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Cominciano lentamente ad abbassarsi i riflettori sulla Venice Marathon, anche se per molti giorni ancora ci sarà la caccia al colpevole, le polemiche, la ricerca delle responsabilità. Di certo sarà ricordata a lungo per il clamoroso errore, certamente difficile da accettare da una manifestazione di questo prestigio.
Il mio primo pensiero, quando ho saputo dell’accaduto, è stato per Eyob Ghebrehiwet Faniel, un ragazzo che conosco ed apprezzo come persona, prima ancora che come atleta. Come avrebbe vissuto la vittoria? Qualcuno gli avrà detto che ha vinto facilmente? Nelle gare non si sa mai, figuriamoci in maratona, ma è ragionevole pensare che difficilmente avrebbe vinto. Ma non è questo il punto.
Eyob ha compiuto un’impresa, a prescindere. Ha chiuso in 2:12:16 migliorandosi di oltre 3 minuti rispetto a Firenze 2016 (2:15:39). Così il 2017 diventa l’anno della sua consacrazione: porta il suo personal best a 14’09 sui 5000 metri, a 29’04 sui 10.000, mentre sulla stessa distanza, però in strada, scende a 28’53 al campionato italiano. Ma Eyob dimostra di gradire le lunghe distanze, arrivando 9° alla Stramilano in 1:04:04, per poi migliorarsi nettamente alla mezza maratona di Praga, dove fissa il nuovo personale a 1:03:09.
Benedetto il momento in cui il suo primo allenatore, Vittorio Fasolo, lo ha rubato al calcio e portato sui campi di atletica, a seguire Marco Maddalon. Determinante il suo incontro col prof. Giancarlo Chittolini, che di campioni se ne intende.
Infine, fondamentale che si sia affidato al grande Ruggero Pertile, capace di entrare subito in perfetta sintonia col ragazzo di origine eritrea, italiano dal 2015 (ma vive in Italia da oltre un decennio).
Va dato atto alla Venice Marathon di supportare al meglio questo ragazzo, un compito che probabilmente spetterebbe di più alla nostra federazione. Eppure non mi pare proprio che di grandi o promettenti campioni l’Italia abbondi, di questi tempi.
Tra poco compirà 25 anni, è un talento, ne abbiamo pochi, teniamoceli da conto. Intendo dire, scandalizziamoci pure per tutto quello che è successo e non doveva succedere, ma mettiamoci bene in testa che sui 42195 metri da Stra a Riva Sette Martiri un ragazzo che di talento ne ha tanto ha corso una grande gara.
Accorgiamoci, per il bene suo e dell’atletica tutta.