettorale scatta automaticamente il batticuore. Nel podismo prima della corsa sono sempre rilassata: quando c’è allenamento, poi servono solo ritmo e cuore per tagliare il traguardo in scioltezza – in tasca un integratore o due, e via. Ormai ci si conosce, e si parte al passo che ci permetterà di acquistare la velocità media che ci serve per ricoprire la distanza, tenendo in serbatoio qualche energia in più per aumentare, se le gambe ce lo lasciano fare, e dare il massimo in quella giornata e con quel percorso, che sia asfalto o trail. Mai nessun grande pericolo, praticamente nessuna possibilità di sbagliare la scelta dei materiali.
Lo sci nordico è una gran brutta bestia: allenamento, ritmo e cuore sono ingredienti praticamente scontati. Invece il bello comincia il giorno prima della gara, quando devi decidere la sciolina e i materiali, che devono essere provati proprio sullo stesso percorso, e possibilmente alla stessa ora in cui partirai: le temperature influenzano la decisione della sciolina, e devi essere capace di decidere cosa usare in gara. Una sciolina sbagliata significa una gara compromessa, tu ti fidi di chi ti fa gli sci, ma tu solo devi prendere la decisione finale: per questo la notte prima della competizione, anche se ormai hai deciso e sei convinto, ti rigiri comunque nel dubbio e pensi…alla sciolina e alla partenza! Nelle gare di fondo – le mie sono sempre lunghe distanze (dai 15 ai 60km) – la presenza femminile è solo del 10% – ecco perché la partenza è sempre un incubo. Decine e decine di maschi adrenalinici, armati di bastoncini che diventano delle lance: ecco che devo tirar fuori la mia grinta da amazzone, e dopo lo sparo inizio a sviluppare strategie. Infilarsi elegantemente dove si crea spazio, sapendo che noi donne siamo più agili dei maschietti – ma loro spesso non esitano a buttarti a terra: in tal caso in pochi secondi devi controllare se ti sei fatta male, se ti hanno rotto i bastoni, se hai perso gli occhiali o altro – per poi ripartire e magari, perché no, cercare vendetta!
Vivere significa affrontare una sfida dopo l’altra, con il cuore e con le gambe, ogni giorno e ovunque: perché i traguardi non devono essere solo nella mente! Quanta soddisfazione si sente tagliando quella magica linea del traguardo - anche se nevica e i capelli sono ormai diventati dei ghiaccioli, o i crampi partono di colpo, inarrestabili e feroci: ma il sorriso della propria vittoria è lì ad illuminare gli occhi, anche il giorno dopo.
Passo dopo passo.