Facciamo i conti
Con il dovuto rispetto al “collega” Luigi, deceduto a Parma durante la maratona, e un pensiero alla sua famiglia, possiamo solo pensare che è mancato mentre faceva quello per cui si preparava con passione e che gli dava gioia e soddisfazione.
Riferendoci invece alla gara trail organizzata da Francesco “Checco” Misley e la sua banda di Mud & Snow, lasciatemi, per una volta, partire da crude valutazioni di carattere economico.
Ventuno diviso diciotto fa 0,85: dove 21 sono i km e 18 gli eurini richiesti per l’iscrizione; o siamo nel mondo del bengodi, o Checco non sa fare i conti, oppure la passione e la ricerca e il coinvolgimento di sponsor, istituzioni (leggi comuni, pro loco, strutture turistiche), e volontari permettono di offrire un prodotto di altissimo livello al costo di una delle tante “gare colorate” o gite cittadine di 8/10 km che in cambio di iscrizioni con costi a due cifre offrono ben poco.
L’unica variante non controllata dal team di Mud & Snow è quella climatica; ma, si sa, “audaces fortuna iuvat”, e domenica abbiamo avuto una delle più belle giornate di questo ottobre che sembra non voler lasciar spazio al vero autunno; nemmeno una nuvola in un cielo che più azzurro non si poteva, e una temperatura ideale per zampettare sui sentieri. Con tale combinazione climatica abbiamo veramente potuto ammirare panorami che non definirei con l’abusatissimo “mozzafiato” (a quello ci pensavano già le salite) ma che non capita spesso di poter ammirare in questa stagione.
La gara metteva alla prova i concorrenti, ben 171 uomini e 35 donne classificati, su una prima ripidissima salita al Monte Giovo che con i suoi quasi 2000 mt imponeva già un primo scalino di circa 500 mt. Dopodichè la lunga discesa sul sentiero di crinale passava il confine toscano e portava i concorrenti a percorrere un bellissimo tratto, che senza prendere né perdere eccessivamente quota, portava al 10° km inanellando tratti di sentiero monotraccia e carraie forestali: qui chi ne aveva poteva fare la differenza con velocità notevoli.
Giunti al terzo ristoro si riprendeva la salita per scollinare e rientrare in Emilia in località Passetto, che con i suoi 1900 mt di quota significava un dislivello positivo di circa 700 mt in meno di 4 km;, personalmente ho percorso questo tratto nel momento più caldo della giornata e ho superato almeno una decina di atleti in vari gradi di difficoltà, dovuta per più di qualcuno alla mancanza di acqua - stante la non obbligatorietà di nessun materiale - : il mio litro rimpinguato al 15° km era completamente finito quando sono arrivato al traguardo.
La successiva discesa in terra emiliana fino al lago Baccio e successivamente all’arrivo sulle rive del Lago Santo, pur non presentando problemi, richiedeva attenzione e ginocchia buone a causa del terreno sassoso e assai irregolare.
Veramente di rilievo il colpo d’occhio sul piccolo bacino del Baccio che, incastonato in un anfiteatro di cime da 2000 mt, ricordava fortemente paesaggi più alpini che appenninici.
All’arrivo non è mancata la zampata “cattiva” del buon Checco che, per non farci tagliare il traguardo in curva, ha pensato bene di inserire una breve variante che comprendeva un muro a fondo sabbioso di pochi metri, ma con pendenza da scala italiana,cioè quella dei vigili del fuoco. Mi ha consolato sapere dopo il traguardo che i crampi violenti alle cosce che mi avevano colpito su quel muro non avevano risparmiato nemmeno il primo classificato e tantissimi altri corridori.
Comunque grazie a tale variante l’arrivo avveniva in discesa permettendo a tutti di ben figurare nella foto al traguardo e mettere in mostra una freschezza ben lungi da quella realmente posseduta.
Tornando alla parte “ economica” è doveroso registrare che il pacco gara era assai ricco con maglietta, birra, marmellata, succo di frutta, borraccia e vari gadget; che il parcheggio era gratuito (costo normale 4€/giorno), che il pasta party “ottimo e abbondante” era compreso,anche per i non competitivi con iscrizione a 5 € e pacco gara; che i ristori mi hanno commosso per varietà e abbondanza, pensando a quanto si era trovato una settimana prima in quel di Parma (altra filosofia, comunque non disprezzabile - sia chiaro ). La torta di marmellata e noci del primo ristoro avrebbe meritato sosta ben più prolungata.
Non essendo nella condizione di elargire consigli a chicchessia, mi limito a una considerazione: se l’assenza di materiale obbligatorio determina forse uno stimolo per alcuni, la stessa induce forse altri a sottovalutare il fatto di trovarsi sempre di una gara che per i più sfiora le quattro ore, con due passaggi a 2000 mt: non succede quasi mai nulla di grave … quasi mai… ma un minimo di autosufficienza penso non guasti. Detto da uno che eliminerebbe il materiale obbligatorio da qualsiasi gara trail: in montagna devi saper badare a te stesso. Ma temo che i tempi non siano maturi e forse in Italia mai lo saranno.
Nota di cronaca: Daniele Pigoni con 2h 15’ 52” e Simona Rossi 3h 8’ 01” vincono rispettivamente la gara maschile e femminile.