Permetteteci questa nota sulla Berlin Marathon, senza che voglia sembrare una critica all’edizione numero 44. La capitale tedesca si è dimostrata ancora una volta ai vertici per campo dei partenti e risultati tecnici. Però è mancato il record del mondo.
Vabbè, voi direte, ma i record non sono sempre così automatici. Non basta mettere al via i migliori talenti, motivati ad infrangere il primato, per ottenere il risultato. Tutto vero, peccato che a Monza, lo scorso 6 Maggio, qualcuno ci abbia raccontato una storia diversa, ovvero che sommando condizioni perfette, una gara ad hoc e nuove tecnologie sui materiali, si sarebbe andati sotto le due ore. Che poi Eliud Kipchoge si sia fermato a 2h00’24” non cambia i termini del discorso, in quanto il record 2h02’57”, conseguito da Dennis Kipruto Kimetto nel 2014 proprio a Berlino, era stato comunque sbriciolato.
Potete contestarci su tante affermazioni, ma non sul fatto che da subito abbiamo preso posizione circa l’impossibilità di paragonare il record vero con questa, peraltro bellissima esibizione. Anzi, dopo la conferma della mancata omologazione, su queste colonne abbiamo dichiarato che il tempo sarebbe stato galantuomo. Ed infatti così è stato. Domenica a Berlino, senza auto frangivento, lepri ad alternarsi al comando e rifornimenti volanti, Eliud Kipchoge si è fermato a 2h03’32”. Per carità, è tanta roba, ma non è record del mondo e nemmeno primato personale, lontano anch’esso una trentina di secondi.
Insomma, senza i summenzionati barbatrucchi, in opera a Monza, quale valore aggiunto restava a Kipchoge ed altri compagni di sponsor tecnico? Solo i nuovi innovativi materiali, che poi tanto miracolosi non sono sembrati, visto il cronometro.
Senza voler passare per dei nemici del nuovo, questa volta concedeteci di concludere citando il Campionissimo di ciclismo Alfredo Binda, che una volta ha detto: “Ghe voren i garun”, ci vogliono le cosce/gambe.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.