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Il 20 Gennaio in una sala gremita, attorniata da volumi sportivi, Irene Righetti, giornalista e runner, ha presentato il suo primo libro edito da La Carmelina, in compagnia di Marco Olmo, Giusy Versace, Maurizio Baglini e Mariangela Gatti, quattro dei 42 protagonisti de “Il Papa non corre”.
Pubblicato lo scorso dicembre, impreziosito dalla splendida introduzione di Emanuela Audisio, firma storica di “la Repubblica”, e già presentato a Ferrara, città natale dell’autrice e culla del running, due giorni fa ha finalmente fatto il suo ingresso ufficiale nella metropoli milanese.
L’incontro è stato moderato da Vittorio Nava, vice direttore di Runner’s World, che ha introdotto il libro al pubblico e presentato i campioni intervenuti, seduti accanto all’autrice. Ha esordito Nava: «Non il solito libro dedicato alla corsa o ai corridori. Irene va oltre. Scopre un’altra verità. Una serie di interviste che con grande sensibilità sono divenute altrettanti racconti capaci di farci comprendere la quotidianità di personaggi più o meno celebri, questo poco importa, attraverso il filtro della corsa».
42 interviste, tanti quanti i chilometri della maratona, 42 spaccati di vita di persone straordinarie, 42 modi di vivere la distanza in maniera differente. La corsa come sfida, la corsa per stare bene, per sognare, divertirsi, per sfidare qualcuno, se stessi o il mondo intero. C’è sudore, fatica, gioia, cadute, rinascite e tanta emozione nelle 229 pagine scritte in quasi due anni di incontri, arricchite da quattordici fotografie in bianco e nero.
Il titolo? «È stato Joe Bastianich, ristoratore e giudice di MasterChef, a darmi l’idea – ha spiegato l’autrice - gli chiesi del viaggio apostolico che Benedetto XVI fece a New York. Disse che la madre cucinò per Ratzinger, mentre lui gli fece da cameriere. Poi puntualizzò, “il Papa però non corre”. Oggi posso dire con certezza che non corre quello Emerito (l’intervista risale al gennaio 2013, pochi giorni prima delle clamorose d
imissioni), ma quello in carica sempre pronto a stupirci?!».

Le domande e le risposte si sono piacevolmente susseguite e alternate fra gli ospiti presenti. Al pianista Maurizio Baglini è stato chiesto come vive il running: «La musica è diventata il mio metronomo. Questa mattina ho fatto 17 chilometri sul tapis roulant memorizzando i pezzi che suonerò in concerto (dopo poche ore è partito per un recital a Potenza)».
Il simbolo dell’ultra trail Marco Olmo inondato di richieste di autografi, e giunto apposta da Robilante, paesino di duemila anime tra i monti cuneesi, impiegandovi oltre quattro ore di treno, ha esordito dicendo: «Non è stato un problema arrivare sin qui, non sono mica venuto di corsa!».
E alla domanda se correre sia un po’ come volare, come scrive la Righetti, ha spiegato: «C’è un attimo in cui entrambi i piedi sono staccati dal terreno e ti sembra di volare. Certo non devi inseguire ed essere inseguito».
Per Mariangela Gatti, campionessa di maratona Over 70 e pittrice, che ha iniziato a macinare chilometri all’età 64 anni e da allora non si è più fermata, la corsa è: «Sinonimo di libertà, gioia pura e incontenibile».
Giusy Versace, atleta paralimpica e presidente dell’associazione “Disabili No Limits”, con naturalezza ha raccontato dell’incidente che le rivoluzionò la vita, ma anche di quando si avvicinò, quasi per caso, alla corsa: «Quando corsi la prima volta mi sono sentita viva; provai una sensazione incredibile, mi sembrava di poter conquistare il mondo». Non poteva che essere la campionessa dei 100 e 200 metri, a chiudere l’incontro leggendo l’ultimo capitolo del libro, dedicato a Pietro Mennea, il grande velocista bianco dal cuore nero scomparso lo scorso marzo. «195 parole – ha detto Giusy – che fanno emozionare, commuovere».