Che la prima edizione della "Unesco Cities Marathon" fosse stata messa in piedi in modo veloce e per certi aspetti "dilettantesco" a molti era balzato agli occhi. A metterci il carico da 11 ci si era messo anche il meteo che aveva flagellato con pioggia e freddo prima e con vento contrario poi, tutto il WE della prima edizione.
Forse per parificare, Giove Pluvio e i suoi soci, per la seconda hanno regalato al Friuli un WE dipinto col pennello. 3 giorni di cielo terso, aria tiepida ma non calda, brezza e profumi.
Se, come scriveva Ippolito Nievo, il Friuli è "un piccolo compendio dell'universo" per la "seconda volta" della "UNESCO" questa terra si è presentata al meglio per accogliere chi voleva godersi una corsa che è, già dall'idea, qualcosa che va "oltre" la semplice maratona.
Una maratona che collega due città "Patrimonio dell'umanità UNESCO", la longobarda Cividale del Friuli (Forum Iulii) e la romana Aquileia, passando attraverso la fortezza veneziana stellata di Palmanova, città candidata a diventare sito "Unesco". Una meraviglia dalle colline al mare. Un'idea colta fin da subito anche dalle istituzioni che, ancora hanno collaborato senza pestarsi i piedi per far sì che tutto potesse svolgersi al meglio.
Il comitato organizzatore, dopo un buon lavoro di propaganda sul territorio italiano ha fatto tesoro dei limiti evidenti della prima edizione (ma forse è meglio chiamarla "edizione zero").
Partiamo dall'inversione del percorso. Partenza da Cividale del Friuli.
Mattinata frizzantina, ma limpida. Già dalle 7 molte decine di atleti percorrevano il bellissimo "Ponte del Diavolo" sulla profonda valle del Natisone per riscaldare al meglio il "motore" in vista di quella che si prefigurava (e si sarebbe confermato) un percorso veloce, lineare e potenzialmente da PB per molti maratoneti.
9.30. Il via viene dato con i figuranti in costume a far da contorno. Problemi di "visti" hanno impedito ai top africani di essere presenti con l'intera truppa, ma il parterre era comunque di buon livello. Qui, comunque racconto la gara dei "poveri" (quindi, in primis, la mia).
Il serpentone degli oltre 500 maratoneti e dei quasi 300 staffettisti scende attraverso strade larghe e perfettamente sigillate ad ogni incrocio. Perfetto il lavoro della "Protezione civile" del Friuli che, come già lo scorso anno, ha fatto un lavoro impeccabile, non limitandosi al solo controllo di incroci e pericoli, ma sfoderando anche saluti e applausi per tutti. Non una sola faccia annoiata in tutto il percorso. Bravi.
Certo, il pubblico lungo il percorso non era numeroso e caldo, anche per i lunghi tratti extraurbani, ma nei centri abitati, molta gente applaudiva il sudore dei runners. Primo aspetto da migliorare, comunque, il coinvolgimento del territorio dal punto di vista del "calore". Male non farebbero, gruppi di musicisti, scolaresche...
Si transita da Manzano, (ex) capitale mondiale della sedia che piano si sta risollevando da una crisi tremenda, e San Giovanni al Natisone che ne ha condiviso il destino. Unica asperità del percorso il sottopasso ferroviario. Ripido. La strada scorre veloce e passo passo, dopo il CO di mezza maratona si arriva a Palmanova. A "porta Cividale", ingresso nordest della città fortezza, siamo accolti da figuranti in costume da soldati della Serenissima che urlano ordini e saluti. Bello. All'interno, musica e al termine del lungo viale si spalanca la splendida "piazza grande" dove sul ghiaino, tra due ali di gente e musica avviene il "cambio" delle staffette (KM25.7). Ben divisi e segnalati i percorsi, non potevano interferire creando intralci. Si esce proseguendo verso "porta Aquileia" dalla quale si transita salutati da altri armigeri.
Emozionante. Comincia il tratto in piano. Largo, liscio, rapido. Si transita davanti al casello autostradale (chiuso per la circostanza, altro miracolo quasi impensabile in altre situazioni). Forse a causa dell'ora, la gente sul percorso comincia ad essere di più. LA temperatura si è alzata, ma per fortuna ristori e spugnaggi sono abbondanti, pur senza inutili fronzoli. Acqua, the, zucchero, frutta, sali. Anzi...una piccola importante attenzione. Ogni ristoro aveva, separato e segnalato, anche il tavolino riservato agli atleti intolleranti al glutine. Può sembrare un inutile manierismo, ma anche da queste cose si possono comprendere i miglioramenti e le attenzioni degli organizzatori.
Passa Cervignano e ormai manca poco. Si rallenta il ritmo un po’ per calcolo, spesso per necessità, le crisi cominciano a farsi vedere e sentire. Siamo nella bassa pianura Friulana, ma numerosi sono alle prese con "muri" da scalare.
