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Ci sono 42 km di emozioni nelle maratone, di sensazioni fisiche, di pensieri, di passi, uno dopo l'altro. Di cieli che cambiano luci, di aria che si fa pioggia, di gocce d'acqua che scendono dal cielo e di sudore che cola da ogni parte del corpo. Ci sono immagini che si rincorrono, istanti che fanno una maratona differente dall'altra, e quella di ciascuno dalle maratone degli altri. E allora quella di Padova, la Maratona del Santo che si è corsa domenica, la vorrei raccontare così, in modo un po' personale, perché grazie alla moto staffetta ho potuto vedere e vivere la maratona dal primo all'ultimo istante, come testimone privilegiato di piccoli frammenti della gara di tutti e delle corse di molti.

Se potessi salvare delle immagini, oltre quelle che ho fotografato, metterei al primo posto quella della testa del serpendone dei 3650 atleti, che si è definita da subito: quattro proiettili lanciati ad aprire la gara verso la vittoria fin dai primi metri, tre uomini africani e un brasiliano, che dal via hanno segnato il passo dei più veloci. Il pacer Rukundo Sylvain del Rwanda ha tirato per una trentina di chilometri, instancabile e leggero come una gazzella, il gruppo proteso verso il podio composto dai keniani Kimani Pharis e Magut Eliud, assieme al brasiliano Franck Caldeira. Soffertissimo il ritiro del giovane Magut, che a qualche centinaia di metri dall'entrata in Prato della Valle ha cercato l'appoggio delle transenne fino ad accasciarsi e riprendersi un paio di volte, cedendo poi esausto e soccorso dall'ambulanza. E, allora, ecco la volata finale di Kimani e Caldeira, che fino quel momento avevano mantenuto il testa a testa, pur con un'impennata di ritmo dall'entrata in Padova, fino a quando in vantaggio di una manciata di metri sul brasiliano, Kimani è andato a tagliare il traguardo con un tempo di 2h13'3”. Approfittando dell'abbandono di Magut, il podio si è colorato d'azzurro con l'arrivo al terzo posto di Fabio Mella, atleta bresciano che ha trovato assieme al bronzo anche il proprio personale con 2h26'42”, seguito da un altro italiano: l'acclamatissimo Giuliano Virgis, autentico profeta in patria che con i suoi 2h32'45” ha dato lustro all'Atletica Città di Padova.

Salverei poi il fotofinish della splendida Fatna Maraoui, che ha incorniciato l'oro femminile di azzurro, e che con 2h6'32” si è aggiudicata, in corsa con la maglia dell'Esercito Italiano, il record personale e una candidatura per gli europei di Zurigo, anticipando di 3 minuti la portoghese Vera Nunes.

Indimenticabile il sorriso festoso e semplice come solo un diciottenne può avere, dell'etiope Tasfeleem Gebrearegawi che ha fermato il cronometro della mezza maratona a 1h02'30”, arrivando quasi a sorpresa confuso tra i maratoneti.

Tra le immagini più suggestive la festosa partenza a Campodarsego sotto un cielo che non prometteva niente di buono, ma, a parte uno scrollone di pochi minuti, ha poi retto pur con pesanti grigissimi nuvoloni, preceduta dall'inno di Mameli suonato dalla banda e dalla benedizione del parroco, prima dei cicloni e delle carrozzine, poi dei podisti con oltre 3650 partecipanti. Belle le immagini dei paesi in festa al passaggio dei maratoneti, del pubblico entusiasta e partecipe, delle grida di incitamento rivolte soprattutto ai campioni locali, delle bandiere tricolore appese alle finestre e lungo le vie, dei tanti volontari e delle forze dell'ordine che hanno ricreato un tracciato assolutamente protetto e veloce. Indimenticabili gli arrivi di tutti e di ciascuno, dopo i top runner, i maratoneti sono arrivati soli, a gruppetti e a grappoli, mischiati poi con i runner della mezza maratona il cui start sempre da Campodarsego si è inserito al passaggio di circuito della 42 km. Occhi al cielo, segni della croce, gesti di esultanza e di vittoria, braccia aperte come ali, gambe pesanti come marmo, abbracci di chi era arrivato prima, figli in braccio per gli ultimi faticosissimi, ma gioiosi passi, e poi tanto colore con parrucche, travestimenti, magliette con slogan di ogni tipo, e fumogeni e coriandoli per i gruppi più organizzati, compresa la solidarietà delle Onlus partecipanti, per un'autentica festa dello sport e del sociale. Protagonista il running.