SERVIZIO FOTOGRAFICO - CLASSIFICA GENERALE
Muoiono come foglie autunnali le camminate dell’area modenese-reggiana, specialmente quelle legate a sagre di piccole parrocchie, o ad organizzatori ‘storici’ che non hanno più la forza di portarle avanti. Che sia una scusa, la storia dei difficili adempimenti legati alla circolare Gabrielli, o che sia un fatto reale (cioè semplicemente una resa davanti ai terroristi islamici: avete vinto voi, pure noi podisti ce ne restiamo chiusi in casa), sta di fatto che prima di muoversi per una gara è bene controllare gli avvisi online.
Con piacere dunque siamo potuti tornare a Cavriago, patria di Orietta Galimberti (meglio conosciuta come Berti) che ha appena vinto una causa contro il fisco vorace, ma confessa di aver paura degli scippatori quando fa la spesa da sola, nella vicina Montecchio, e di uscire munita di spray al peperoncino; cittadina, Caviago, dove si trova forse l’unico busto di Lenin esposto in Italia, dono della gloriosa Unione delle Repubbliche Sovietiche nel 1970, quando ancora sembrava inevitabile l’ascesa del sole dell’avvenire: ancora oggi a gennaio i “compagni” superstiti, in colbacco d’ordinanza, si ritrovano in piazza Lenin a celebrare l’anniversario della morte di Vladimir Iliyc Uljanov.
Località sede pure di un “Gir di pòs” (pozzi) che un tempo era una maratonina anche un pelino abbondante (ora però ridotta a 10 km: in programma domenica prossima 1 ottobre la 35° edizione); e dove persiste, dopo 36 anni, questa che tradizionalmente diviene l’ultima camminata notturna infrasettimanale in zona, organizzata nell’ambito della sagra di San Nicolò (santuario cinquecentesco alla periferia nord dell’abitato).
Camminata in circuito (tre giri più volte modificati e che nel corso degli anni hanno determinato distanze tra i 7 e i 9 km: adesso i Gps dichiarano 8), che si tinge anche di competitivo, ma è da sempre meta di famiglie, di bambini che vivono il loro momento di gloria (foto 3 e seguenti) in anteprima all’evento principale fissato allo strano orario delle 20,40, e nel quale prendono il via, alle spalle dei (semi)professionisti, anche gli amatori dalla sola velleità di misurarsi con sé stessi o di dare la rivincita agli amici di sempre, Giaroli contro Cuoghi o la Cecilia contro la Brunetta e così via; mentre Christian Mainini, nella doppia veste di eminenza della Fidal e dell’Uisp (foto 2), controlla passaggi ed arrivi, puntualmente commentati da Roberto Brighenti, tra le voluttuose zaffate di gnocco fritto e le offerte di scarpe a prezzi di saldo dalla gloria podistica locale Pietro Boniburini.
Lasciamo i nomi dei vincitori alla sezione apposita delle classifiche; chi scrive, correndo poco sopra i 5’/km, può andare orgoglioso soltanto di essere stato doppiato appena dai primi quattro maschi, che dunque hanno percorso 8 km nel tempo in cui io ne ho fatti 5,400; ma di non essere stato raggiunta dalla collega (di professione, non di stile atletico) Isabella Morlini, che al termine mi ha però consigliato di non eccedere col gnocco (ma quel prosciutto da farcire era troppo invitante per rinunciarci).
In compenso ho battuto Cuoghi (foto 43), Giaroli e Loriano Baldini, non parente di Stefano ma tutt’al più fratello di Morena (foto 42), la cui chioma bionda sciolta ha suscitato i commenti positivi del motociclista che fungeva da battistrada. Bello il tracciato (in 9 partecipazioni, questo non l’avevo mai fatto), per oltre metà ricavato all’interno di un parco/cittadella sportiva, con laghetti, ponticelli, curve secche e parecchio sterrato; puntuali le frecce, più qualche sbandieratore, che indicavano i cambi di direzione.
Non poteva mancare Nerino a riprenderci, né Giangi a rompere i cabbasisi (se mentre vi state spillando il pettorale, a un minuto dalla partenza, arriva uno che beffardamente vi dice “ah, sei in ritardo eh?”, voi cosa gli direste?). Di lusso il premio per tutti, di fronte a un esborso di 2 euro per l’iscrizione: una monumentale crostata da mezzo chilo (oltre alle crostatine facenti parte del ristoro finale). Poi, per cinque euro potevate accedere a un piatto del citato prosciutto, cui potevate aggiungere pezzi di gnocco fritto (ovvero crescenta) a mezzo euro ciascuno, senza nessuna attesa, e tutto in beneficio della parrocchia. Per salvarvi il corpo e l’anima.