Molti quelli che camminano vinti dal caldo e da andature troppo veloci nella prima parte di gara. Stesso destino che ha colpito il "TOP" secondo classificato, che ha pagato con una crisi "nera" la sua spavalda andatura. Da lontano si intravede il potente campanile della basilica di Aquileia. Manca poco ma per molti (compreso il sottoscritto) quel poco passa con fatica. La gente, sorride, applaude, spinge, ma le gambe non sono dello stesso parere. La brezza asciuga il sudore e i muscoli. Crampi...
Ormai è fatta. L'arrivo è una vera perla. 150 metri in fronte alla Basilica e premiazione con due belle sorridenti friulane sulla Piazza Romana a piazzarti la (bella) medaglia al collo.
Musica, abbondante ristoro e tanta storia nel post gara.
A 300 metri le docce (freschette), piene di gente, ma non certo maltrattate dai reduci.
Alle 4 del pomeriggio, a maratona ampiamente terminata anche dai più lenti, un aspetto mi sorprende; parcheggi ancora abbondantemente occupati da auto e camper. Ritorno verso la zona arrivi e confermo piacevolmente quello che era il mio sospetto.
Dalla Basilica, con i suoi meravigliosi mosaici preromani, agli scavi, i ruderi, letteralmente invasi di podisti, e amici. Evidentemente (ma c'erano dubbi?), il runner non è un semplice percorritore di strade, ma comprende quando queste strade percorrono luoghi dove l'uomo e la sua storia hanno lasciato segni e meraviglie di altri e spesso cruenti passaggi. Sport e cultura.
Per chiudere. Notevole il passo avanti rispetto alla prima edizione. I bagni chimici lungo il percorso, l'assistenza, i ristori. Da migliorare l'aspetto delle comunicazioni, dei trasporti, che devono avere orari e riferimenti precisi, il "village" ancora un po’ scarno e alcuni aspetti un po’ troppo "dilettantistici", ma in via di miglioramento.
La direzione (anche della gara, da nord a sud) è quella giusta per rendere davvero splendida una maratona che corre nella storia e nella bellezza, non solo delle città che attraversa, ma di un intera regione, il Friuli, da sempre ai margini dei grandi flussi turistici, e forse per questo ancora tutta da scoprire.
Tempo poche edizioni e questa "Unesco Cities Marathon" non mancherà di diventare una delle più importanti e partecipate maratone del nord Italia.
Mille partecipanti (tra maratona, staffetta e la 16.5k) non sono pochi anche perché il doppio della edizione "zero".
Il volano è partito e la forza non manca. Propaganda, passaparola e attenzione ai dettagli faranno il resto.
Speriamo...
Forse per parificare, Giove Pluvio e i suoi soci, per la seconda hanno regalato al Friuli un WE dipinto col pennello. 3 giorni di cielo terso, aria tiepida ma non calda, brezza e profumi.
Se, come scriveva Ippolito Nievo, il Friuli è "un piccolo compendio dell'universo" per la "seconda volta" della "UNESCO" questa terra si è presentata al meglio per accogliere chi voleva godersi una corsa che è, già dall'idea, qualcosa che va "oltre" la semplice maratona.
Una maratona che collega due città "Patrimonio dell'umanità UNESCO", la longobarda Cividale del Friuli (Forum Iulii) e la romana Aquileia, passando attraverso la fortezza veneziana stellata di Palmanova, città candidata a diventare sito "Unesco". Una meraviglia dalle colline al mare. Un'idea colta fin da subito anche dalle istituzioni che, ancora hanno collaborato senza pestarsi i piedi per far sì che tutto potesse svolgersi al meglio.
Il comitato organizzatore, dopo un buon lavoro di propaganda sul territorio italiano ha fatto tesoro dei limiti evidenti della prima edizione (ma forse è meglio chiamarla "edizione zero").
Partiamo dall'inversione del percorso. Partenza da Cividale del Friuli.
Mattinata frizzantina, ma limpida. Già dalle 7 molte decine di atleti percorrevano il bellissimo "Ponte del Diavolo" sulla profonda valle del Natisone per riscaldare al meglio il "motore" in vista di quella che si prefigurava (e si sarebbe confermato) un percorso veloce, lineare e potenzialmente da PB per molti maratoneti.
9.30. Il via viene dato con i figuranti in costume a far da contorno. Problemi di "visti" hanno impedito ai top africani di essere presenti con l'intera truppa, ma il parterre era comunque di buon livello. Qui, comunque racconto la gara dei "poveri" (quindi, in primis, la mia).
Il serpentone degli oltre 500 maratoneti e dei quasi 300 staffettisti scende attraverso strade larghe e perfettamente sigillate ad ogni incrocio. Perfetto il lavoro della "Protezione civile" del Friuli che, come già lo scorso anno, ha fatto un lavoro impeccabile, non limitandosi al solo controllo di incroci e pericoli, ma sfoderando anche saluti e applausi per tutti. Non una sola faccia annoiata in tutto il percorso. Bravi.
