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Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di Emanuele Tornaboni, da me inserito tra i possibili furbetti italiani all'ultima New York City Marathon.
A lui vanno le mie scuse anche se, ce lo conferma lui stesso, la sua presenza in classifica era anomala, a questo noi ci siamo attenuti.
Stefano Morselli
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Ancora a New York, all'indomani della Maratona, ho appreso di essere stato oggetto di “interesse” perché, spulciando i risultati, qualche lettore (Ndr.: il sottoscritto Stefano Morselli) ha notato che, nel dettaglio della mia gara, risultavano mancanti alcuni passaggi.
Dalla lettura del risultato e senza alcuna informazione più dettagliata, cominciava un dibattito sul blog che esprimevano giudizi.
Mi preme precisare che io sono andato a New York essenzialmente per accompagnare i runner del "Due Ponti" che stavano preparando questa importante prova. Tutti i miei conoscenti, tuttavia, sapevano bene quali fossero le mie intenzioni: ho acquistato il pettorale per avere il piacere di partecipare e condividere l'emozione della partenza soprattutto con alcuni componenti della squadra che per la prima volta correvano una maratona, ma, non avendo preparato la gara ed essendo fuori forma, avevo previsto di uscire a Brooklyn. E così è andata: trasferimento a Staten Island con gli amici, attesa al freddo, immissione nel corral per vivere il momento della partenza con l'inno americano e cominciare a correre sulle note di “New York, New York”. Al 10° Km ho lasciato il mio amico, ho percorso altri tre chilometri un po’ correndo, un po’ camminando per raggiungere gli accompagnatori che aspettavano il passaggio degli amici e ho abbandonato definitivamente la gara. Ho cambiato la maglietta sudata appoggiandola su una transenna, purtroppo dimenticandola. Che cosa sia successo con il pettorale non lo so; posso solo immaginare che qualcuno lo abbia preso, ma a quale scopo? (Ndr.: probabilmente per ritirare una medaglia in più facendo entrare qualcuno sulla retta d'arrivo con quello scopo).
Nella mia vita ho corso 12 maratone con tempi sicuramente migliori di quello per cui, quest'anno a New York, avrei tagliato. Sono un uomo di sport che, dopo l'esperienza giovanile di sport agonistico, è diventato imprenditore di sport, gestendo un circolo che ha varie squadre che lo rappresentano in tutte le competizioni, da quelle regionali a quelle mondiali (come appunto maratone e mezze maratone). Sono il primo a sostenere la necessità di correttezza e fair play. Penso che chiunque sia dotato di buon senso, cui aggiungo una conoscenza dell'ambiente sportivo grazie a un'esperienza più che ventennale, non possa pensare di fare un atto così antisportivo e “passarla liscia” su un palcoscenico come è la Maratona di New York. Ho peccato di leggerezza nell'abbandonare maglia con pettorale attaccato, ma, visto il clima freddo e le condizioni di fatica in cui mi trovavo, non ho certo riflettuto su eventuali conseguenze.
Al ritorno in Italia, ho inviato una mail alla NY Road Runner per comunicare che io avevo abbandonato la gara anche se verifico di essere ancora inserito tra i finisher.
Purtroppo, ho verificato che l'episodio ha avuto una risonanza fuori dal normale e ritengo doveroso inviare queste mie precisazioni.
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