Dopo il deferimento e la la richiesta di 2 anni di squalifica da parte della Procura antidoping per eluso controllo", ma tradotta dalla maggior parte dei (disinformati) media come doping, i 26 atleti azzurri coinvolti hanno deciso di difendersi e di affidarsi a quattro avvocati di grande e chiara fama.
Riuniti all’Una Hotel Roma, convinti a "Non aspettare inermi davanti ad un muro di essere fucilati dopo un processo sommario!", i 26 atleti si sono così affidati agli avvocati Giulia Bongiorno (famosa per aver difeso tempo fa Giulio Andreotti e, recentemente, Raffaele Sollecito nel processo Kercher), Antonio DeRensis (legale della famiglia Pantani), Giovanni Fontana e Fabio Milano.
Giulia Salis, portavoce degli atleti, ha affermato: «Ci siamo guardati in faccia per la prima volta dopo l'accadutoe abbiamo convenuto che il modo migliore per affrontare la situazione è agire con granitica compattezza. Così faremo».
Fabrizio Donato ha dichiarato: "Siamo vittime di una situazione paradossale che si è creata per colpa del malfunzionamento di un sistema sulla cui efficienza avrebbero dovuto vigilare Coni e Fidal. Non possiamo certo pagare noi per gli errori di qualcun altro. Per ora pensiamo a difenderci, ma non escludiamo di intraprendere anche azioni volte a risarcirci, per quanto possibile, dei danni di immagine ed economici che questa vicenda ci ha causato".
Alla riunione ha partecipato anche il presidente della Fidal, Alfio Giomi, accompagnato dall'avvocato della Federazione Guido Valori, pronto, come già dichiarato, a non lasciare soli gli atleti: "Quello che deve essere molto chiaro a tutti è che non stiamo in nessun modo parlando di una questione legata all'assunzione di sostanze dopanti. In ogni modo è una vicenda che deve risolversi in tempi brevi perché molti di questi ragazzi si stanno preparando all'Olimpiade di Rio e devono poterlo fare con la giusta condizione psicofisica".