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Leggendo il bell’articolo di Rodolfo Lollini, “La legge FIDAL non è uguale per tutti", mi è venuta in mente la figura di Renzo furioso dopo il burrascoso incontro con Azzeccagarbugli, e mi sono chiesto se in realtà è la legge in generale a non essere uguale per tutti.  

 

Pantani era l’unico dopato del Giro d’Italia? Enzo Tortora era veramente uno spacciatore di droga? Dopo anni sappiamo che è stato assolto, questo non per giustificare gli errori, che ci sono, ma perché ho presente l’invettiva di Fra Cristoforo proprio a Renzo: “Ma tu verme della terra, tu vuoi fare giustizia! Tu, lo sai, tu, quale sia la giustizia?”

 

Sul sito federale ci sono tutte le sentenze emesse e le motivazioni e sono andato a consultare il “caso Mirra”.

 

Tralascio il riferimento ai vari articoli  del Regolamento di Giustizia (del CONI) e vengo ai fatti: “Poiché, in occasione della 44^ edizione della gara podistica 100 km del Passatore svoltasi il 28 e il 29 maggio, alla quale Domenico Mirra partecipava col pettorale 888, alterava artificiosamente lo svolgimento e il risultato della stessa gara: segnatamente saliva su un’auto e si faceva trasportare per la parte centrale del percorso, poi vantandosi del tempo effettuato e irridendo i concorrenti che avevano effettuato la gara podistica regolarmente.”

 

Anch’io  nelle due edizioni del Passatore alle quali ho partecipato ho visto podisti salire su un’auto appena dopo i controlli e, francamente, se poi mi avessero preso in giro, non li avrei denunciati, ma presi a pugni.

 

A Mirra sono stati inflitti due anni di squalifica essendoci l’aggravante di essere un Giudice; alla Società responsabile oggettivamente, secondo Statuto, del comportamento del suo atleta è stata inflitta la sanzione pecuniaria ridotta di un terzo per aver preso subito provvedimenti nei confronti del suo tesserato.

 

Sul sistema di giustizia della FIDAL ho già espresso parere negativo: dovrebbe essere decentrato e con procedure più snelle.

 

Ci vorrebbe un “disboscamento” delle norme inutili e velleitarie; gli esempi potrebbero andare avanti per molte pagine, ma penso che basti questo: l’obbligo d’indossare la maglia sociale; come  si può pensare di controllare tutti i 13000 partecipanti alla Maratona di Roma, o anche semplicemente i  300 di una gara media? E poi come incassare le multe relative? Addebitandole alle Società? Ineccepibile burocraticamente, ma provate a farlo.

 

Esistono poi condizioni oggettive di difficile soluzione: in pista tutto è sotto controllo, è facile sanzionare una partenza falsa o un’invasione di corsia; sulla strada è praticamente impossibile controllare il comportamento di tutti gli atleti per tutto il percorso, anche solo dieci chilometri.

 

Nella mia quarantennale esperienza, ho visto alla Maratona di Torino podisti prendere il tram all’inizio di Corso Francia e scendere a Porta Nuova, guadagnando almeno quattro chilometri.

 

Il piacere dell’onestà, splendida commedia di un altro grande della letteratura italiana, Luigi Pirandello, sarebbe il vero antidoto per questa società ipocrita e disonesta, la vera garanzia che la legge, tutta la legge, sia uguale per tutti (e non solo i fessi, come diceva mio padre buonanima).