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E sono dieci! Nonostante la non proprio sportiva concorrenza delle 10 maratone sul lago d’Orta, la “Sei ore per le vie di Curinga” continua la sua marcia, presentando sulla linea di partenza 88 iscritti, cui vanno aggiunti i 10 della maratona, gli 11 della mezzamaratona e le 3 staffette. Una marcia dignitosa, non quella trionfale delle prime 6 edizioni in cui la sola gara regina schierava oltre 150 partecipanti, ponendola fra le migliori della specialità per qualità, quantità e ospitalità.

 

Da quattro anni patisce la coincidenza di data con la serie di maratone che si svolgono sul bellissimo lago piemontese. Nulla da eccepire, la concorrenza migliora il prodotto. Trattandosi, però, di organizzatori appartenenti al Club Super Marathon Italia fondato da Sergio Tampieri, l’etica associativa avrebbe consigliato la non sovrapposizione da parte dell’ultimo arrivato: era proprio impossibile spostare di un solo giorno l’inizio delle 10 maratone?

 

In soccorso di patron GB Malacari è giunta la IUTA, che ha riconosciuto la validità del suo impegno decennale, affidando alla sua gara l’organizzazione del Campionato Italiano della Sei giorni su strada.

 

Nella città calabrese si perviene dopo aver abbandonato la A3 a livello di Lamezia Terme ed essersi inoltrati nell’entroterra per una decina di chilometri. Dall’alto dei suoi 380 m, si domina la piana lametina e il “tremolar della marina” del golfo di Sant’Eufemia. Appena giunti, ti portano a vedere un platano orientale che, dicono, essere il più grande d’Europa e il pioppo nero più grande d’Italia, che in un paese in preda agli incendi rincuora l’animo.

 

La 6 ore di sabato sera, 5 agosto, è l’ultimo atto di un triduo di festa cominciato il giovedì con le gare dei bambini e continuato il venerdì con l’esibizione di bande musicali. Alle ore 7:00 di venerdì, si è corsa la seconda edizione della “Maratona in pineta”, un warm up per i seioristi. Sette i classificati che hanno girato per sette volte in un circuito di 6 km ricavato nell’ombrosa pineta prospiciente  l’immenso litorale sabbioso con vista sul placidissimo mare, applauditi dalle cicale che frinivano senza fine. Dato l’entusiasmo suscitato, dicono che GB Malacari ne organizzerà una serie consecutiva di cinque il prossimo anno, per poi raggiungere l’obiettivo di dieci ed oltre. Sarà una bella scelta tra lago e mare!

 

E’ provvidenziale la partenza alle ore 18:00, e non soltanto per il sole che nel tramontare rende più sopportabile la calura estiva. I partecipanti hanno avuto il tempo di smaltire l’abbondante pasta party delle ore 13:00 e di riposare in palestra. C’è molto entusiasmo in piazzetta, che ha come sfondo la facciata neoclassica della chiesa dell’Immacolata, affollata di residenti e di curinghesi di ritorno con mogli bionde. Si parte dopo il “Sì” finale dell’Inno di Mameli cantato a squarciagola. Tra i concorrenti anche l’atletico parroco cittadino.

 

La 6 ore di Curinga è una gara impegnativa, e bisogna valere per concluderla dignitosamente. Si svolge in un circuito cittadino a forma di otto allungato di 3,600 km. I primi 1600 m sono in salita, molto dura nella parte finale, che il toponimo locale riporta come “Salita del Calvario”; gli ultimi 2 km sono di velocissima discesa. Se si va di passo in salita e di corsa in discesa, il minimo sindacale, rappresentato dalla distanza maratona, è assicurato, e la gara potrebbe essere catalogata come facile. Se invece, non adeguatamente preparati, si vuole sfidare la salita del Calvario, si finisce per rimanere crocifissi. Quest’anno c’era tanto caldo e tanta umidità che i monti circostanti sembravano fumare. A rendere meno dura la fatica provvede l’entusiasmo della popolazione, la speaker molto brava perché non professionista, la vecchietta che sistematicamente da 10 anni lancia fiori sugli atleti al loro primo passaggio.

 

C’è il rischio di aumentare di peso durante i 360 minuti di gara. I ristori ufficiali sono due, ma poi ne compaiono altri quattro-cinque spontanei che soddisfano anche i palati più esigenti.

 

Non esiste al mondo nessuna competizione più controllata di questa. Non è il chip o gli annoiati giudici Fidal che bisogna temere. Sono gli attenti giudici-bambini, che in gruppi di quattro-cinque e dislocati nei quattro punti critici del percorso, alcuni gridano ad alta voce il tuo pettorale e altri ne prendono nota. E’ proprio difficile farla franca!

 

Appena scocca la mezzanotte, i fuochi d’artificio illuminano il cielo, il mare e con il loro crepitio segnano la fine della fatica. Con la medaglia al collo, tutti si precipitano nella vicina pizzeria che offre un bicchiere di birra.

 

Dopo la doccia rigenerante, si prende posto nelle file di tavoli allestiti nella piazza al cospetto della facciata barocca della chiesa matrice di Sant’Andrea Apostolo. In questo scenario coreografico, dall’una alle tre di notte, sotto il cielo stellato, le massaie curinghesi ci hanno preso per la gola con specialità fatte con le proprie mani. E intanto scorrevano le innumerevoli premiazioni (6 ore, maratona, mezzamaratona, staffetta, Campionato Italiano, categorie) che avevano per podio la scalinata della chiesa.

 

Questi i vincitori della 6 ore: 1° Velatta Stefano 73,077 km, 2° Maggiola Enrico 71,672 km, 3° Termite Massimo 65,737 km; 1^ Destefano Daniela 59,933 km, 2^ Zecchino Luisa 58,347 km, 3^ Delfine Erica Teresa 56,807 km.

 

Ero stanco quando, dopo una notte insonne, di primo mattino scendevo dalla collina di Curinga verso la Salerno-Reggio Calabria. E mi sono venute in mente le conclusioni di H. de Rilliet, venuto da queste parti nel 1852 dopo un lungo e faticoso viaggio: “Le fatiche sono spesso ampiamente ricompensate dalla vista del sole al tramonto che inonda le montagne e le vallate e inonda con i suoi rosseggianti dardi la vasta distesa di mare mentre lo Stomboli proietta la sua ombra sull’orizzonte infuocato”.

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