
Sono stato a lungo attratto da questa manifestazione eppure, per tante ragioni, non ero mai riuscito ad esserci.
Finalmente succede di trovarmi il 27 Ottobre, in quel di Strà, sede della partenza della gara, insieme ad altri 6.000 podisti. La splendida Villa Pisani, la più grande della riviera del Brenta, ci regala una cartolina unica nel suo genere.
Il tempo tutto sommato è quello tipico della laguna in questa stagione, né caldo, né freddo, in compenso un tasso di umidità alle stelle che renderà ancora maggiore la fatica per arrivare a Venezia. Addirittura la nebbia, cosa che impedirà agli elicotteri di alzarsi subito in volo con conseguenze sulle riprese televisive della RAI, però, in base a quanto mi hanno raccontato, difficile giustificare un (dis)servizio così totale su una manifestazione così importante.
Si parte con qualche minuto di ritardo, niente di male, però un po’ di musica in più e qualche chiacchera in meno avrebbe reso meno noiosa l’attesa, tanto è vero che dopo la decima volta che veniva chiesto di alzare le mani in tanti ci siamo stufati di farlo.
Pronti, via. La fiumana di runners si avvia lungo la statale 11, il fiume Brenta a farci da gradevole compagnia per quasi 20 chilometri, un accompagnamento molto gradevole per chi, come me, spesso corre a fianco dei navigli milanesi. La strada non scende, infatti il fiume scorre molto lento, eppure hai la sensazione di essere in impercettibile discesa. La prima sorpresa, per me, è la gente, un sacco di gente lungo il percorso. A parte le tante orchestrine che ti allietano e distraggono, la cosa che più mi ha colpito è la moltitudine di persone, anche un sacco di bambini che cercano di batterti il cinque ( ne avrò battuti cento! E come puoi rifiutare?). Certamente è un fatto di rispetto ed educazione proprio delle persone di questi posti, però immagino che alla radice di questa partecipazione ci sia stata una campagna intelligente di promozione e sensibilizzazione da parte dei promotori della manifestazione.
Ogni paese che si attraversa è una festa, applausi, incoraggiamenti, sorrisi, non pensi proprio alla fatica, forse anche perchè di strada ne hai fatta ancora poca…..
Scorrono i chilometri, si susseguono le ville sul Brenta, difficile rimanere indifferenti di fronte alla loro bellezza.
Nei dintorni del passaggio alla mezza si attraversa la zona di Porto Marghera, l’unico tratto un po’ brutto, peraltro molto breve , di un percorso che ho trovato veramente bello.
I ristori sono sempre ben attrezzati, il rifornimento è facile, anche perché presente sui due lati della strada, il personale è sveglio e attento, non ho mai dovuto prendermi da bere da solo. Dettagli? Particolari irrilevanti? si, forse, però anche da questo si vede l’attenzione e la cura di chi organizza le gare.
Verso il km 26 si attraverso Mestre e il calore della folla è, se possibile, ancora maggiore che in precedenza.
Poco dopo si entra nel parco di San Giuliano, sede dell’Exposport nei giorni precedenti; per accedere al parco si passa su un cavalcavia che pare non finire mai, ma anche i vari saliscendi che arriveranno poco dopo si fanno sentire.
Qualcuno comincia ad avere crampi, certamente queste ondulazioni incidono,altrettanto vero che molti hanno sottovalutato il clima, un grado di umidità molto elevato, ma non è caldo per cui non si beve quando e quanto si dovrebbe e quando arrivano i crampi spesso è tardi.
Dalle “alture” del parco si intravede Venezia, non so se è un bene oppure un male, perché i cartelli crudelmente ti dicono che sei al km 31.
E finalmente, si fa per dire, sei sul ponte della Libertà, un rettilineo che non finisce mai, con Venezia che sembra vicina eppure ancora così lontana. Ero stato messo in guardia dalle difficoltà di questo tratto, sono circa 4 chilometri nel mezzo della laguna, senza l’incitamento della gente, col vento che di norma ti soffia sempre contro. In realtà quel poco di vento l’ho apprezzato, perché aiutava a portare via un po’ di quel tanto sudore che continuava a formarsi, per via di un’umidità esagerata.
Il ristoro del km 35, più o meno a metà del ponte, è probabilmente il più gradito, sei in mezzo al nulla, sei nei dintorni del “muro” del maratoneta. E Venezia sembra non arrivare mai.
Ed invece arriva, al Tronchetto e si entra nella zona del porto, si passa a fianco delle navi da crociera, imponenti. Se ti è rimasto un barlume di lucidità noti lo stridente contrasto tra case e monumenti e questi grattacieli viaggianti che sembrano parcheggiati in mezzo a loro. Ma è una distrazione che dura un attimo, ci sono gli ultimi chilometri da fare, i più difficili.
Però qui entra in gioco la magia della città, con la gente che aumenta sempre più , qualcuno ti chiama per il tuo nome che legge sul pettorale , qualche gondoliere dal canale che ti incoraggia. Arrivano i ponti, il cartello dice che saranno 14.
Però qui entra in gioco la magia della città, con la gente che aumenta sempre più , qualcuno ti chiama per il tuo nome che legge sul pettorale , qualche gondoliere dal canale che ti incoraggia. Arrivano i ponti, il cartello dice che saranno 14.
Qui le gambe devono fare il miracolo di sorreggerti , ma forse ancora più importante è il contributo della mente che deve cercare di comandarle. Dopo si susseguono due momenti che difficilmente potrò dimenticare; il primo è il lungo ponte di barche sul Canal Grande , hai l’impressione di correre sull’acqua, l’amica Chiara me lo aveva detto, impossibile non distogliere lo sguardo per un attimo dalla tua maratona, ti guardi attorno e dai un senso ancora più importante alla tua fatica, alla tua partecipazione.
E poi il passaggio in piazza San Marco, quella piazza che chissà quante volte nell’arco dell’anno è “bagnata” dell’acqua, con tutti i grossi problemi che ne conseguono; oggi invece è una grande festa, tantissima gente ad accoglierti, ad incitarti , il passaggio tra la gente non è larghissimo ma proprio per questo favorisce ulteriormente il tifo, ti senti letteralmente sospinto.
Ormai siamo agli ultimi otto ponti, un paio di passaggi un po’ stretti ti fanno sentire la gente ancora più vicina.
E’ fatta, manca veramente poco, e quando sei in cima all’ultimo ponte vedi il gonfiabile al traguardo di Riva Sette Martiri, percorri il rettilineo di arrivo con la sensazione di aver compiuto un impresa, tanto faticosa quanto emozionante.
Non mi sottraggo alla chiamata dello speaker Paolo Mutton, effervescente come sempre, vuole un commento a caldo che più caldo non si può, lo faccio volentieri, è una splendida occasione per ringraziare la gente, gli organizzatori e tutti quelli che hanno faticato e gioito partecipando ad una maratona veramente bella.
Replico volentieri col suo collega Julius, in lingua inglese. Well done, Venice Marathon, great race. See you again.
Replico volentieri col suo collega Julius, in lingua inglese. Well done, Venice Marathon, great race. See you again.