La notizia era nell’aria da qualche settimana, e alle 18 di oggi manca ancora un comunicato ufficiale, mentre il sito Enternow continua ad offrire l’iscrizione (fino al 15 settembre sarebbero 40 euro per la maratona, 30 per i 30 km, 25 per la mezza); il telefono dell’organizzazione squilla a vuoto, nessuno risponde agli email. Ma possiamo dirvi con sicurezza che la trentesima edizione della maratona d’Italia, Maranello-Carpi (o, come si diceva da alcuni mesi, Carpi-Carpi, dal momento che non risultavano richiesti i permessi per l’utilizzo del percorso da Maranello), non si svolgerà.
La motivazione (che abbiamo raccolto da ambienti vicini all’organizzazione, la quale dal canto suo tace – almeno con noi ) rientrerebbe nella casistica che ha già provocato vari annullamenti di corse locali, specie nel territorio carpigiano: la famigerata circolare Gabrielli imporrebbe adempimenti troppo complicati e costosi, di fronte ai quali l’organizzazione avrebbe gettato la spugna.
Se questo è vero, non possiamo non credere che Ivano Barbolini di fronte a simili avversità avrebbe raddoppiato gli sforzi e tirato in ballo tutte le sue conoscenze, quelle che ad esempio valsero alla Maratona d’Italia l’assegnazione, più volte, della lotteria nazionale (grazie a cui il comune di Carpi ha per esempio sistemato l’impianto sportivo per l’atletica), o garantivano la diretta Rai o ‘inventarono’ l’abbinamento con la Ferrari o il centenario di Dorando Pietri; e alla fine l’avrebbe spuntata.
Ma sono altri tempi: la realtà degli ultimi anni parla di un declino inarrestabile della partecipazione e della qualità tecnica della gara, appena lenita da un moderato successo delle corse su distanze minori. Cose di cui, con tutta amicizia ma con altrettanta “tristezza”, avevamo scritto commentando l’edizione 2016 (vedi uno stralcio qui in basso): edizione ulteriormente disgraziata per la squalifica del vincitore, drogato recidivo eppure ammesso con leggerezza alla gara.
Ora, gli iscritti possono ragionevolmente aspettarsi il rimborso delle quote (come avvenne già nel 2014 quando venne annullata la Gran Fondo ciclistica concomitante alla maratona) e – ci si augura per chi sarebbe venuto da lontano – il rimborso delle prenotazioni alberghiere.
Se questo è un addio, come i più temono, o un arrivederci, lo diranno gli sviluppi futuri.
9 ottobre 2016
A Carpi con tristezza
Fa male vedere il declino inarrestabile, direi immedicabile, di una maratona gloriosa come quella “d’Italia”.
Ad onta dei comunicati ufficiali, che indicando alla vigilia 1700 iscritti annunciavano un presunto “sold out”, gli arrivati sono stati in tutto 1457, di cui solo 414 nella maratona. L’emorragia è spaventosa: 530 furono gli arrivati nel 2015, si tratta di oltre un 20% in meno, su una cifra già modesta che assegnava a Carpi il 23° posto tra le maratone italiane, dietro persino a un paesone come Russi (che poi, quest’anno ha totalizzato 650 arrivati). Quanto al “sold out”, non so bene quanto fosse il numero massimo di atleti ammessi: so di sicuro che la prima volta che corremmo su questo itinerario con partenza da Maranello (10 ottobre 1999), arrivammo in 1862.
Colpa della Fidal che quest’anno ha preteso l’ammissione dei soli propri tesserati o con Runcard? Forse, sebbene una voce raccolta al traguardo mi diceva di un centinaio di tesserati per soli Eps ammessi ugualmente.
Colpa del fatto che non c’è più la tv? Indirettamente, forse, sì: nel senso che ai tempi d’oro, il benemerito Ivano Barbolini si preoccupava come prima cosa della copertura tv con la diretta Rai (pazienza che la vedessero in quattro gatti), e vai con Bragagna, Monetti, Pizzolato, la Fogli e tanti altri alla greppia; come seconda cosa, di ingaggiare qualche straniero di serie A-2 (campionissimi –issimi se ne sono visti pochi, in 29 anni, e i tempi modesti, malgrado il percorso in discesa, lo dimostrano). Se poi gli amatori volevano venire, si accomodassero a pagare prezzi tra i più alti della categoria, senza sconti né omaggi, si accontentassero di pacchi gara talora al limite dell’offensivo, e di servizi ridotti al minimo (tranne, come ho sempre scritto, la chiusura assoluta al traffico, che Carpi fu tra le prime in Italia a istituire).
E ciò che rimane del budget temo che non sia stato speso in maniera ottimale: la pubblicità, ad esempio, è stata fatta su riviste cartacee, ignorando del tutto i siti online che oggi sono i più letti dai podisti con voglia di cimentarsi sul serio. Siti online che per anni sono stati tenuti a bada o diffidati, per esempio, dal pubblicare le foto prese in gara, perché l’esclusiva era stata ceduta a una ditta sola, ovviamente a pagamento. Anche questo, retaggio di un’epoca passata, quando il fotografo mandava i provini a casa del podista, il quale acquistava le foto a cifre salatissime, del tutto fuori mercato oggi nell’epoca della foto digitale.