Ha per simbolo la chiocciola, la Maratona delle Cattedrali. Quel mollusco lento nei movimenti con sul capo quattro antenne, due usate come occhi e due come organi di senso. Appunto, bisogna trasformarsi in chiocciola durante questa maratona, rallentare il ritmo e dare libertà ai sensi per goderla pienamente. Una maratona slow, insomma. A cominciare dalla presentazione di martedì, 13 dicembre, a Barletta nella suggestiva cornice del Palazzo Della Marra, meraviglioso esempio di barocco leccese, sede della Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” ricca di 172 opere del pittore barlettano. Sempre nella Città della Disfida, si continua domenica, 18 dicembre, tra le absidi del Duomo romanico dell’XI sec. e il fossato dell’imponente castello normanno-svevo. Qui, a due passi dal mare, sono raccolti 623 maratoneti che veleggeranno alla volta di Trani, Bisceglie (sede della partenza della mezza maratona con 451 iscritti), Molfetta e Giovinazzo, ove è collocato il traguardo. Gli organizzatori parlano della presenza di concorrenti provenienti da quattro continenti (manca l’Australia), 17 nazioni e per 1/3 da fuori regione, ma alle orecchie giunge soltanto la miriade dei dialetti locali, tanti quanti è lunga la Puglia. Sono in procinto di salpare per un viaggio sotto-costa del litorale nord-barese, andando verso sud, alla ricerca delle cinque cattedrali romaniche, affacciate sul mare e circondate da borghi medievali. Catapultati nel bel mezzo del 1200, gli atleti si troveranno al cospetto di superbe architetture riflettentesi nell’Adriatico e suggestioni paesaggistiche tipicamente mediterranee. Naturalmente, oltre alla valenza culturale, nulla toglie che questa gara possa essere vissuta come un fatto devozionale, un pellegrinaggio verso i luoghi di fede, un Cammino di Compostela in miniatura.
La città di Pietro Mennea viene solo sfiorata dalla maratona, indugiandovi per un tempo non superiore al suo primato dei 200 m. Per la settecentesca Porta Marina si esce dal centro storico marinaro, si aggira il porto, si corre parallelamente alla spiaggia di levante, si contorna la zona industriale in preda ad una crisi senza fine, e si perviene sulla rettilinea SS 16 per raggiungere Trani. Agganciato ai pacer delle ore 4:15, supero Marinella Satta che si diverte a schiaffeggiare un pallone rimbalzante sull’asfalto. A stupirmi non è la ex cestista ed ex azzurra dell’ultramaratona, sono i chilometri del percorso messi a casaccio. Solo intorno al 10° km, in vista delle segherie della zona industriale di Trani, Città della Pietra, la misurazione diviene meno approssimativa. Tutto si spiega col fatto che il giorno precedente la gara si è cancellato il percorso nel centro storico di Barletta. A fine maratona, il gps, che non è la bocca della verità come potrebbe essere l’odometro, segnerà 42,700 km.
La maratona si illumina d’immenso quando all’improvviso appare la cattedrale di Trani, la regina del romanico, che sembra in procinto di prendere il largo per solcare l’Adriatico. Valorizzata da una splendida piazza, è formata da tre chiese sovrapposte e un ipogeo ancora più giù. Al profumo d’incenso del Duomo segue quello del pescato che si respira nel circumnavigare il porto naturale attorno al quale si raggomitola la città.
Sul panoramico lungomare (14° km), mi sta stretto il ritmo delle ore 4:15, e allungo il passo. Sono tutto intento ad osservare da lontano la chiesa di Santa Maria di Colonna situata sulla penisoletta di Capo Colonna, un edificio romanico con un rosone traforato affacciato su un arco a tutto tondo sostenuto da colonne. Nel 1480, durante un assalto dei Saraceni, ad un crocifisso ligneo fu inferto un colpo di accetta sul naso che sanguinò tanto da colorare di rosso il mare. E’ il 16° km, e non mi accorgo di aver superato un maratoneta dalla figura slanciata. “Sono ridotto così male che non mi riconosci?” Non l’avevo riconosciuto! Ma non perché corresse male! La verità è che il Direttore per una quindicina d’anni è arrivato quasi sempre prima di me al traguardo, per cui non conosco il suo stile di corsa visto da tergo. E’ dalla maratona di Ravenna dello scorso anno che i ruoli si sono invertiti, e sistematicamente lo raggiungo a metà percorso. Anche a Reggio Emilia 2015, il Direttore s’illude di avermi preceduto, ma se si va a dare un’occhiata al tempo reale le cose stanno diversamente.
L’aver superato e staccato Fabio Marri agisce su di me come una sferzata di energia …e via verso Bisceglie, dove per 21 anni sono stato aiuto ortopedico. Questo tratto di SS 16 è gradevole per essere libero da insediamenti industriali e per correre parallelo al mare che s’infrange sulla costa rocciosa. E’ una continua alternanza di saliscendi che richiedono un certo impegno muscolare, conferendo alla maratona caratteristiche similcollinari.
Diversamente da quella di Trani, la cattedrale di Bisceglie appare in fondo ad una stradina medievale, le si passa accanto per un attimo ed è l’unica che non sorge proprio sul mare. E’ meno imponente, ma ben inserita nel contesto del borgo antico.
La scenografia ricompare a Molfetta, dove la facciata del duomo, massiccio edificio romanico con tre cupole piramidali e due eleganti campanili, si compiace ammirarsi nelle acque limpide del porto naturale, tra le barche ciondolanti.
La SS 16 verso Giovinazzo riserva sorprese a Cala del Doge. Qui, nel 1003, il doge veneziano Pietro Orseolo II si fermò per organizzare la controffensiva finale per sventare il tentativo dei Saraceni di impadronirsi di Bari. Tra calette, torri di avvistamento e abitazioni sparse, si giunge in città e, attraverso l’Arco di Traiano, si penetra nel dedalo delle viuzze del centro storico che avvolge il minuscolo porto. Grandiosa, massiccia e alta emerge la cattedrale sul borgo marinaro. All’improvviso, passati sotto un altro arco, si giunge nella vasta piazza dell’arrivo piena di sole. Il mio orologio segna 4:08:47. Ho tagliato il traguardo in spinta, e alla prossima maratona mi incollerò fin dalla partenza ai pace makers delle 4 ore.
Percorso ben segnalato e chiuso al traffico; sufficienti i ristori; confusionario il luogo ritiro borse e il ristoro finale; coinvolgenti i pace makers. Non previsto il bus per il ritorno a Barletta, ma tutti hanno trovato un passaggio in macchina per raggiungere la zona di partenza: alla carenza organizzativa ha provveduto la solidarietà dei concorrenti. 808 classificati nel 2014, 643 nel 2015 e 535 nel 2016, un risultato non giustificabile con la concomitanza di altre maratone. La sostanza c’è, ma la cura dei particolari è deficitaria. Senza il coinvolgimento diretto delle associazioni sportive delle città attraversate, difficilmente potrà spiccare il volo per realizzare grandi numeri, che sono alla portata per l’alto numero dei maratoneti pugliesi.