Alex Schwazer si sta allenando e vuole andare a Rio per i Giochi del 2016: Gerhard Brandstaetter, l’avvocato del marciatore, ha confermato l’anticipazione del settimanale «Ff». Anzi ha aggiunto che: "Alex ha sofferto molto per l'errore commesso, ha pagato un prezzo sproporzionato in confronto ad altri peccatori. Si allena ed è in ottime condizioni fisiche". L'obiettivo ora è quello di una riduzione della squalifica per doping e l'affidamento ai servizi sociali. In sede penale, infatti, la difesa sembra intenzionata a chiedere la sospensione del procedimento con messa alla prova, con legge introdotta pochi mesi fa, e l'affidamento ai servizi sociali presso una struttura per anziani di Vipiteno; in sede sportiva, si vuole invocare la riduzione della squalifica per la positività che scade a gennaio 2016 (i tre anni e mezzo inflitti dal Tribunale nazionale antidoping per la positività all’Epo il 30 luglio 2012). Ma secondo gli inquirenti, i reati contestati riguardano un arco di tempo ben più ampio della vigilia di Londra 2012, l'unico periodo per il quale Schwazer finora ha ammesso l'uso di sostanze dopanti. C’è, inoltre, anche da considerare il codice etico della Fidal che prevede che «chiunque incorra in squalifiche pari o superiori ai due anni, sulla base delle attuali normative antidoping, perde, da quel momento, il diritto a vestire la maglia azzurra».
Ma Schwazer giovedì tornerà allo stadio Olimpico per rispondere alle domande dei procuratori antidoping del Coni in un procedimento in cui rischia un'altra maxi squalifica per altre due contestazioni per violazioni del codice Wada: il 2.3 e il 2.5. Due accuse che, entrambe, prevedono due anni di squalifica: tentata elusione del controllo (nasce dal fatto che l'ex campione aveva dato la sua disponibilità a sottoporsi ai controlli nella cittadina di Racines, quando invece si trovava a Obertsdorf, in Germania); sospetta manomissione o la tentata manomissione, dato che nell'auto del marciatore fu trovata una bottiglia con dell'urina, della quale non si è ancora capito a cosa servisse. Complessivamente altri quattro anni, ma basterebbe anche solo una delle due per spegnere il sogno di un rientro a Rio 2016.
Ecco, per concludere, il parere del presidente del Coni, Giovanni Malagò, sulla questione: "È comprensibile, umano e anche legittimo, che una difesa sviluppi ragionamenti di questo genere ma, certe decisioni, non spettano a me, ci sono organi tecnici chiamati a valutare certe situazioni e, anche se in questo caso si tratta della giustizia sportiva del Coni, essa per me è un organo tecnico che deve decidere in modo del tutto indipendente. Per conseguenza, non spetta a me valutare l'entità delle sanzioni".