Certo, il pubblico lungo il percorso non era numeroso e caldo, anche per i lunghi tratti extraurbani, ma nei centri abitati, molta gente applaudiva il sudore dei runners. Primo aspetto da migliorare, comunque, il coinvolgimento del territorio dal punto di vista del "calore". Male non farebbero, gruppi di musicisti, scolaresche...
Si transita da Manzano, (ex) capitale mondiale della sedia che piano si sta risollevando da una crisi tremenda, e San Giovanni al Natisone che ne ha condiviso il destino. Unica asperità del percorso il sottopasso ferroviario. Ripido. La strada scorre veloce e passo passo, dopo il CO di mezza maratona si arriva a Palmanova. A "porta Cividale", ingresso nordest della città fortezza, siamo accolti da figuranti in costume da soldati della Serenissima che urlano ordini e saluti. Bello. All'interno, musica e al termine del lungo viale si spalanca la splendida "piazza grande" dove sul ghiaino, tra due ali di gente e musica avviene il "cambio" delle staffette (KM25.7). Ben divisi e segnalati i percorsi, non potevano interferire creando intralci. Si esce proseguendo verso "porta Aquileia" dalla quale si transita salutati da altri armigeri.
Emozionante. Comincia il tratto in piano. Largo, liscio, rapido. Si transita davanti al casello autostradale (chiuso per la circostanza, altro miracolo quasi impensabile in altre situazioni). Forse a causa dell'ora, la gente sul percorso comincia ad essere di più. LA temperatura si è alzata, ma per fortuna ristori e spugnaggi sono abbondanti, pur senza inutili fronzoli. Acqua, the, zucchero, frutta, sali. Anzi...una piccola importante attenzione. Ogni ristoro aveva, separato e segnalato, anche il tavolino riservato agli atleti intolleranti al glutine. Può sembrare un inutile manierismo, ma anche da queste cose si possono comprendere i miglioramenti e le attenzioni degli organizzatori.
Passa Cervignano e ormai manca poco. Si rallenta il ritmo un po’ per calcolo, spesso per necessità, le crisi cominciano a farsi vedere e sentire. Siamo nella bassa pianura Friulana, ma numerosi sono alle prese con "muri" da scalare.
Molti quelli che camminano vinti dal caldo e da andature troppo veloci nella prima parte di gara. Stesso destino che ha colpito il "TOP" secondo classificato, che ha pagato con una crisi "nera" la sua spavalda andatura. Da lontano si intravede il potente campanile della basilica di Aquileia. Manca poco ma per molti (compreso il sottoscritto) quel poco passa con fatica. La gente, sorride, applaude, spinge, ma le gambe non sono dello stesso parere. La brezza asciuga il sudore e i muscoli. Crampi...
Ormai è fatta. L'arrivo è una vera perla. 150 metri in fronte alla Basilica e premiazione con due belle sorridenti friulane sulla Piazza Romana a piazzarti la (bella) medaglia al collo.
Musica, abbondante ristoro e tanta storia nel post gara.
A 300 metri le docce (freschette), piene di gente, ma non certo maltrattate dai reduci.
Alle 4 del pomeriggio, a maratona ampiamente terminata anche dai più lenti, un aspetto mi sorprende; parcheggi ancora abbondantemente occupati da auto e camper. Ritorno verso la zona arrivi e confermo piacevolmente quello che era il mio sospetto.
Dalla Basilica, con i suoi meravigliosi mosaici preromani, agli scavi, i ruderi, letteralmente invasi di podisti, e amici. Evidentemente (ma c'erano dubbi?), il runner non è un semplice percorritore di strade, ma comprende quando queste strade percorrono luoghi dove l'uomo e la sua storia hanno lasciato segni e meraviglie di altri e spesso cruenti passaggi. Sport e cultura.
Per chiudere. Notevole il passo avanti rispetto alla prima edizione. I bagni chimici lungo il percorso, l'assistenza, i ristori. Da migliorare l'aspetto delle comunicazioni, dei trasporti, che devono avere orari e riferimenti precisi, il "village" ancora un po’ scarno e alcuni aspetti un po’ troppo "dilettantistici", ma in via di miglioramento.
La direzione (anche della gara, da nord a sud) è quella giusta per rendere davvero splendida una maratona che corre nella storia e nella bellezza, non solo delle città che attraversa, ma di un intera regione, il Friuli, da sempre ai margini dei grandi flussi turistici, e forse per questo ancora tutta da scoprire.
Tempo poche edizioni e questa "Unesco Cities Marathon" non mancherà di diventare una delle più importanti e partecipate maratone del nord Italia.
Mille partecipanti (tra maratona, staffetta e la 16.5k) non sono pochi anche perché il doppio della edizione "zero".
Il volano è partito e la forza non manca. Propaganda, passaparola e attenzione ai dettagli faranno il resto.
Speriamo...