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Ha fatto più baccano l’impianto comunicativo asservito al potere (sportivo) che il potere stesso in questa vicenda del carniere vuoto che l’atletica tricolore ha portato a casa da Rio. Forse che c’entri la definizionLe planetaria che è l’atletica la Regina dei Giochi? Credo di sì.
Il fatto curioso è che sono stati tirati in ballo solo fattori tecnici: infortuni, insufficiente preparazione, carenze federali individuali e complessive, esclusioni….. Non certo il tifoso, ma anche il più tiepido degli sportivi riconosce che senza un po’ di fortuna fusa insieme al metallo delle medaglie, queste difficilmente te le metti al collo. E lo sanno pure i professionisti della comunicazione con il loro codazzo di guru dell’ultima ora. Però fingono di non saperlo perché operano in un contesto, che non è solo italiano, di “incultura autoritaria” nel quale non c’è posto per la fortuna – per definizione anarchica e senza legge - e quindi non asservibile.
Ci è mancata un po’ di fortuna? E vabbè, sarà per un’altra volta! Troppo difficile per i nostri grandi comunicatori del nulla sportivo comunicare questo semplice pensiero. E allora diventano tutti grandi coach con grandi ricette risolutrici di ogni male dello sport italiano. Mentre lo sport italiano manca di una sola cosa: una politica sportiva degna di questo nome valida per tutto il Paese e per tutti i cittadini. Ce lo spiega in modo sufficientemente chiaro il Prof. Mondoni su Podisti. E se questa politica dovesse finalmente nascere nel nostro Paese, il ruolo della fortuna sarà sempre più marginale.
Credo che quanto sopra sia (purtroppo) patrimonio di tutto lo sport italiano e non solo dell’Atletica. Gli sportivi (non i tifosi) quando chiacchierano amabilmente al Bar dello Sport (non al Bar del Tifo) riconoscono alla fortuna una particina nel “gioco” di qualsiasi disciplina. E, se sportivi ma non tifosi, lo accettano. Nel caso nostro, invece, la fortuna è stata cancellata tout court. Al massimo i media, bontà loro, hanno tirato in ballo la “sfortuna”. Ma qui il discorso si fa troppo complesso e allora torniamo alla realtà:
- L’Atletica è ritenuta a livello mondiale “La Regina dei Giochi”.
- Il CONI si candida ad organizzare In Italia le Olimpiadi del 2024.
- Salvo qualche eccezione le sedi passate erano assegnate dal CIO a Paesi con una forte componente “atletica”. In omaggio alla “Regina”? Ci sta, se nel turbine di miliardi che girano intorno alle Olimpiadi ed a tutto lo sport deve esserci obbligatoriamente una pennellata di “etica sportiva”, di riconoscimento di una superiorità rispetto alle altre.
- Alla cena del CIO il CONI avrebbe voluto farsi accompagnare da una Regina in grande spolvero, ma ciò non sarà possibile e pertanto la Regina deve “pagare” lo sgarro. Spero che chi legge concordi che nessun’altra disciplina paga il piatto vuoto come lo sta pagando la Fidal.
- Il CONI pensa di vincere l’assegnazione dei giochi presentandosi al CIO con una gran paccata di soldi (ma ci sono?) e con una vera Regina in grado di nascondere la mediocrità che contraddistingue, da decenni, lo sport italiano. Sbandiera i miglioramenti (innegabili) ma si dimentica che anche gli altri migliorano. E alcuni Paesi, rispetto a noi, migliorano con il turbo.
- Il governo dello sport italiano non sa accettare la propria mediocrità, non vuole riconoscere la sua inadeguatezza nella costruzione del medagliere. In gran parte, il medagliere è fatto con il “lavoro” individuale di gruppi o addirittura di singole persone.
- Invece (che “sfortuna”!), al pranzo del CIO il CONI cenerà non con la Regina al fianco ma con una semplice Escort con la caverna della felicità vuota, senza neppure una medaglia a coprirla. Succede, succederà sempre e non solo all’Atletica, se continuerà a mancare quella politica per un sistema sportivo che il nostro Paese mai ha visto se non per qualche anno nel Ventennio. Dietro la medaglia, niente…… Solo vuoto e ragnatele.
Più che lo “zero tituli” mi addolora il passaggio - nella presso che totale indifferenza - dell’atletica Regina in atletica Escort. Passaggio favorito anche da parecchi dei “nostri” addetti ai lavori.
Diluisco il dispiacere con un buon Cartizze al Bar dello Sport (non a quello del tifoso) e capto ragionamenti e gossip:
°“ Hai visto in Zimbabwe? Gli atleti tornano da Rio e li arrestano per scarso rendimento”
“Fatto bene. Qui da noi dovrebbero fare come Pinochet in Cile: requisire un campo di calcio e metterli dentro tutti o quasi. Non i nostri atleti ma i loro dirigenti”
“Ma che Pinochet e Pinochet! E la Clinton non si serve delle medaglie olimpiche Usa per la sua campagna elettorale?”
“Beh, e allora? Anche Trump se vuole le può usare. Guarda che là la democrazia c’è, anche quella sportiva”
“No, lui non può perché lui è per la purezza della razza amerikana, odia il meticciato. Anche quello sportivo”
“E i danèe? Ci vorrebbe un Trump italiano, si compra la candidatura e l’è belle che fatta”
“Ma guarda che nello sport italiano stanno arrivando i cinesi. Comprano le Olimpiadi di Roma e con queste anche l’Italia. Paghi uno prendi due.”
“Di Roma?? Ma te se matt? I 5 stelle non le vogliono”
“E allora le faranno a Milano. Sull’onda lunga di Expo ed il PD ciapatutt ce la faranno anche a togliere l’embargo doping alla Russia, se Putin garantirà il metano per scaldare le nostre palestre”
“Ma non venire a discutere di cose dell’altra parte del mondo. Sta qui in Padania, a casa nostra, a ragionare di problemi nostri. La Lombardia quanti medagliati ha fatto a Rio? Pochissimi, forse uno solo. Proprio lei che vuol trainare non solo l’Italia ma anche l’Europa……”
“Per favore, basta tirar dentro la politica nello sport. Non vi ricordate quello che diceva il Mennea buonanima?: nella costruzione del fenomeno sportivo (di base o di vertice non fa differenza) non è la medaglia che conta ma tutto il lavoro che verrà fatto per acchiapparla. E per fare bene tutto il lavoro necessario, occorre un sistema. Sistema che ancora non c’è. E’ vero che veniva da Barletta, ma sulle medaglie e la loro cultura, la sapeva lunga… E anche un po’ scomoda”
Ho finito il Cartizze. Sputo il nocciolo dell’ultima oliva. Prima di uscire pago e faccio la schedina. Chissà mai… la “fortuna”…